Abbiamo già citato un estratto dell’intervista che Tom Hanks ha rilasciato al New York Times a margine della promozione stampa di Elvis, (LEGGI LA RECENSIONE), il nuovo film di Baz Luhrmann in cui interpreta il Colonnello Tom Parker, storico manager del Re del rock’n’nroll. Trovate tutto qua sotto.

Insieme al quotidiano, Tom Hanks ha riflettuto anche sulla triplice esperienza avuta con gli adattamenti di tre bestseller di Dan Brown. Parliamo, ovviamente, dei film tratti da Il codice da Vinci, Angeli e demoni e Inferno, tutti e tre diretti da Ron Howard e usciti al cinema nel 2006, nel 2009 e nel 2016. Le tre pellicole non sono di certo state accolte calorosamente dalla critica, ma, soprattutto il primo uscito, Il codice da Vinci, ha ottenuto un notevole riscontro di pubblico incassando 760 milioni di dollari in tutto il mondo. Il secondo, Angeli e demoni, scese a 486 e l’ultimo arrivato, Inferno, appena 220 milioni (anche se ebbe un budget, 75 milioni, pari a circa la metà degli altri film).

Sul New York Times, Tom Hanks ha definito queste tre pellicole come delle “cavolate commerciali”, del semplice intrattenimento fatto solo per portare soldi nelle casse della major che li aveva prodotti (la Sony Pictures, ndr.):

Oh cielo, sono stati solo delle operazioni commerciali. Sì, quei sequel di Robert Langdon sono delle fesserie. Il codice da Vinci era una cavolata. Dio benedica Dan Brown, ma lui dice “C’è questa scultura in questo posto a Parigi!”. No, sta in un altro punto. Vedi come si forma una croce su una mappa? Beh, una specie di croce… Sono delle deliziose cacce al tesoro storicamente accurate così come i film di James Bond sono accurati per il mondo dello spionaggio. Sono come dei cruciverba. Tutto quello che abbiamo fatto è stato offrire uno svago. Non c’è nulla di male nel fare del buon cinema commerciale, a patto che sia effettivamente tale. Arrivati al terzo abbiamo dimostrato che non era così.

Cosa ne pensate della riflessione di Tom Hanks sui film tratti dai bestseller di Dan Brown? Se siete iscritti a BadTaste+ potete dire la vostra nello spazio dei commenti qua sotto!

Fonte: The New York Times

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