In soli quindici anni, i Marvel Studios sono riusciti a sfornare trenta film (fino a Black Panther: Wakanda Forever), nessuno dei quali si è mai rivelato un flop. Una storia di successo, persino durante la pandemia (che ha visto l’espansione dell’Universo Marvel nella serialità televisiva), anche grazie a una linea editoriale ben precisa, suddivisa in fasi, la quarta delle quali si è appena conclusa.

Come nasce un film dei Marvel Studios?

Il produttore Nate Moore ha partecipato al podcast The Town di Matthew Belloni, e in qualità di responsabile dello sviluppo e della produzione esecutiva dei Marvel Studios ha raccontato il processo attraverso il quale vengono realizzati i film, a partire da una riunione “non troppo segreta” che si svolge a Palm Springs ogni due anni, nella quale i dirigenti dello studio compiono un grande brainstorming decidendo su quali personaggi e storie puntare. È durante questi raduni che vengono spostati alcuni importanti titoli della saga e vengono definite storyline come quella sulle Gemme dell’Infinito o Secret Wars. Spiega Moore:

Queste decisioni vengono prese in un paio di modi diversi. C’è questo raduno ogni uno o due anni, andiamo a Palm Springs e parliamo di personaggi e storie interessanti che vorremmo raccontare, o “Hey, se potessimo fare tutto quello che vogliamo, cosa dovremmo fare? Cosa sarebbe? Quali personaggi adoriamo e non abbiamo ancora utilizzato?”

Nel corso di quella settimana, solitamente finiamo per definire un paio di blockbuster che poi magari vengono spostati, ma attorno ai quali costruiamo il resto. Lì nascono idee come il multiverso… costruire la Fase 3 intorno al Guanto dell’Infinito, e sono tutte cose che nascono da discussioni tra persone appassionate del materiale originale. Abbiamo più di cinquant’anni di materiale da cui trarre ispirazione, non è che manchino le idee, anzi. Casomai, ci sono veramente troppe idee, e serve qualcuno di veramente appassionato per arrivare a puntare su una certa idea e renderla solida.

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Le figure fondamentali sono i produttori, non gli sceneggiatori

Un aspetto interessante del processo di sviluppo di un film Marvel è il fatto che, a un certo punto, i Marvel Studios hanno capito che il passaggio fondamentale sulla costruzione della storia andava affidato ai produttori e non agli sceneggiatori. Spiega Moore:

Una cosa interessante del nostro processo è relativa agli sceneggiatori. Molte volte ci vengono proposti sceneggiatori che amano la Marvel. Questa cosa accende subito una bandierina rossa, per me. Perché non voglio che abbiano già un’idea prefissata del materiale su cui andranno a lavorare perché “sei cresciuto rileggendo il numero 15 e vuoi ricreare esattamente quello”. Voglio qualcuno che sia critico del materiale originale, che mi dica: “Che roba è questa? Penso che ci sia un film in mezzo a questo materiale, ma forse dovremmo vederlo da un altro punto di vista”. L’esempio migliore sono stati Markus e McFeely, che non sono cresciuti con i fumetti e che ci hanno detto: “Ehi, Captain America… ci sembra un po’ strano. E se lo vedessimo in questo modo?” Non si sentivano legati a nulla, non c’era nulla di sacrosanto. E penso che sia veramente importante essere in grado di dire “Guardate, il materiale originale è fantastico e lo adoro, e i fumetti sono perfetti sulla carta stampata, ma non ci sarà mai una traduzione diretta, pagina per pagina, che funzioni come film.” A volte serve qualcuno che non faccia parte di questa cultura per dire: “So che pensate che dovrebbe essere fatto in questo modo, ma forse funzionerebbe meglio così”.

Moore ha spiegato che quando un produttore viene assegnato a un film, inizia una fase di studio sul personaggio e sulla lore accompagnato dai ricercatori di Marvel Comics, leggendo moltissimi fumetti e facendosi un’idea di come strutturare il film. Solo a quel punto la storia viene affidata agli sceneggiatori.

Come viene scelto un regista

Ecco invece i criteri con i quali viene scelto un regista per un cinecomic Marvel:

Guardiamo a due cose in un regista. Cerchiamo registi che abbiano fatto qualcosa di eccezionale, almeno una volta nella loro carriera. Perché fare un film è difficile, e a volte un film in cui una persona mette tutta se stessa non funziona, per tanti motivi. E poi serve che siano appassionati del film che vogliamo realizzare noi. Sembra semplice, ma vi farò un esempio: Joe e Anthony Russo. Per Captain America: the Winter Soldier avevamo la sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely che ci entusiasmava. Sono un fan di Welcome to Collingwood e Community, mentre Kevin adorava Arrested Development.

Sebbene il film più recente dei Russo (Tu, io e Dupree, ndr.) non avesse creato una particolare connessione col pubblico abbiamo comunque fatto una riunione con loro, ci sono piaciuti moltissimo e Joe ci ha detto: “So che pensate che siamo registi di commedie perché abbiamo lavorato tanto in televisione, ma abbiamo sempre voluto girare un thriller politico”. Gli abbiamo chiesto cosa avrebbero fatto in un film su Captain America, e ci hanno descritto la versione del film che stavamo già sviluppando. Il loro punto di vista sul personaggio e il tono erano esattamente ciò che volevamo ottenere.

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