Anno dopo anno, Assassin’s Creed si conferma sempre più un franchise transmediale, capace di spaziare attraverso diversi media con incredibile maestria. Nato come prototipo di un nuovo capitolo di Prince of Persia, il primo Assassin’s Creed è stato realizzato da Ubisoft Montreal e pubblicato su PlayStation 3, Xbox 360 nel 2007, raggiungendo poi il mercato PC l’anno successivo. Nonostante alcune leggerezze nel gameplay, il successo commerciale fu immediato. La maggior parte dei videogiocatori si rese conto di aver tra le mani una grande storia, accompagnata da un comparto artistico, tecnico e sonoro di prim’ordine. Una sensazione trasmessa anche dai vari seguiti che inevitabilmente arrivarono negli anni successivi. Seguiti che, tra alti e bassi, sono riusciti a mantenere quelle caratteristiche positive del capostipite, conquistando un numero sempre maggiore di giocatori.

Percependo il potenziale del proprio franchise, Ubisoft decise quindi di puntare anche verso altri linguaggi. Linguaggi come romanzi, fumetti, cortometraggi animati, mostre d’arte, concerti e, come avrete capito dal titolo di questo articolo, da film

Assassin’s Creed, infatti, è anche un film del 2016 diretto da Justin Jurzel e con protagonista il tanto apprezzato Michael Fassbender. Stiamo parlando di una pellicola estremamente ambiziosa, con un budget alle spalle di 125 milioni di dollari e con l’intenzione di creare l’ennesimo tassello di un mosaico in costante espansione. Una storia con diversi collegamenti ai vari capitoli videoludici, ma allo stesso tempo godibile a sé stante senza il bisogno di aver giocato alcun episodio della saga. Il risultato? Un film problematico, odiato dalla critica e da una vasta fetta di pubblico. Possibile però che non ci sia davvero nulla da salvare? Possibile che la trasposizione di una saga tanto amata dai giocatori di tutto il mondo sia davvero un disastro su tutta la linea? Ragioniamoci insieme.

Assassin's Creed

QUESTIONE DI RITMO

La trama del film di Assassin’s Creed ha come protagonista Callum Lynch, un condannato a morte che viene salvato all’ultimo dall’Abstergo, multinazionale che decide di trasferirlo nella sede di Madrid per il proprio tornaconto. Callum, infatti, è il discendente di un Assassino chiamato Aguilar de Nerha che potrebbe conoscere la collocazione della Mela dell’Eden, un manufatto di grande importanza per l’Abstergo, dietro la quale si nascondono i Templari. Attraverso l’Animus, un macchinario che permette di rivivere i propri ricordi genetici, ha quindi inizio l’avventura di Callum sospesa tra presente e passato.

La sceneggiatura scritta da Michael Lesslie, Adam Cooper e Bill Collage non si discosta molto dalla struttura tipica dei vari capitoli videoludici. Una scelta perfetta per creare novità in un pubblico che non conosce il franchise e familiarità per chi, invece, ne ha appreso ormai ogni singola sfumatura. Il problema principale di Assassin’s Creed, però, è il ritmo con il quale la storia viene raccontata. Il film si dimostra sin da subito molto lento, inserendo le poche sequenze d’azione in concomitanza con le scene del passato. Contemporaneamente la pellicola si “dimentica” di caratterizzare il protagonista, che non risulta mai davvero interessante. Lo spettatore non riesce mai a mettersi nei panni di Callum Lynch a causa di una scrittura che non lo valorizza, di dialoghi banali e di un’interpretazione di Michael Fassbender sottotono rispetto ad altre sue performance.

Assassin's Creed

UN’OPERA TUTTA DA BUTTARE?

Insomma: è la scrittura il vero punto debole del film di Assassin’s Creed. Confusa, sincopata e poco attenta a soddisfare il pubblico. È innegabile, però, che la strada intrapresa fosse quella giusta. La pellicola, infatti, non può essere definita “un totale disastro” e sarebbero bastate alcune accortezze in più per evitare il risultato finito in sala. Il film di Justin Kurzel vanta qualche buon momento e qualche buona intuizione. Talvolta si tratta di scelte di design come il funzionamento dell’Animus, diverso da quello dei videogiochi, ma ancora più interessante. Altre volte, invece, nella cura maniacale delle scene ambientate nel passato, che non solo presentano scenografie convincenti, ma che permettono agli attori di recitare in castigliano, rispettando la lingua dell’Andalusia del 1492. Una scelta atipica, ma che dimostra la passione per l’elemento storico della saga Ubisoft.

Volete la prova del potenziale del film di Assassin’s Creed e la conferma di quanto sia stata la messa in scena a danneggiare l’esperienza finale? Nel 2016 è uscito un romanzo scritto da Christie Golden e basato sulla sceneggiatura del film. Romanzo che mette in ordine gli avvenimenti, donando un ritmo diverso alla storia, aggiungendo dettagli e caratterizzando meglio persino il protagonista della vicenda. Questa trasposizione della pellicola di Kurzel dimostra come l’idea di fondo di Assassin’s Creed non solo non sia sbagliata, ma presenti anche un gran potenziale. Potenziale, che purtroppo, non vedremo mai sul grande o piccolo schermo in futuro. Nonostante il film non sia stato un insuccesso finanziario, l’acquisizione della 20th Century Fox da parte della The Walt Disney Company ha infatti “ucciso” numerose opere in pre-produzione. Opere come i due seguiti di Assassin’s Creed.

Assassin's Creed

PREGI E DIFETTI

Al di là di tutti i suoi difetti, il film di Assassin’s Creed è comunque un’opera che non deve essere dimenticata. La dimostrazione di quanto si possa arrivare vicini al traguardo, forti di buone idee e di una buona base narrativa, per poi perdere tutto a causa di alcune scelte scellerate in fase di sceneggiatura e di montaggio. Anche con tutti questi problemi, siamo dell’idea che la pellicola di Justin Kurzel meritasse comunque un seguito, in modo da perfezionare tutte quelle buone idee intraviste già nel primo capitolo, ma portate in scena goffamente. Il nostro consiglio, nel caso siate amanti del franchise e non abbiate ancora visto il film, è comunque quello di ripiegare sul romanzo di Christie Golden. In questo modo potrete godervi l’avventura di Callum Lynch nella sua forma migliore, senza quei difetti citati nelle scorse righe. Provare per credere.

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