In una lunga intervista concessa al Financial Times in occasione dell’uscita on demand nel Regno Unito di Un giorno di pioggia a New York, Woody Allen ammette che non sa se farà un nuovo film, e questo per vari motivi. Innanzitutto, l’impatto che ha su di lui la chiusura dei cinema a New York a causa dell’emergenza Coronavirus:

Potrebbe avere un effetto negativo su di me. I cinema sono tutti chiusi, ora, e non so se molti di loro riapriranno mai… Le persone pensano “Non è così male a casa, posso semplicemente cenare e vedermi un film sul mio megaschermo in alta definizione e con il suono sorround”. Ma siccome non voglio fare film per la televisione, potrei semplicemente decidere di smettere di farne.

L’altro motivo riguarda sempre l’emergenza Coronavirus e l’impatto che ha avuto sulle produzioni:

Il virus ha fermato tutta la mia routine. Ho 84 anni, presto morirò. Potrei anche scrivere la miglior sceneggiatura del mondo, ma se nessuno può produrre il film e non c’è un posto dove proiettarlo… non sono molto incoraggiato. Solitamente finivo una sceneggiatura, la strappavo dalla macchina da scrivere, correvo dal mio produttore che preparava il budget, sceglievamo il cast e giravamo il film. Ho fatto questa cosa per anni e anni, sempre allo stesso modo, un processo molto semplice. Ma ora non funziona più: cosa ci posso fare?

Nell’intervista, Allen spiega che oltre a Rifkin’s Festival (attualmente in post-produzione, dovrebbe debuttare al San Sebastian Film Festival in spagna a ottobre) ha appena terminato una nuova sceneggiatura e accenna che potrebbe dedicarsi al teatro. Non intende, comunque, affrontare l’attualità del Covid-19 o del lockdown:

Non è il genere di cose di cui scrivo bene. Un film come quello funzionerebbe meglio come serie tv, in cui si può fare satira o drammatizzare reagendo all’attualità rapidamente. Ci saranno commedie sulla pandemia, alcune saranno orribili e fastidiose, altre invece saranno profonde e splendide. Ma non sarà il mio caso. Ho trovato questa situazione troppo orribile. Mi sono nascosto sotto al letto. Mi sento inutile, mi sembra di sprecare le mie giornate nell’attesa che finisca tutto questo. La cosa che potrei fare meglio è sedermi in camera e lavorare su un vaccino… ma non aspettatevi che riesca a trovarne uno…

Il Coronavirus ha purtroppo ucciso il leader della sua banda jazz Eddie Davis, con il quale ha suonato ogni settimana per anni:

Non sappiamo quale sarà il futuro della banda. Un lunedì stavo suonando con Eddie e due settimane dopo era morto. Un uomo straordinario, siamo distrutti. Chissà se tornerò a suonare.

Fonte: FT

 

 

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