La regista ha spiegato di aver iniziato a perdere interesse nel processo creativo dopo aver realizzato produzioni serrate come i sequel di Matrix, Cloud Atlas e la serie Sense8:
Ho iniziato a lavorare quando il cinema era al suo apice. Prima che i dirigenti e i responsabili del marketing trovassero un modo per trasformarlo in un inferno. Alla fine, tutte queste persone e queste istituzioni finirono nelle stesse stanze con il regista, e in particolare dietro la macchina da scrivere, la macchina da presa, l’Avid per il montaggio. La cosa mi ha resa molto nervosa. Sono arrivata a un punto di rottura, e quindi ho deciso di lasciare.
Sei anni fa, nel mezzo di Sense8, Lilly lasciò Hollywood per concentrarsi sul suo benessere e la sua felicità, frequentando la School of the Art Institute of Chicago, sperimentando con la commedia stand-up e dedicandosi alla sua transizione, frutto di un processo iniziato ai tempi di Matrix:
Matrix è nato dalla rabbia, dalla furia verso il capitalismo e la struttura corporativista, e ogni forma di oppressione… E la furia irrequieta dentro me era relativa alla mia stessa oppressione: mi stavo forzando a rimanere repressa.
Proprio Work in Progress, che scrive e produce, è il risultato di questo viaggio:
Ho sempre realizzato film e serie che desideravo vedere, ma ora sono una fiera donna trans, e non c’è spazio per i fraintendimenti su ciò di cui parla la nostra serie. Questa cosa mi dà grande soddisfazione, posso muovermi nel mio mondo. Intendo portare sullo schermo più persone queer e trans, per mostrare ciò che siamo capaci di fare e che straordinari artisti siamo.
Work in Progress è andato in onda su Showtime ed è stato rinnovato per una seconda stagione, nel cast Abby McEnany, Karin Anglin, Celeste Pechous, Julia Sweeney e Theo Germaine.
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