La recensione di Scream VI, al cinema dal 9 marzo
La stessa identica squadra che aveva creato uno dei migliori sequel possibili, cioè il quinto capitolo di Scream uscito l’anno scorso, ha ora creato uno dei sequel peggiori. Scream VI ricomincia un tipo di racconto seriale, pronto ad andare avanti a lungo, seguendo le nuove basi impostate dal precedente, cioè seguendo l’asse familiare, le nuove generazioni e mettendo da parte progressivamente i personaggi originali. Lo fa però con una programmaticità e una metodicità che non hanno niente di coerente e tutto di forzato, cambiando ambientazione e cambiando dinamiche, fino ad approdare molto lontano dall’originale, in un luogo in cui la maschera dell’urlo di Munch non è più fuori luogo di quando la si vede alle feste di Halloween.
A tenere la barra dritta ci pensa l’inizio, unica parte del film che sembra effettivamente uscita dalla saga che ha sempre funzionato rappresentando la cinefilia nella cornice del giallo. Il cinema di tensione è...
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