Ieri abbiamo citato l’intervista rilasciata da Matt Damon al The Times in relazione alle considerazioni fatte dalla star circa le nuove sfide che l’industria del cinema deve affrontare oggi. Trovate tutto quello che c’è da sapere in questo articolo.

In realtà, la chiacchierata fatta col giornale ha causato non pochi grattacapi a Matt Damon. Il motivo? È presto detto. Nel pezzo, vengono riportate delle dichiarazioni (via Variety) in cui Matt Damon stesso spiega di aver smesso di impiegare, nel linguaggio “quotidiano”, un termine inglese dispregiativo, “faggot”, che in Nord America viene impiegato principalmente in riferimento ai maschi omosessuali. Tutto nasceva da una serie di considerazioni su cambiamenti nella odierna concezione di mascolinità e di come abbia recentemente smesso di usare, in privato, il termine poc’anzi citato, una parola che “era comunemente impiegata” quando Matt Damon era ragazzino in quel di Boston.

Questo il passaggio originale dell’articolo:

Ho fatto una battuta, mesi fa, e poi ho ricevuto un trattato da mia figlia. Lasciò il tavolo. Esclamai “Eddai, ma è una battuta! La dico nel film Fratelli per la pelle”. Se ne andò in camera sua a scrivere un trattato molto lungo e bello su quanto quella parola fosse pericolosa. Le dissi che ritiravo tutto e che avevo capito cosa intendeva.

Tramite Variety, Matt Damon ha rilasciato una nota ufficiale in cui spiega meglio la sua posizione circa l’accaduto, dopo la prevedibile pioggia di polemiche esplose su Twitter:

In una recente intervista, ho citato una discussione che ho avuto con mia figlia durante la quale cercavo di contestualizzare con lei i progressi fatti – e per nulla completati – dai giorni in cui ero un ragazzino a Boston e sentivo la parola “fa**ot” impiegata per strada senza neanche sapere a cosa si riferisse esattamente. Le ho spiegato che quella parola veniva usata costantemente e in modo casuale, era addirittura in una battuta di un mio film uscito nel 2003. Lei ha espresso tutta la sua incredulità nell’apprendere che c’è stato un tempo in cui quella parola veniva adoperata con così tanta leggerezza. Con ammirazione e orgoglio, è stata incredibilmente articolata nello spiegare la misura di quanto quella parola possa essere stata dolorosa per alcune persone della comunità LGBTQ+ indipendentemente dal quanto fosse culturalmente normalizzata. Non mi sono limitato a concordare con lei, ma sono rimasto profondamente colpito dalla sua passione, dai suoi valori e dal suo desiderio di giustizia sociale. In vita mia, non ho mai chiamato nessuno “fa**ot” e la discussione con mia figlia non è stata un risveglio personale. Non sono solito usare insulti di alcun tipo. Ho imparato che sradicare il pregiudizio richiede un movimento attivo verso la giustizia e non il passivo crogiolarsi nell’immaginarmi come “uno dei bravi ragazzi”. E dato che questa aperta ostilità verso la comunità LGBTQ+ non è ancora rara, capisco perché la mia dichiarazione abbia portato molti a presumere il peggio. Per essere il più chiaro possibile, supporto la comunità LGBTQ+.

Cosa ne pensate di questa vicenda? Ditecelo nei commenti!

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