Entertainment Weekly ha pubblicato, nell'ambito della sua preview dei film di fine anno, una lunga intervista con Clint Eastwood, Leonardo DiCaprio e lo sceneggiatore Dustin Lance Black riguardo a J. Edgar, il biopic di J. Edgar Hoover in arrivo a gennaio in Italia.

Nella preview sono contenute anche diverse nuove foto, che trovate in questa pagina, mentre di seguito ecco la traduzione dei passaggi più interessanti dell'intervista:

 

 

Hoover ha unificato le forze della polizia federale, ha aiutato a diffondere l'utilizzo della registrazione delle impronte digitali e poi improvvisamente ha iniziato ad abusare del suo potere, manipolando governatori eletti e, ancor peggio, molestando e intimidando i leader della lotta per i diritti civili. Una storia tragica che è alla base del film di Clint Eastwood.

"Quello che mi incuriosiva erano i motivi di tutto questo," spiega lo sceneggiatore Dustin Lance Black, vincitore dell'Oscar nel 2008 per Milk. "Ha fatto delle cose straordinarie per questo paese, ma per quale motivo ha fiinito per fare così tante cose negative? Penso che volesse riempire un vuoto, quel vuoto che solo l'amore può riempire, e che lui cercava di riempire con l'ammirazione pubblica. Questa è una persona alla quale sin dalla giovane età era stato detto che non avrebbe potuto esprimere l'amore che provava."

Ma Hoover era gay o eterosessuale? Il film lascia aperta la possibilità di interpretazione, spiega Eastwood, ma una cosa è innegabile: era una persona terribilmente sola.

"Beh, io sono cresciuto negli anni trenta e quaranta con Hoover come autorità assoluta. E' sempre stato l'autorità, il poliziotto migliore di tutti. L'FBI veniva considerata con reverenza, e noi provavamo tutti una sorta di ammirazione," continua Eastwood. "Ora quando si parla con degli agenti dell'FBI che hanno lavorato con lui, ci sono opinioni contrastanti. Molti di loro adoravano Hoover, amavano lavorare per lui."

DiCaprio spiega com'era l'FBI prima che Hoover la trasformasse nell'agenzia che è ora: "Erano solo delle persone che andavano in giro a fare domande, come reporter. Cercavano di costruire una storia da dare alla polizia locale, che aveva il vero potere. Era come se la nostra nazione fosse divisa in piccole città stato, con la loro giurisdizione. Arriva quest'uomo che crea una forza di polizia federale, che fa sì che ognuno diventi responsabile delle proprie azioni ovunque si trovi nel paese."

Ma il potere spesso logora: "Quest'uomo ha aperto il Bureau of Investigation e lo ha trasformato nel Federal Bureau of Investigation, e poi lo ha guidato per 48 anni, lungo ben otto presidenze. Ovviamente nessuno poteva eliminarlo, perché lui aveva qualcosa su chiunque."

E cosa avevano loro su di lui? Nulla, se non rumour e voci: "Sapeva cosa poteva fare a chiunque, bastava fare una ricerca sulla loro vita. Ma tutta la sua vita era stretta tra lui, Helen Gandy e Clyde Tolson", spiega Eastwood, riferendosi al direttore associato dell'FBI, che si dice fosse l'amante di Hoover, interpretato nel film da Armie Hammer. Gandy, la segretaria di Hoover, è interpretata da Naomi Watts.

Dustin Lance Black è convinto che la sessualità repressa di Hoover lo abbia, alla fine, trasformato in quel maniaco del controllo e ubriaco di potere che è diventato, ma la sceneggiatura lascia le cose molto più ambigue. Eastwood dice di non voler dire la parola definitiva sulla sessualità di Hoover, soprattutto perché nessuno lo sa con certezza: "Alcune persone possono interpretare la storia in quel modo. Alcuni potrebbero semplicemente dire che lui e Tolson erano amici inseparabili. Oppure si è trattata di una storia d'amore senza che vi fosse una relazione omosessuale di mezzo, non ne ho idea. Ma il modo in cui Lance ha gestito la sceneggiatura è davvero interessante, non è qualcosa di ovvio o scontato.

DiCaprio interpreta Hoover nei suoi ultimi anni di vita, quando il suo aspetto lo faceva sembrare una specie di bulldog, attraverso il makeup prostetico. "Penso che sia sempre stato un outsider," spiega l'attore. "Penso che questa storia ruoti proprio attorno a questo, a come lui abbia perso il contatto con la realtà verso la fine della sua vita. Alla fine è diventato una sorta di maniaco paranoico ossessionato dalle cose più bizzarre".