Quello di Star Wars: il Risveglio della Forza non è l’unico embargo che si è sollevato oggi.

Sono infatti uscite le prime recensioni di The Hateful Eight, l’atteso film di Quentin Tarantino in arrivo a Natale negli Stati Uniti. La versione proiettata è quella in 70mm, che in Italia verrà proposta unicamente al Cinema Arcadia di Melzo.

Vi riportiamo degli estratti delle principali:

  • Variety – Si tratta di un giallo che deve molto tanto ad Agatha Christie quanto ad Anthony Mann. Sebbene Tarantino giochi con molti dei tropi dei classici film western sulla frontiera senza legge, è discutibile il fatto che questo mistero deliziosamente verboso si qualifichi come western vero e proprio. Sarebbe da considerare più nel genere dei film Sudisti contro Nordisti, visto quanta tensione razziale contiene un avamposto altrimenti neutrale. […] Gli spargimenti di sangue e l’eccessiva lunghezza piaceranno unicamente ai cinefili.
  • THR – Molti di noi sono cresciuti pensando che i cowboy fossero uomini di poche parole, ma Quentin Tarantino ha deciso di dimostrare l’opposto, con un western di tre ore che risulta ventoso sia all’esterno che all’interno. Non c’è assolutamente dubbio su chi abbia scritto questi dialoghi elaborati, pungenti, volgari e spesso divertenti, declamati brillantemente da un buon cast, né su chi abbia inscenato un costante bagno di sangue che finisce per diventare una vera pozza nella parte finale. […] Questo film sembra uno strano mix tra Ombre Rosse di John Ford, Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie e No Exit di Jean-Paul Sartre, con dialoghi che tuttavia ricordano la lunghezza di quelli di The Iceman Cometh di Eugene O’Neill.
  • The Wrap – Quando pensi a Tarantino che gira un Western in 70mm pensi a incredibili inquadrature di cowboy e bestiame sotto un grande cielo e la campagna, piuttosto che un film decisamente intimo girato all’interno di una stanza. C’è un vero bagno di sangue sullo schermo, questo è certo, e Tarantino gode ancora nel mettere in scena e discutere tematiche razziali di questo Paese, ma The Hateful Eight è meno un film alla Sergio Leone e più uno alla Agatha Christie. Se siete il tipo di spettatore che non ha apprezzato le sequenze ricche di dialoghi di A Prova di Morte o Le Iene, troverete che questo film contiene troppi dialoghi e troppa poca azione per una durata di tre ore.
  • EW – Come fan di praticamente quasi tutti i film di Quentin Tarantino, mi sono sentito – per la prima volta – vicino alla delusione. Al loro meglio, i suoi film davano la sensazione stordente che “ci fosse troppo” – che c’erano troppe idee ispirate che vibravano nel suo cervello di celluloide, e che queste ci lasciassero sopraffatti. Ma questo film non ha abbastanza idee. Ambientato quasi interamente in un saloon immerso in una bufera di neve, il film ha una storia così modesta che non giustifica le quasi tre ore di durata (inclusa una overture e un intervallo), o l’uso della proiezione in 70mm. È claustrofobico sia narrativamente che visivamente.
  • Screen Crush – Il film è bello e odioso allo stesso tempo, divertente e sconvolgente, e occasionalmente riflessivo; una volta completamente occupato, il locale di Minnie diventa una sorta di microcosmo Americano, che nella visione ostinata di Tarantino è un melting pot che finisce per scottare tutti. Non ci si può fidare di chi ha il potere, né di chi viene protetto da questi. Si può cercare di togliere le pistole alla gente, ma la gente ne troverà sempre di nuove. E quando tutto diventa più calmo, ciò che resta è il rumore della bufera e della pellicola nel proiettore.
  • The Guardian – C’è un po’ di Sergio Leone e i classici western pulp di Elmore Leonard; un grande dramma in un luogo piccolo, come una versione alla Sam Peckinpah di un Harold Pinter pieno di parolacce. Ma questo film è talmente particolare che non potrebbe che essere di Tarantino. Il dialogo così ricco di inventiva è ciò che lo fa procedere: la quintessenza dell’America. Thriller è una etichetta generica che ormai ha perso la sua forza. Ma The Hateful Eight riesce a essere un vero thriller.
  • Indiewire – Non importa quanto possano essere intense le scene singole, il film viene spesso ostacolato dalla stessa fiducia di Tarantino nel materiale originale. Per ogni sequenza avvincente c’è un brusco sviluppo o una frase buttata lì. Il comportamento cruento o le svolte drastiche finiscono per offuscare le sottigliezze registiche di Tarantino. L’eccessiva violenza nelle scene conclusive travolge le ramificazioni più profonde di questo film, e ne reduce l’appeal, trasformando un complesso ritratto degli atteggiamenti in quello del furore. L’inquadratura finale risulta uno dei momenti più cinici della carriera di Tarantino.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti o in questo post del Forum Cinema.

Ambientato nel nevoso Wyoming qualche anno dopo la fine della Guerra Civile, il film ruota attorno alle tensioni che si creano in un gruppo di persone rimaste intrappolate in un saloon dopo che una tempesta di neve ha divelto la loro diligenza. Il gruppo include due cacciatori di taglie, un soldato Confederato rinnegato, uno sceriffo, una prigioniera (Leigh), l’autista.

Nel cast del film Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demian Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum.

Il film uscirà a Natale nei cinema americani in pellicola 70mm, l’8 gennaio negli altri formati, il 4 febbraio in Italia.

 

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