Lo IATSE (il sindacato che rappresenta oltre 150 mila tra tecnici, artigiani e lavoratori del mondo dell’intrattenimento tra teatro, cinema e televisione in nordamerica) ha ricevuto ufficialmente il mandato dai propri iscritti per autorizzare uno sciopero di tutte le produzioni cinematografiche e televisive nel caso non ripartano le trattative con l’AMPTP (l’associazione di categoria che rappresenta circa 350 case di produzione di cinema e tv in nordamerica, tra studios, canali televisivi e streamer) e non portino a risultati soddisfacenti.

Si è trattato praticamente di un plebiscito (98% di voti a favore da parte di circa 60 mila iscritti) che riflette la particolare gravità della situazione: è la prima volta che il sindacato riceve il via libera per indire uno sciopero a livello nazionale.

“Questo voto riguarda la qualità della vita, la salute e la sicurezza di chi lavora nell’industria del cinema e della tv,” ha commentato ufficialmente Matthew Loeb, capo dello IATSE. “I nostri iscritti hanno esigenze umane come la pausa pranzo, orari di riposo, un weekend. Chi guadagna di meno merità comunque uno stipendio che gli permetta di sopravvivere Spero che gli studios capiscano la determinazione dei nostri membri. La palla va a loro, se vogliono evitare uno sciopero torneranno al tavolo delle trattative.” Finora, il sindacato non è riuscito a trovare un accordo sui “problemi più importanti sul posto di lavoro”, come:

  • Orari di lavoro troppo pericolosi e insicuri;
  • Stipendio minimo sindacale troppo basso;
  • Tempi di riposo ragionevoli tra pause pranzo, giornate di lavoro e weekend;
  • Compensi inferiori alla media in certe produzioni per i “new media” nonostante i budget spesso superino quelli dei blockbuster.

Due i contratti sul quale si lavora: l’Hollywood Basic Agreement (che copre la zona della west coast) e l’Area Standard Agreement (che riguarda il resto del paese). Un accordo andava trovato entro il 31 luglio, ma la deadline è stata sforata e nel mese di settembre le trattative si sono interrotte. Tra le personalità che si sono esposte pubblicamente a sostegno dello sciopero citiamo Seth Rogen, Cynthia Nixon, Jameela Jamil, Chloe Bennet, Karen Gillan, Ben Stiller, Mandy Moore, Joshua Jackson, Sarah Paulson, Susan Sarandon, Jane Fonda, Kerry Washington, Ryan Reynolds.

Dopo il via libera alla possibilità di indire uno sciopero le trattative sono subito ripartite, con l’obiettivo di scongiurare una paralisi di Hollywood che metterebbe in ginocchio un’industria che sul fronte cinematografico sta cercando di ripartire durante la pandemia, e sul fronte della tv e dello streaming sta spingendo l’acceleratore ormai da quasi due anni.

L’AMPTP ha affermato di essere “impegnata a raggiungere un accordo che permetta all’industria di continuare a lavorare. Rispettiamo il valore dei membri delle troupe che appartengono alla IATSE e vogliamo trovare un accordo con loro per evitare uno stop in un momento così cruciale, in particolare ora che l’industria si sta riprendendo dalle conseguenze economiche della pandemia. Un accordo può essere siglato al tavolo delle trattative, ma entrambe le parti dovranno lavorare in buona fede con l’intenzione di scendere a compromessi e trovare nuove soluzioni per risolvere i problemi ancora aperti”.

Tra questi problemi, anche la necessità di superare la definizione di “new media” con la quale gli studios giustificano salari più bassi nelle produzioni per lo streaming.

Fonte: Deadline

 

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