Continuiamo il nostro viaggio dedicato ai protagonisti di The Avengers, grazie agli approfondimenti rilasciati dalla stessa Disney.

Dopo Iron Man, Thor, Vedova Nera e Nick Fury, oggi tocca a Captain America, interpretato sul grande schermo da Chris Evans.

Iniziamo dal Character Banner italiano: cliccate sulla miniatura per vederlo in alta risoluzione.

 

 

Ecco invece lo speciale dedicato al supereroe. Cliccate sulla foto per scorrere l'intera fotonotizia!

 

 

Infine, un approfondimento "storico"…

TUTTO SUI VENDICATORI: CAPTAIN AMERICA IERI & OGGI

di Chris Arrant

Non sarà tecnologicamente sofisticato come  Iron Man né potente come Thor, ma Captain America possiede qualità uniche che lo rendono l’icona patriottica dell’universo Marvel, nonché il leader indiscusso dei Vendicatori.

Creato dai fumettisti Joe Simon e Jack Kirby, nel periodo di crescente tensione generato dall’entrata in guerra degli Stati Uniti, Captain America ha inaugurato un nuovo tipo di supereroe: un soldato che difende il suo Paese, dotato di tali e tante capacità da sfiorare l’umana perfezione. Inizialmente Captain America era la forza trainante che gli Alleati contrapponevano alle Potenze dell’Asse della Seconda Guerra Mondiale; negli anni successivi è diventato il fulcro dei cosiddetti ‘Vendicatori’ la squadra composta dai supereroi della Marvel  …niente male per un ragazzo di nome Steve Rogers, nato durante la Depressione nella Lower East Side di Manhattan.
 

“E’ lui il collante del gruppo”, spiega l’artista Steve Epting, disegnatore sia di Vendicatori che di Captain America. “I Vendicatori sono un’élite di supereroi e “Cap” ne è l’esponente più esemplificativo”.

Nonostante sia entrato a far parte della squadra non prima della quarta edizione di Vendicatori, nel 1964, Captain America si è presto affermato come il prototipo della squadra, ed è considerato parte integrante della cosiddetta ‘triade’ costituita da Iron Man e Thor, che detiene la leadership del gruppo.

“I primissimi Vendicatori erano piuttosto eterogenei”, spiega Tom Brevoort, che presso la Marvel svolge il ruolo di Vice Presidente della Divisione Editoriale nonché Editore Esecutivo. “Infatti abbiamo costruito un’intera serie su questa loro eterogeneità, dal titolo VENDICATORI: GLI EROI PIÙ POTENTI DELLA TERRA, realizzata anni fa da Joe Casey e Scott Kolins. Anche se non sembra ci sia molto in comune fra un dio asgardiano, un mostro scatenato e un geniale uomo d’affari, Captain America è riuscito ad amalgamare la squadra, diventando un punto di riferimento intorno al quale gli altri personaggi potevano esprimere le loro capacità. E ovviamente quando Stan Lee, nel tentativo di semplificare l’universo Marvel, eliminando [dai Vendicatori] tutte le pubblicazioni dedicate ai singoli personaggi, Captain America è rimasto. A quel punto è diventato un po’ il simbolo della squadra, e ha formato nuove reclute quali Occhio di Falco, Quicksilver e Scarlet, trasformandoli nei Vendicatori. Ha saputo sempre tener viva la fiamma”.

Lo scrittore storico di CAPTAIN AMERICA, Mark Waid, spiega la presenza di questo super soldato fra i Vendicatori da un diverso punto di vista, sottolineando l’importanza della sua personalità all’interno del gruppo.

“Quando Captain America si è unito ai Vendicatori, era l’unico a non avere ancora una serie o un libro dedicati;  all’epoca infatti compariva solo in Vendicatori, quindi in un certo senso si identifica con questa serie”, spiega Waid. “Portando le sue abilità in un gruppo in cui i leader si alternavano, il cui spirito collaborativo era pari alla loro vena polemica, Cap si è presto affermato come il capo ideale dei Vendicatori”.

Così come è stato raccontato sia dai fumetti che dal recente film in cui è protagonista, Captain America da soldato è diventato leader, e fra i Vendicatori si è distinto al punto tale da diventare il termine di paragone delle altre squadre di supereroi persino all’esterno della cosiddetta ‘Casa delle Idee’ (Marvel).

“Cap è il leader per antonomasia, una fonte di ispirazione sia per gli altri personaggi che per il cast creativo dei fumetti”, afferma Brevoort. “Penso che dipenda dal fatto che nonostante non abbia superpoteri, è in grado di tenere testa a chiunque, senza mai indietreggiare, con un atteggiamento degno di rispetto. Combatte in prima linea, è sempre al centro dell’azione, non dà ordini dietro le quinte. E nonostante tutti i suoi conflitti interiori, quando Cap entra in azione, non ha dubbi. Si lancia istintivamente nella missione da svolgere, forte del proprio codice etico. E’ un duro che si adopera per il bene comune.”

I fumetti hanno mostrato una varietà di leader di supereroi, dall’incombente Professor X delle prime pubblicazioni di UNCANNY X-MEN, alla leadership di Iron Man durante l’assenza di Captain America qualche anno prima: tuttavia “Cap” ha uno stile unico che gli consente di unire e motivare chiunque.
 
“Captain America ama guidare le truppe, verso il nemico, sfidando qualsiasi paura”, spiega Steve Englehart, che negli anni ’70 ha ridefinito il personaggio rendendolo più adatto alla moderna generazione. “Captain America ha una personalità che non esita di fronte ad un compito da svolgere. E’ un leader nato  mentre altri personaggi come Iron Man o Thor, pur essendo valorosi, non possiedono l’innata attitudine al comando di Steve Rogers”.

Captain America è apprezzato per la sua affidabilità ed esperienza. Creato nel 1941, è uno degli eroi più ‘anziani’ della Marvel, essendo nato quasi vent’anni prima degli altri Vendicatori. Esponente di ciò che il giornalista televisivo Tom Brokaw definisce ‘la più grande generazione d’America’,  è riuscito a restare al passo coi tempi, senza essere considerato antiquanto per via della sua longevità. Ma c’è un motivo per questo.
 

“Stan Lee era riuscito a prevenire questo problema, definendo Cap come un uomo che non appartiene al proprio tempo”, dice Brevoort, alludendo al fatto che Captain America resta ibernato per decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale. “Perciò, sin dall’inizio dell’era Marvel, abbiamo visto Cap destreggiarsi fra le stravaganze del mondo moderno, e questo lo rende un individuo con cui è possibile identificarsi al di là della sua fama leggendaria. Cap ha continuato ad adattarsi ai tempi che cambiano. La sua essenza è sempre la stessa ma ora non agisce nello stesso modo in cui faceva dieci o vent’anni fa. Cap non rappresenta un determinato momento del suo Paese, bensì la promessa e la potenzialità americane, una versione migliore e idealizzata dell’America. E’ come quella vecchia battuta di Cap scritta da Frank Miller in DAREDEVIL: BORN AGAIN: ‘Non sono fedele a niente, Generale, se non al  sogno”.

La solida convinzione nei confronti del suo Paese è ben illustrata nel blockbuster del 2011 “Captain America: il primo vendicatore”, l’ultimo capitolo di una serie di film della  Marvel che culmineranno prossimamente con “The Avengers”.

“Il suo ritratto in ‘Captain America: il primo vendicatore’ era molto preciso”, dichiara Waid. “Lo mostrava un po’ meno navigato rispetto ai fumetti e questo è un bene. Generalmente lo identifichiamo in un anziano statista per via della sua lunga presenza nel mondo, mentre la sua versione cinematografica si ispira ai suoi esordi. Nel film non è un leader consolidato, è ancora più soldato che generale”.

Considerata la sua longevità nel mondo dei fumetti, i filmmaker di “Captain America: il primo vendicatore” dispongono di molto materiale per i film successivi. Sia come membro di una squadra, sia come eroe solitario, Captain America vanta una serie di storie classiche che spaziano nel tempo, arrivando ai giorni nostri. Mark Waid ha scritto oltre cinquanta pubblicazioni del personaggio, dal 1995 ad oggi, e quando gli è stato chiesto quali sono i momenti migliori di Captain America, torna alle origini.

“A parte le storiche pubblicazioni di Joe Simon e Jack Kirby che hanno generato la prima serie del 1941, il materiale che mi ha influenzato  maggiormente, come lettore, è stato quello di Steve Englehart”, rivela Waid. “Englehart è riuscito a collocare il personaggio in un contesto unico, tipicamente americano. Le sue vicende ruotavano intorno all’odierno contesto socio-politico. Prima di Englehart, generalmente le storie di Captain America potevano essere interpretate da qualsiasi personaggio, mentre Steve è stato il primo a rendere l’unicità di Cap, enfatizzando l’incarnazione del sogno americano e lo spirito del suo Paese”.

L’editore Tom Brevoort è stato al timone di Captain America per anni, sfruttando la sua vasta conoscenza del passato del personaggio per suggerire la strada da seguire. Grazie alla sua profonda comprensione di Cap, Brevoort ha un approccio cinematografico che identifica tutti i momenti clou di ogni decade vissuta da questo eroe.

“Cap si è adattato ad ogni decennio in cui è stato pubblicato”, spiega Brevoort. “Quindi, sia quando incarna il leader a caccia di nazisti degli anni ’40, o l’uomo fuori dal tempo degli anni ’60, oppure il capitano in cerca di se stesso degli anni ‘70, fino al riflessivo eroe dell’11 settembre all’inizio del nuovo millennio, il suo personaggio rivela un lato importante di sé”.

Per quanto riguarda il futuro di Captain America nei fumetti, la prospettiva non si limita ad una serie dedicata esclusivamente a lui, ma anche ad un libro sul gruppo e alla sua presenza assicurata nella squadra dei Vendicatori le cui avventure escono settimanalmente. Rispetto alle previsioni di Captain America nel 2012, Brevoort ha promesso un suo ritorno alle origini.

“Captain America ha ancora molto da dare come eroe d’azione”, rivela Brevoort. “Ultimamente Steve ha incarnato maggiormente il ruolo di un Generale, dopo il suo ritorno dal regno dei morti, seguendo in qualche modo la scia di Norman Osborn. Nei mesi a venire vedremo Cap tuffarsi nella mischia, di nuovo in prima linea, con un ruolo fisicamente molto attivo in cui si darà da fare per risolvere le varie emergenze, facendosi valere nelle sue missioni”

Sia  nei fumetti, che al cinema, che sul piccolo schermo, Captain America continua a rappresentare un supereroe a difesa della libertà, non solo in America, ma nel mondo intero e oltre.
 

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