Nuovo appuntamento con gli incontri con gli autori sul nostro canale Twitch: dopo Pietro Castellitto, oggi pomeriggio alle ore 15 sarà il turno di Luca Guadagnino.

Il regista di film come Io sono l’amore, A Bigger Splash, Chiamami col tuo nome e Suspiria parlerà insieme a Francesco Alò di We Are Who We Are, la serie Originale Sky prodotta insieme a HBO di cui venerdì sono andate in onda le ultime due puntate, e che ora è interamente disponibile On Demand e su Now TV. Ma si toccheranno ovviamente anche altri argomenti, incluso eventualmente il suo lavoro sul remake di Scarface, annunciato ormai qualche mese fa. Guadagnino risponderà anche alle domande dei lettori, che potrete fare attraverso la piattaforma – a questo proposito…

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Abbiamo intervistato Guadagnino qualche giorno fa riguardo la serie, e con lui siamo entrati nel dettaglio delle sue scelte registiche:

Diresti che We Are Who We Are racconti in definitiva di come la legge del corpo domini le nostre vite?

“È giusto e sensato rispetto a quel che penso. Credo che i copri contino e il prisma attraverso il quale posso interpretare la realtà, ovvero il cinema, per me passa dai corpi”.

Sei il tipo di regista che ama guardare anche chi fa un cinema opposto al tuo?

“Io amo il cinema in modo talmente viscerale e profonda e spaziale che l’idea che mi possa piacere solo quel che mi somiglia la ritengo miserabile. Mi fa subito pensare ad un tinello e all’odore dei cavoli.
Spesso vedo film in cui noto la magnificenza di idee che mi sembrano così sofisticate che io non avrei mai potute pensarle. È qualcosa che mi frustra e mi rende felice. Ad esempio quando vidi Philadelphia rimasi sgomento, perché non riuscivo a capire. Pur essendo investito da quel film non sistematizzavo il suo sistema di idee che mi pareva troppo sofisticato. Ma è lo stesso con Cronenberg e certi film di João Pedro Rodrigues o di Chantal Akerman: mi suscitano un sistema di meraviglie e di idee elusive.
Di contro invece ho fatto l’errore di vedere un mio vecchio film pensando di poterlo guardare con un distacco ma non è così. Quando fai un film lo vedi così tante volte che lo introietti. È la maledizione dei registi, essere ricondotti sempre al processo per cui hanno fatto qualcosa e non godere del proprio lavoro”.

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Leggi la recensione della prima stagione di We Are Who We Are.

 

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