Quando si dà vita ad una pellicola in computer grafica e motion capture, ci sono delle differenze di non poco conto rispetto ad un film in live action.

La mancanza di un set, delle imposizioni meteorologiche impreviste e di tutte quelle limitazioni “fisiche” e concrete potrebbe far sì che un regista (o un produttore) possa essere portato a calcare un po' troppo la mano, adottando espedienti stilistici eccessivamente forzati.

Di questo sembra essere ben consapevole Peter Jackson: il produttore del nuovo film di Steven Spielberg, Le Avventure di Tintin ammette, parlando della post-produzione dell'opera nella corposa set visit del film pubblicata SuperHeroHype:

Puoi tornare indietro sui tuoi passi e adottare delle angolazioni di ripresa cui non avevi pensato il giorno delle riprese; (sulla libertà data dalla CGI, ndr) è allo stesso tempo un fattore positivo e negativo. Provi a trattare la materia come se si trattasse di un film in live action e sai che devi limitarti nell'utilizzo di angolature estreme. Devi essere consapevole del quando fermarti. Sul set di un film con attori in carne ed ossa impieghi una troupe di centinaia di persone e se il tempo si annuvola o comincia a piovere, cosa che accade di frequente in Nuova Zelanda, loro devono sedersi ed aspettare che passi, ma devo sempre pagarle.

E infatti il Tintin di Steven Spielberg e Peter Jackson ha richiesto solo 32 giorni di riprese e una troupe di 50 persone: un quantitativo di tempo e una squadra di tecnici che tipica di un film indipendente piuttosto che di un blockbuster ad alto budget. Jackson puntualizza però che tutto questo non si traduce necessariamente in costi di produzione inferiori proprio a causa della tecnologia impiegata durante la pre e la post-produzione.