Bryant aveva 41 anni: nato a Philadelphia nel 1978, era figlio dell’ex giocatore dell’NBA Joe “Jellybean” Bryant. Crebbe, sportivamente parlando, in Italia dove imparò i fondamentali europei, ma passò l’intera carriera NBA nei Los Angeles Lakers, con cui conquistò cinque titoli in ben 20 anni. Partecipò, con la nazionale americana, ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 e Londra 2012, vincendo in entrambe i casi la medaglia d’oro.
Secondo la causa per morte ingiusta depositata da Vanessa Bryant, la tragedia è stata motivata dalla negligenza del pilota e della compagnia che si occupava della gestione del mezzo ed ha quindi citato in giudizio tanto la Island Express Helicopters quanto i sopravvissuti del pilota Ara George Zobayan, morto anch’egli nell’incidente.
Vanessa Bryant sostiene che la fitta nebbia e le nubi basse avevano obbligato tanto le forze dell’ordine quanto le compagnie turistiche a tenere a terra i propri elicotteri, ma il pilota del mezzo su cui si trovava Kobe aveva richiesto un’autorizzazione speciale per continuare a volare. In aggiunta a ciò, la FAA (Federal Aviation Administration) aveva già notificato alla Island Express il divieto di permettere ai propri piloti di operare in tali condizioni meteo e che Zobayan era già stato citato dall’agenzia per aver violato queste regole.
Secondo l’accusa depositata, la Helicopter Express è responsabile della guida “negligente e sconsiderata” di Zobayan, sapeva o avrebbe dovuto sapere della precedente citazione a suo carico fatta da parte della FAA ed è inoltre rea di non avere un’adeguata politica in materia di sicurezza e relativa cancellazione di voli in condizioni metereologiche non sicure.
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