Trentaquattro anni, ex studente di cinema australiano, sodale di un attore con cui si divertì tanti anni fa a buttare giù questo plot: “Due persone si svegliano in un bagno e non sanno come ci sono arrivate. C'è un cadavere a terra e un cattivo che li sottopone a delle torture.

Alla fine si scopre che il cattivo era il cadavere a terra”. Divenne Saw, un franchise di controverso successo che ha generato, nel bene e nel male, 7 film in 7 anni. E' alfiere di horror a low budget precisamente congegnati. Delle macchine mortali estremamente precise come i marchingegni letali di Saw. E' James Wan, ora in sala con Insidious.

Perché Insidious è così diverso da Saw?
Perché cerco, nei limiti del possibile, di non ripetermi. Saw era un omaggio spinto all'estetica del delitto di Dario Argento. All'idea dell'omicidio come una delle belle arti che lui mi ha insegnato attraverso le morti elaborate dei suoi tanti capolavori. Insidious è il mio amore per Gli Invasati di Robert Wise, Poltergeist della coppia Spielberg-Hooper (Spielberg era sceneggiatore e produttore, N.d.R.) e lo sconosciuto, ma strepitoso, Carnival of Souls (1962) di Herk Harvey che per me è un capolavoro assoluto del genere “casa infestata”.

E Paranormal Activity…
Penso che Oren Peli sia un genio. La sua capacità di riprendere il sottofilone horror della “casa infestata” e dargli una nuova prospettiva con l'idea del “footage” ritrovato alla Cannibal Holocaust è semplicemente brillante. Io e Leigh Wannel lo abbiamo voluto coinvolgere, con il suo produttore di fiducia Steven Schneider, nella costruzione produttiva di un horror d'atmosfera con pochissimo sangue che raccontasse una famiglia normale in un contesto che sembra cliché, ovvero la casa infestata, ma che diventa poi un terreno nuovo perché i fantasmi potrebbero essere più della mente che di un luogo fisico.

Da dove deriva questa fissazione per pupazzi e manichini, di cui anche Insidious sovrabbonda come Saw e Dead Silence?
In primis dalla scena della bambola inquietante di Profondo Rosso di Dario Argento. La scena in cui il pupazzo da ventriloquio si scaglia contro David Hemmings uscendo fuori dal nulla. Poi ci sono le mie origini orientali e la passione per il teatro kabuki con il make-up insistito sui personaggi per comunicare immediatamente allo spettatore la psicologia e il tono di un mentalità perversa. In fondo tutti i miei cattivi sono dei “performer”, sono degli attori. Uno dei demoni di Insidious, ad esempio, si è dipinto la faccia. Sono loro stessi, come Jigsaw, che giocano con gli strumenti dello spettacolo e della rappresentazione per essere più teatrali e pittoreschi possibile.

Ma tu avevi dei pupazzi di cui avevi paura da bambino?
No! Non sono stato traumatizzato da nessun manichino e nessun pupazzo da ventriloquo se è questo che vuoi sapere!

Come è possibile che Insidious sia costato solo 1,5 milioni di dollari avendo nel cast Rose Byrne e Patrick Wilson che ormai partecipano a film commerciali di grande successo?
Con Leigh Whannell lavoriamo in questo modo: contattiamo un attore, gli spediamo una sceneggiatura e gli diciamo subito che siamo cineasti indipendenti senza molti soldi. A Hollywood grazie al cielo continua la tradizione di grandi attori da cachet importanti che, se vogliono, si decurtano anche di più della metà dei loro soliti cachet per partecipare a progetti cinematografici ai quali sono veramente interessati. Insomma se Jake Gyllenhaal fa Prince of Persia è perché poi dopo può accettare di corsa Source Code. Prince of Persia gli serve solo… per pagare le bollette. Con Rose e Patrick è andata così. Erano entusiasti di partecipare al progetto.

Mi racconti come nascono i personaggi degli investigatori del paranormale capitanati dall'adorabile Lin Shaye?
Il personaggio di Lin Shaye è stato scritto da me e Leigh Whannell esclusivamente per lei. I suoi due aiutanti (il più basso è Leigh Whannell, N.d.R.) sono nati da una mia idea veramente malsana. Ho pensato: e se fossero simili ai testimoni di Geova? Allora ho immaginato la camicia bianca e la cravatta nera e il loro rapporto idiosincratico in cui cercano sostanzialmente di avere la stima del personaggio di Lin Shaye. Non sono divertenti?

Sono adorabili. James, quando nasce la tua passione per il cinema?
Mia madre mi faceva vedere i film. Mi ha fatto vedere Poltergeist a sette anni e lo Squalo poco più grande. E' grazie a lei che ho cominciato a vedere i film con sempre più frequenza fino a che, all'età circa di 11 anni, ho deciso che sarei diventato un regista quando ho visto che esisteva “Regia” al college e che, effettivamente, era una professione che avrei potuto intraprendere.

Hai fatto parte dello splat-pack girando uno dei film horror più significativi del decennio, hai omaggiato il Giustiziere della notte con Death Sentence e ora ti sei dato al sottofilone della casa maledetta. A quando una bella commedia?
Quando vado al cinema adoro le commedie sentimentali con Hugh Grant. Quindi il mio prossimo film sarà una commedia sentimentale con Hugh Grant e Roberto Benigni (ovviamente… sta scherzando, N.d.R.)