Qualche giorno fa vi abbiamo parlato del perché James Gunn reputi Dave Bautista un grande attore. Nel caso vi fosse sfuggito il nostro articolo, riportiamo qui le sue parole:

Perché Dave Bautista prende il lavoro seriamente. Punta alle vere emozioni più che a dare mostra di sé. La differenza tra Dave e molti attori wrestler è che quando guardi nei suoi occhi ti rendi conto che è nel posto in cui dovrebbe essere e che non sta pensando alla prossima cosa da fare.

Uno degli aspetti con cui devo fare i conti con molti attori che hanno preso parte ad altre forme d’arte (il wrestling o la commedia) è obbligarli a SMETTERE DI FARE I GIOCOLIERI e a ESSERE SOLAMENTE sé stessi. Non è più un vostro compito intrattenerci, il vostro lavoro è semplicemente sentire qualcosa davanti a voi e trattarlo con onestà.

Non ho mai dovuto insegnarlo a Dave Bautista. La sua natura lo ha sempre fatto spiccare sugli altri sin dal primo momento che ci siamo incontrati. È stata solo questione di creare uno spazio in cui potesse esporsi davanti a noi.

Odio la falsità negli occhi degli attori. Ci sono molte stelle del cinema che mi rovinano un film perché vedo la bugia nei loro occhi. Preferisco lavorare con Dave Bautista, Michael Rooker, David Dastmalchian, Daniela Melchior, Viola Davis, Sean Gunn, Pom Klementieff, Joaquin Cosio e tanti altri che hanno l’essere “presenti” come legge: sono attori che hanno smesso di cercare e hanno cominciato a essere.

Il regista ha fatto seguito alle sue considerazioni aggiungendo alcune sue considerazioni sulla regia in generale:

Io sono insolitamente fissato sugli attori. Molti di registi di film ad alto budget non prestano molta attenzione agli attori perché diventano schiavi della macchina da presa invece che co-narratori (cosa che non va a beneficio del pubblico).

[…]

Adoro girare inquadrature complesse, ma per me, come nel caso delle interpretazioni, tutte le sequenze dovrebbero essere utili innanzitutto e soprattutto per raccontare una storia, senza mai distogliere l’attenzione da quello che vuoi raccontare. Preferirei commuovere il mio pubblico piuttosto che fargli pensare: “Questa figata come l’hanno fatta?”.

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