A sette anni di distanza da Mad Max Fury Road, George Miller torna al Festival di Cannes per presentare la sua nuova opera, Three Thousand Years of Longing (GUARDA IL PRIMO TRAILER DEL FILM). La pellicola racconta di una studiosa (Tilda Swinton) che, in viaggio verso Istanbul, convoca inavvertitamente un Genio (Idris Elba) che le offre tre desideri in cambio della sua libertà.  Per l’0ccasione, Deadline ha dedicato al regista una corposa intervista, dalla quale vi abbiamo già segnalato le anticipazioni su Furiosa, l’atteso prequel di Fury Road, e i retroscena sulla lavorazione di Happy Feet. Qui invece vogliamo porre l’attenzione su quanto Miller ha raccontato a proposito del suo nuovo film e sulla sua carriera.

La genesi di Three Thousand Years of Longing

Three Thousand Years of Longing  è un progetto che Miller cova da più di vent’anni, da quando:

A.S. Byatt aveva vinto il Booker Prize nel 1990 con Possession, e poi nel 1994 aveva pubblicato una raccolta di racconti, intitolata Il genio nell’occhio d’usignolo. Probabilmente l’ho letta alla fine degli anni ’90, perché ricordo che molti giornali chiedevano alle persone di commentare la migliore musica del millennio, i migliori libri e così via. Il New York Times aveva chiesto a Byatt di scrivere le migliori storie del millennio e lei, in quanto grande sostenitrice della storia nella letteratura, aveva scritto un pezzo meraviglioso intitolato Narrare o morire, che riguardava Le mille e una notte e parlava dell’evoluzione di quella storia. Ho capito che era profondamente interessata a queste cose. Nella raccolta di racconti, in una narrazione relativamente compatta, c’erano tanti dettagli, su tutti i misteri e i paradossi dell’essere umano, o dell’essere vivo in quanto tale. E, naturalmente, era allegorico, perché si tratta di una fiaba.

Questo è stato il punto di partenza, che poi, durante la lavorazione degli altri film, era sempre presente e abbiamo continuato a sviluppare e a tornarci sopra. Credo che questo sia stato un vantaggio per il film, il fatto che sarebbe stato realizzato quando fosse stato pronto: non si trattava di qualcosa che dovevamo realizzare entro una certa data.

Three Thousand Years of Longing sarà un film molto diverso dal precedente, un “anti Mad Max”, lo definisce il regista, nel senso in cui:

Ha molti più dialoghi rispetto al laconico Fury Road. La maggior parte è stata girata nei deserti dell’Africa meridionale e essenzialmente in interni, con solo un paio di scene in esterni. E più piccolo in termine di scala, se consideriamo questa dal punto di vista fisico: [Three Thousand Years of Longing] è ambientato nell’arco di 3.000 anni, mentre la storia di Fury Road si svolgeva essenzialmente in tre giorni e due notti.

Cosa accomuna i film di Miller

Nel corso della sua carriera, George Miller è passato dalla saga di Mad Max a film d’animazione come Babe va in città e Happy Feet. Il regista riflette su quello che unisce titoli così diversi:

Ho sempre perseguito l’idea di creare qualcosa di “unico e familiare allo stesso tempo”. Qualcosa che rimane autentico, e tuttavia, essendo costruito su tutte le storie precedenti, sfrutta un senso collettivo della storia. Credo che i film con un livello di unicità siano quelli che in qualche modo hanno più probabilità di rimanere impressi nella mente.

Questa concezione è legata direttamente alla sua esperienza personale:

Quando inizio un aneddoto e i miei famigliari mi dicono: “Non l’abbiamo mai sentito prima”, sono più entusiasta di raccontarlo. Ho un fratello gemello e credo che questo sia un altro dei motivi per cui sono diventato un narratore: ci raccontavamo sempre le storie della nostra giornata. Abbiamo trascorso praticamente i primi 22 anni della nostra vita insieme, a scuola e all’università. Così, lui quando faceva un’esperienza in classe, al parco giochi, o giocando con altre persone, tornava a raccontarmela, e poi io la raccontavo a lui. E quelle che avevano quel sapore in più, quella sorpresa in più, quelle che non erano quelle standard che si sono già sentite più volte, sono quelle che rimangono impresse nella mente. Penso che questo valga per ogni cosa: per qualsiasi film, qualsiasi forma di narrazione, articolo, brano musicale, opera d’arte, edificio.

Quanto attendete Three Thousand Years of Longing? Ditecelo nei commenti!

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