Ospite di Francesco Alò per il nostro settimanale appuntamento con le videointerviste, Michele Placido ripercorre la sua lunga carriera, dagli esordi fino al suo primo film da regista a quarant’anni.

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Una tappa fondamentale del suo percorso è sicuramente aver interpretato il commissario Cattani nello sceneggiato televisivo La piovra, il cui successo fa conoscere il suo nome al grande pubblico. Ed è stata proprio l’altissima audience a far proseguire la serie TV, inizialmente pensata di soli otto episodi, ma non tutti erano contenti della decisione…

Vista la prima Piovra, Damiano Damiani (regista della prima stagione ndr) mi chiama subito dopo. Avevo preso quattro soldi per la prima Piovra, mi fanno un contratto favoloso (per la seconda stagione ndr) e Damiano mi dice: “Senti, non la fare, non la fare! Noi siamo il cinema! Noi abbiamo regalato il cinema alla televisione.” Poi alla fine gli dissi: Senti Damiano, io devo comprare l’appartamento. Vivevo già da tanti anni a Roma, volevo comprare il primo appartamento, cominciavo ad avere già un’età, facevo molto teatro. E lui disse “Fa’ come te pare!” Io però allora gli dissi: Damiano, io la faccio, ma non la guarderò, né la seconda né la terza né la quarta. Infatti io non ho guardato né la seconda, né la terza e alla quarta ho chiesto alla Rai: suicidatemi (…) È stata molto dura uscirne poi.”

Un grande successo che è stato esportato in Europa, ma non ha raggiunto gli Stati Uniti.

Gli americani non hanno voluto La piovra. C’è stata una grande trattativa con la Rai, ma devono sempre essere loro in primis a fare tutto.

Solo sei anni dopo la messa in onda del primo episodio di La piovra, Placido decide di fare il passaggio dietro la macchina da presa. O meglio, si trova quasi obbligato a farlo…

A quarant’anni ho deciso di fare il regista…deciso…Io non lo volevo manco fare il regista per Pummarò. Verso i quarant’anni ho capito, al contrario di quello che pensavo all’inizio dove l’idea era solo il teatro, lavorando con questi maestri, con Rosi, con Bellocchio, ognuno in modo diverso mi ha insegnato la bellezza del cinema, l’importanza del cinema. Allora, quando ho visto la scena di questi ragazzi africani che raccolgono i pomodori, lì mi viene l’idea. (…) Chiamo Petraglia e gli dico: guarda, buttami tre paginette (avevamo già lavorato nella Piovra), poi troviamo un regista di questi bravi, facciamo un docufilm. Poi tutti hanno rifiutato perché hanno detto: ma che è sta storia? Ma che ci stanno gli immigrati in Italia?

Placido decide allora di dirigere lui stesso il film che aveva in mente e, anche se Italia non ebbe grande successo al momento, riuscì ad arrivare a Cannes e…

La fortuna è che lo compra Channel 4, canale televisivo inglese che aveva lanciato i grandi come Loach e gli altri.

Casotto, L’ombra di Caravaggio, Orlando e altri film della carriera di Placido vengono raccontati nel corso della videointervista che potete recuperare abbonandovi a BadTaste+!

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