Nel 1983, quando James Herbert pubblicò il romanzo Shrine, l’espressione “fake news” non era ancora entrata nell’immaginario collettivo e abusata fino a farle perdere il suo significato originario e trasformarla in una frase fatta valida per quasi ogni occasione. Non c’erano neanche gli smartphone, in effetti, né Internet, ed è uno dei motivi per cui quel libro, un’epopea horror dai neanche tanto nascosti tratti kinghiani, era così affascinante: perché parlava di un mondo dove la comunicazione non era ancora globalizzata e istantanea, nel quale però un atto di fede riusciva nell’impresa di catalizzare l’attenzione di mezza America – un Paese, secondo Herbert, alla disperata ricerca della sua Lourdes o della sua Medjugorje, e che si trovava invece a confrontarsi con i suoi demoni (letterali).

Il sacro male (guarda il trailer), film di debutto del produttore e sceneggiatore di lungo corso Evan Spiliotopoulos e tratto proprio da Shrine, esce quarant’anni dopo il romanzo: il mondo è cambia...