Che gli incassi siano tornati a crescere nel 2022, a due anni dall’inizio della pandemia, è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo però non sono cresciuti abbastanza da impedire a Cineworld, la seconda catena cinematografica più grande del mondo, di dichiarare fallimento.

I primi segnali d’allarme erano arrivati qualche giorno fa, quando il CEO del gigante proprietario tra gli altri di Regal Cinemas, aveva ammesso incassi molto inferiori alle attese per quanto riguarda lo scorso trimestre, chiedendo un nuovo sforzo agli azionisti e spiegando di essere in “discussioni attive con vari interlocutori valutando diverse opzioni strategiche per ottenere liquidità aggiuntiva e potenzialmente ristrutturare il proprio bilancio”. Il motivo è presto detto: “Un calendario di uscite cinematografiche ridotto, che dovrebbe continuare fino a novembre 2022 e avrà un impatto negativo sui mercati e sulla posizione in termini di liquidità in tempi brevi”.

Oggi il Wall Street Journal annuncia che la società si appellerà alla protezione del Chapter 11 per fallimento negli Stati Uniti e verosimilmente chiederà simili protezioni anche nel Regno Unito. Cineworld avrebbe assunto gli avvocati di Kirkland & Ellis LLP e consulenti di AlixPartners per seguire il processo di bancarotta. All’uscita della notizia sul WSJ, il titolo è crollato in borsa di oltre il 50%.

Alla fine del 2021 Cineworld aveva accumulato 5 miliardi di dollari in debiti, a luglio dell’anno scorso si era assicurata circa 200 milioni di dollari in prestiti. La catena è attiva in dieci paesi e opera 751 cinema.

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