The Suicide Squad: missione suicida è uscito lunedì nei cinema italiani e arriverà venerdì nei cinema americani e su HBO Max: è un momento di grande popolarità per il regista James Gunn, che tuttavia durante il podcast Happy.Sad.Confused ha ricordato come solo tre anni fa pensava che la sua carriera fosse finita per sempre.

Eravamo anche noi al Comic-Con di San Diego, in attesa di partecipare al suo panel dedicato a Brightburn, quando Deadline ha rivelato che il regista era stato improvvisamente licenziato dalla Disney e tutti gli impegni stampa erano saltati. Le vicende sono ormai ben note, ma nel podcast Gunn ricorda quei giorni e parla di chi gli è stato veramente vicino:

Avrei dovuto prendere un aereo il giorno dopo per andare a San Diego con mio fratello Brian e mio cugino Mark, che hanno scritto la sceneggiatura, e alcuni attori. Pensai al 100% che la mia carriera fosse finita. Iniziai totalmente a riflettere su cosa avrei dovuto fare dopo, quale lavoro avrei dovuto cercare. Pensai che avrei probabilmente dovuto vendere casa mia e ragionare su un modo per risparmiare i soldi che avevo guadagnato fino a quel momento per sopravvivere il resto della mia vita.

[…] Mikaela Hoover, che la maggior parte delle persone non conoscono, ma è una mia grande amica ed è stata in un sacco di miei film. Mi chiamò subito. Bautista, Chris Pratt… Lei mi contattò la sera stessa, ma poi la sera in cui venni licenziato Chris mi chiamò immediatamente, e poi anche Zoe Saldana, lei era in lacrime. Anche Karen Gillan mi chiamò in lacrime. Poi Dave Bautista iniziò a twittare a riguardo. Pom Klementieff… Tutti i Guardiani mi chiamarono subito. Ma ovviamente anche i miei agenti, Sylvester Stallone mi mandò un video messaggio… Il mio amico Michael Rosenbaum… Tutte le persone a me care mi chiamarono. E mi sento a disagio quando dico “i miei amici famosi”, perché in realtà mi contattarono un mucchio di miei amici che non sono famosi: mia madre, mio padre, mio fratello, mia sorella… E la mia fidanzata ha dovuto attraversare tutto questo con me. E mi contattarono anche tante persone che non conoscevo.

[…] È stata una lezione per me. Per quanto possa essere grezzo, ho passato tutta la mia vita alla ricerca della fama e della fortuna, e come creativo ho sempre cercato di raccontare storie in parte per riempire un vuoto che avevo in me stesso, la sensazione di non essere amato dalle altre persone. Forse per la mia strana posizione nello spettro, o per il mio rapporto con i miei genitori, o per qualsiasi altro motivo. Non sono mai riuscito a sentirmi amato. Quando è successa quella cosa, ho sentito come se tutto ciò che avevo nella mia vita mi fosse stato tolto, ma improvvisamente, proprio mentre pensavo che la mia carriera fosse finita, ho ricevuto tantissimo amore dalle persone. Per la prima volta mi sono sentito veramente amato. È stata un’esperienza davvero fortificante per me. Questa è la cosa più strana: pensavo di aver perso tutto, sono andato a dormire quella notte ed ero felice, perché per la prima volta avevo capito che le persone mi volevano bene. E questo ha avuto un impatto su tutto il resto, da quel momento.

Gunn ha anche parlato del momento in cui è stato coinvolto in The Suicide Squad: missione suicida:

Il mio manager dal 1998, Peter Safran, che è anche produttore di Suicide Squad, la mattina lavora alla Warner Bros., e come ogni lunedì mattina arriva Toby Emmerich ripetendo “James Gunn Superman, James Gunn Superman”. Peter ride, ma a quel punto Toby gli dice: “Seriamente, qualsiasi cosa voglia fare, James Gunn è il benvenuto. Che voglia fare Superman, un sequel di Suicide Squad…” A quel punto vado e discuto con loro, stavo ragionando su vari progetti, non solo alla Warner Bros. Mi innamoro di Suicide Squad, guardo il film originale per la prima volta, chiedo a Walter Hamada cosa devo tenere e cosa posso togliere… e lui mi risponde: “Tieni chi vuoi, puoi cambiare tutto o niente. Amiamo Margot Robbie, ci piacerebbe se fosse nel film, ma non sei obbligato. Puoi fare quello che vuoi”. A quel punto ho iniziato a scrivere la storia e mi è sembrato da subito il progetto più entusiasmante a cui stavo lavorando, e mi sono dedicato a quello.

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