Alla luce della morte di George Floyd e delle manifestazioni che stanno scuotendo gli Stati Uniti in questi giorni, il regista James Mangold ha evocato il suo film Cop Land in un thread su Twitter.

Uscito nel 1997, il thriller con protagonisti Sylvester Stallone, Robert De Niro, Havery Keitel e Ray Liotta è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico, incassando 45 milioni di dollari negli Stati Uniti. La storia è ambientata a Garrison, cittadina del New Jersey dove vivono diversi poliziotti del dipartimento di New York, molti dei quali corrotti e legati a traffici con la mafia locale. Mangold, però, su Twitter ha riflettuto su un aspetto non marginale del film, e cioè gli aspetti negativi dell’affidare la gestione della sicurezza di una città come New York a poliziotti pendolari:

Penso a quando ho girato Cop Land, 25 anni fa. La mia sceneggiatura era incentrata su una cittadina di periferia abitata da poliziotti pendolari, era basata sul fatto che ormai molti membri del dipartimento di polizia di New York non vivono più in città. Un concetto sul quale i Weinstein (i miei produttori, molto legati al dipartimento di polizia di New York) si opponevano. Dicevano che era impossibile, perché c’è un regolamento che impone ai membri del NYPD di abitare nel luogo che proteggono. Il problema è che sapevo che molti poliziotti avevano aggirato la cosa, visto che sono cresciuto in una cittadina bianca di periferia abitata nella quasi totalità da agenti di primo intervento che lavoravano in città. Molti poliziotti avevano mantenuto la residenza in città (in appartamenti, oppure a casa dei genitori), dove ricevevano la posta, gli assegni eccetera, e poi avevano “case di vacanza” nei sobborghi di periferia, dove in realtà vivevano. La Miramax mi costrinse ad aggiungere la voce narrante di De Niro, in apertura, che dava una spiegazione diversa al mio film. Accettai questa cosa perché era il mio primo film e perché il cambiamento non modificava il concetto più ampio che volevo trasmettere, e cioè quello di forze di polizia urbane che si trasformavano in organizzazioni criminali. Ora, però, questa cosa mi fa riflettere sul motivo per cui volevano che non facessi luce su quella cosa.

Quando i poliziotti non vivono nel luogo che devono proteggere, sanno che non stanno proteggendo la loro comunità. Ecco quindi che i cittadini vengono svalutati. In effetti, molti poliziotti pendolari si preoccupano soprattutto di “contenere i problemi” nella città, in modo che non trapelino verso i sobborghi dove vivono loro. Questo produce molto disagio.

Non è facile essere un bravo poliziotto. E dio sa quanto abbiamo bisogno di bravi poliziotti. Quindi è facile convincere qualcuno ad abbandonare / togliere importanza alle regole sulla residenza. Si dirà: “Perché un bravo poliziotto non dovrebbe poter vivere dove vuole?” Beh, perché i poliziotti pendolari hanno un atteggiamento diverso. I poliziotti pendolari sono soldati che lavorano dalle 9 alle 17 in un territorio che non è il loro. Non hanno interesse a capire il luogo che controllano, anzi, hanno tutto l’interesse a “contenerlo”. Questo produce un razzismo sistemico molto nocivo.

Secondo Mangold, quindi, i sindacati e le associazioni di polizia si oppongono a leggi che favoriscano la creazione di corpi di polizia che meglio rappresentino le comunità che devono proteggere:

La principale opposizione a leggi come queste viene dai sindacati di polizia e dalle associazioni. Molti danno soldi a queste organizzazioni per farsi aiutare su questo fronte. Alla fine certi sindacati sono delle lobby come tante altre.

Infine Mangold parla delle pressioni subite dai Weinstein:

Ero sotto pressione, in generale, perché volevano che il film fosse più corto e con un ritmo diverso. Alla fine ci accettarono al concorso di Cannes, ma non potemmo andare perché i Weinstein volevano che i punteggi delle anteprime fossero più favorevoli.

Questo il trailer di Cop Land:

 

 

 

 

 

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