Premio Oscar come migliore attrice non protagonista per la sua interpretazione in The Help, Octavia Spencer ha ricevuto una seconda nomination nella scorsa edizione degli Academy Awards per il ruolo di Dorothy Vaughan nel film Il diritto di contare, e una terza per La Forma dell’Acqua.

Noi di Badtaste.it l’abbiamo incontrata qualche tempo fa a Los Angeles dove ci ha parlato della sua interpretazione di Zelda D. Foeller nel film di Guillermo Del Toro.

Hai dichiarato che faresti qualsiasi cosa pur di lavorare con Guillermo Del Toro. Come mai? È un regista leggendario. Se sei una persona che ama l’horror sai che lui adora i mostri e le creature, quindi quando ho saputo che avrebbe girato una sorta di fiaba ero molto eccitata, anche se alla fine questo film è davvero unico nel suo genere. Se mi avesse chiesto di fare la pianta nell’ufficio di Michael Shannon, beh avrei fatto anche la pianta!

Come l’hai scoperto? L’ho scoperto vedendo Mimic, ed ero rimasta affascinata perché era prima che si iniziasse a fare le creature in CGI e in quel caso mi sono chiesta come diavolo avessero fatto a ricreare un gigante in quel modo, senza nemmeno realizzare che si trattasse di una marionetta. Da quel punto in poi sono andata a guardare tutti i suoi film, ho visto Hellboy al cinema.

Cosa ne pensi dei mostri? Beh, come quasi tutti gli altri, mi piace vederli solo sullo schermo! Mi piace la collezione di Guillermo, Bleak House, perché ha decisamente un occhio acuto in materia. Ma diciamo che mi piace essere spaventata dai mostri nei film, non nella vita reale.

Lui ha dichiarato di aver scritto la parte pensando a te. Mi ha visto interpretare questo tipo di personaggio e dunque sapeva che potevo farlo, che avrei portato qualcosa di originale, anche se alla fine è stato lui a portare qualcosa di fresco. Il personaggio che aveva in mente infatti era quello di Minny Jackson (The Help), anche se ho interpretato un’altra donna di quel periodo in Il Diritto di Contare. Mi è piaciuta l’idea di interpretare ancora quel tipo di personaggio, essere nello stesso periodo storico, quando non c’erano diritti civili, in una situazione tipica per una donna di colore. Mi è stata anche data la possibilità di fare quello che tutte le donne vogliono, ovvero lamentarsi del proprio compagno! Quella scena è stata una ventata di modernità. Avere qualcuno che tu ammiri e che conosce il tuo lavoro… Guillermo ha visto davvero tutto, tutto! Io ho visto moltissimi film ma lui tutto!! Il fatto che conoscesse la mia carriera era fantastico, un po’ spaventoso, ma diciamo soprattuto fantastico.

Questo film è ambientato negli anni ’60, ma suona molto contemporaneo ad esempio per il tuo personaggio e quello di Richard Jenkins. Come hai vissuto la cosa? Sono un’inguaribile romantica e non potrò mai cambiare il fatto di essere una donna di colore. E so anche troppo bene cosa significhi essere una donna di colore in America. Mi è piaciuto il fatto di aver sospeso questa mia convinzione ed essermi innamorata di questa storia d’amore. È una cosa che magari non salta all’occhio subito, ma la protagonista è una donna muta e i suoi amici più stretti sono una donna afro-americana e un uomo di mezza età omosessuale non dichiarato, e non ci pensi perché sei trascinato dalla storia.

Come è stato recitare con un personaggio che non parla? È interessante perché ho un fratello sordomuto. Elisa non è sorda, ma muta. La cosa ironica è che per me è stato molto naturale, perché mio fratello non ha mai voluto che imparassimo il linguaggio dei segni, ha sempre voluto che gli parlassimo in modo che imparasse a leggere il labiale. Quindi per me una persona che non riesce a parlare può comunque trasmettere emozioni, e Sally trasmette emozioni con il suo volto. Quella parte è stata facile, la cosa difficile è stata imparare le battute perché sono dislessica e devo imparare con un metodo particolare, cioè devo avere un segnale audio per capire di passare alla battuta successiva. E nelle scene con lei che non parla è stato davvero complicato.

Qualche altra difficoltà che hai avuto sul set? Quando lavori con Guillermo devi sempre essere autentico. Un giorno mi ha mandato a casa con uno spazzettone per il pavimento, perché il mio personaggio parla tutto il tempo e questi spazzettoni facevano rumore per via di un pezzo di metallo che avevano e quindi dovevo portarmelo a casa per capire come fare nelle scene in cui parlavo e pulivo i pavimenti per cercare di non fare rumore! Immagina a cosa dovevo pensare! Ci siamo preparati per tutte le cose che vedi nel film, dal pulire il pavimento, al piegare i panni, spingere i carrelli. Da attori in genere si è abituati agli oggetti di scena e non ci fai caso ma ad esempio stavolta dovevo riflettere sul piegare i panni perché dovevo rifarlo a ogni ciak nello stesso modo e parlare allo stesso tempo.

Quale è stato il set che ti è piaciuto di più? Adoravo l’appartamento di Elisa e Giles, non ho mai visto un set così bello in nessun altro film. Guillermo è coinvolto in ogni aspetto, in ogni dettaglio, dal tipo di colore blu da usare, dalla tappezzeria invecchiata. Per me era tutto così shabby chic! Era esattamente questo stile dal mio punto di vista. E le finestre giganti erano meravigliose, lui diceva che erano i due emisferi del cervello. La tappezzeria sembrava invecchiata veramente, avrei voluto possedere tutto! Vivere in una casa così. Più di tutto poi volevo l’auto da golf del laboratorio, perfettamente in stile anni ’60, se avessimo girato il film in America l’avrei presa per andare in giro nel mio quartiere.

Sei stata coinvolta in molti film da Oscar, hai già la sensazione che il film andrà bene quando lo giri o è una sorpresa per te quando accade? Se pensi all’Oscar quando giri un film ci sono più possibilità che tu venga delusa. Io scelgo di far parte di qualcosa che considero speciale. Spero che piaccia al pubblico e nel pubblico ci sono anche i membri dell’Academy, dei Golden Globe, del SAG ecc… ma personalmente non lo faccio e credo anche gli altri non lo facciano, non è mai argomento di conversazione. E poi alla fine il film che leggi nella sceneggiatura è diverso dal film che si gira ed è diverso dal film che viene montato alla fine, cambia sempre molto. Quindi in genere si spera che mantenga la qualità che ha nella sceneggiatura che si ha letto e che ci ha fatto innamorare. La cosa certa era che volevo sapere come Guillermo avrebbe girato determinate scene, per esempio la primissima in cui Elisa è nel suo appartamento e sogna di essere sott’acqua, volevo capire come l’avrebbe girata! Ed è in assoluto la scena di apertura che preferisco.

Prima hai nominato Michael Shannon che in questo film è davvero spaventoso, come si comporta sul set? È costantemente nel personaggio? La cosa interessante è che se guardi il film pensi che avevamo a disposizione un budget incredibile ma fidati quando ti dico… che non era assolutamente così. Avevamo moltissime pagine di copione da imparare e meno ciak da girare, quindi quasi tutti rimanevano nel personaggio fino alla fine delle riprese. Guillermo sapeva che tutti dovevamo cementare le relazioni con gli altri attori per le varie scene, quindi facevamo le prove e nelle pause stavamo tutti insieme tranne Michael, l’abbiamo capito solo dopo il motivo. Lui veniva, faceva le prove, e se ne andava, senza rapportarsi con il resto del cast. Quando lo incontravamo tra una roulotte e l’altra era Michael Shannon, ma sul set era sempre Strickland e la cosa ha aiutato anche tutti noi a rimanere nei nostri personaggi. Ma è una persona adorabile e divertente, e ti stupisce sempre un po’ quando sei abituato a vedere un attore in ruoli molti forti. Mi era capitato lo stesso con Tim Roth ad esempio. Invece sono tutti e due dei teneroni.

Hai menzionato il budget, so che Guillermo ha rinunciato alla sua parte per poter finire il film. Ti è mai capitato di lavorare con altri registi così appassionati che hanno fatto lo stesso? Ryan Coogler con il quale ho fatto Fruitvale Station, sapevo che il film era molto importante per lui e anche che non c’erano soldi a disposizione, quindi sapevo che non sarei stata pagata molto. Ma mi hanno messo in un hotel incredible. Quando sai che c’è in ballo qualcosa di grande cerchi di adattarti il più possibile. Quindi ho proposto che avrei pagato io per l’hotel in modo che si potessero pagare altri attori. Anche Kevin Costner con Black or White. Quando lavori con registi che tengono tantissimo a quello che fanno, al punto di sacrificare delle cose, cerchi di essere malleabile. Ma quando lavoro per film degli Studios allora no! Voglio tutto quello che possono dare! E poi mi rendo conto che non lavoro mai per gli Studios!

Hai mai chiesto direttamente a Guillermo come mai per lui era così importante fare questo film? No, non ne ho avuto bisogno, lo sapevo. Guillermo tratta tutti con lo stesso rispetto, e capisci che è un cinefilo, comprendi l’amore che ha per i film, a partire da tutti gli omaggi alle altre pellicole che ci sono nei suoi. Per tutte queste ragioni lui fa film e questa è una lettera d’amore da parte sua alle persone e a tutti gli altri registi nel mondo. Se passi del tempo con lui lo capisci subito.

Ti ha parlato di altri film a cui ispirarti, a cui fare riferimento? È stato molto diverso lavorare con lui. Con me no, ma ad esempio l’ha fatto con Sally. Raramente abbiamo parlato della mia interpretazione perché era certo sapessi fare un personaggio molto simile, quello che voleva da me era una sorta di mentalità diversa, infatti è stato come andare in terapia sul set con lui, al punto che ogni tanto scoppiavo in lacrime e mi chiedevo: “Come mai quando sono con Guillermo mi viene da piangere?”. E questo l’abbiamo usato per Zelda, per creare il personaggio di questa donna che si sentiva sottovalutata nella sua relazione di coppia. Sapevo che con ognuno di noi aveva metodi totalmente diversi, nel mio caso è stato come un terapista, una cosa molto strana che non mi era mai capitata prima.

Ti senti cresciuta come attrice? Tutti i giorni in cui non impari non cresci. Con ogni regista impari qualcosa di nuovo quindi direi di sì, sento che continuo a crescere. Se non ti succede, meglio andare in pensione.

Non avevate fatto molti ciak quindi non avete avuto molto spazio per l’improvvisazione? Abbiamo fatto un po’ di improvvisazione durante le prove. Guillermo assisteva e modificava la sceneggiatura. Non è che avevamo solo due ciak e via! Ci davamo del tempo, ma ovviamente se le cose andavano bene si andava avanti. Guillermo diceva sempre: “Vorresti fare un altro ciak?” e io gli rispondevo: “Senti di avere quello giusto?” E lui: “Sì, direi di sì”. A me andava bene se a lui andava bene, ma nelle scene con Sally spesso lei voleva rifarle e allora lui gridava: “Una in più per Sally!”.

Cosa farai per il giorno del Ringraziamento? Lo passo con amici, infatti lo chiamano il Friendsgiving. Il mio amico Tate Taylor ha una casa in Mississippi, verranno anche Jessica Chastain e Allison Janney, siamo circa in 15, staremo là per 5 giorni. I telefoni non prendono quindi saremo obbligati a rilassarci!

Farai anche una torta? No, e non per la ragione che pensi tu! Non mi lasciano fare la torta perché sono terrible in cucina.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

La pellicola è ambientata nel 1963 ed è incentrata su una impiegata muta di un laboratorio (Hawkins) che si innamora di un uomo anfibio tenuto prigioniero (Shannon), questa la sinossi ufficiale:

The Shape of Water è una favola ultraterrena ambientata intorno al 1962 sullo sfondo dell’America della Guerra Fredda. All’interno del remoto laboratorio governativo di massima sicurezza dove lavora, la solitaria Elisa è intrappolata in una vita di silenzio e isolamento che viene cambiata per sempre quando lei e la sua collega Zelda scoprono un esperimento segreto.

Il film è uscito nei cinema italiani dal 14 febbraio.

 

 

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