Paolo Strippoli, giovane regista di film horror, siede timidamente davanti alla telecamera nella cucina di Francesco Alò.

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Strappa un foglio di carta e per le due ore seguenti di videointervista scribacchia sul foglio perché, come dice lui stesso:

Faccio finta di scrivere perché stare davanti alla camera senza far niente è terribile.

È nervoso quando viene ripreso, ma si anima a parlare dei suoi film e, soprattutto, ha le idee molto chiare sul cinema horror italiano o, per meglio dire, sull’assenza di film horror prodotti in Italia.

Strippoli realizza il suo primo corto horror girato appena uscito dal Centro Sperimentale.

Senza tenere premuto si chiama. Dovrebbe uscire prima o poi su Raiplay. È un corto strano.

Sbarca poi su Netlix col primo lungometraggio A classic horror story, realizzato in coregia con Roberto De Feo.

A classic horror story è andato molto bene. È costato intorno ai 3 (milioni ndr). Sono molto grato a Netflix, ci ha fatto fare il primo film e ci ha lasciato anche molta libertà, al contrario di quanto di solito si dice. La mia delusione è che nonostante A classic horror story sia andato bene, forse meglio fuori che in Italia, nella line up di quest’anno non ci sono horror. Ho guardato, sperando che ci fosse, perché allora avrei capito che A classic horror story ha fatto qualcosa. Mi sembra non abbia spostato niente. (…) Di horror c’è veramente poca roba.

Nonostante tutto, appena un anno dopo l’uscita di A classic horror story, Strippoli è già al cinema con un nuovo film: Piove.

 Piove uscirà all’estero già in diversi Paesi. Uscirà negli Stati Uniti, in Spagna, in Latino America, in Sud Corea. Grazie al cielo, va. Il punto è che bisognerebbe avere un po’ più di fiducia per gli horror italiani. Non siamo il terzo mondo dell’horror. Possiamo farlo, possiamo trovare la nostra identità.

Un’identità che Strippoli sta costruendo sapientemente pur essendo solo al suo secondo film, trasformando in horror prima il genere dei film di mafia con A classic horror story, poi il dramma borghese in Piove.

C’è però sicuramente speranza, non per niente Strippoli è già al lavoro sulla sua prossima pellicola: L’estranea.

Dal 2018 ho iniziato a sviluppare due film che non sono ancora riuscito a fare. Ho avuto altre opportunità. C’è L’estranea e L’angelo infelice. L’estranea è un film che sto sviluppando, l’ho scritto con Salvatore de Chirico. Perché ho scritto con Salvatore? Perché siamo entrambi pugliesi e il film è ambientato, finalmente, nella mia Puglia. Sento il bisogno di raccontare, in questo caso, la borghesia barese.

Per ascoltare la trama di L’estranea raccontata da Paolo Strippoli e alcuni aneddoti su Piove, potete trovare l’intera videointervista abbonandovi a BadTaste+.

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