Bad Movie - Deepwater: Inferno sull'Oceano di Peter Berg

Il Bad Movie della settimana è Deepwater: Inferno sull'Oceano di Peter Berg con Mark Wahlberg, John Malkovich e Kurt Russell

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Spoiler Alert
Cosa è successo?

È la domanda che viene posta a Mike Williams (Mark Wahlberg) all'inizio di un film che racconta anche l'incipit di una testimonianza processuale che non vediamo. Lo schermo è nero. Poi, dal buio di un'aula di tribunale dove esistono solo le voci delle domande ("Cosa è successo?") ma non le facce delle risposte, passiamo alle oscure profondità di un mare che appare subito come nostro imperscrutabile antagonista.
È una overture ostica quella di Deepwater: Inferno Sull'Oceano.
Cominciare in modo così nero un film da 110 milioni di dollari di budget nel contesto storico del 2016... è forse suicida?
O è forse il grande fascino dell'ultima fatica registica di un uomo che fece sgommare una corazzata in Battleship (2012)?
Stavolta però, sotto le onde del mare, non c'è più niente da ridere per Peter Berg.
Ed è tutto molto, molto, molto buio.

Capitalism: A Fight Story

Per Berg e i suoi sceneggiatori Matthew Michael CarnahanMatthew Sand (da articolo sul New York Times  a firma David RohdeStephanie Saul) il capitalismo globale si sfida nel 2010 64 km a sud della Louisiana con corpi di star nordamericane (Kurt Russell vs John Malkovich ovvero Jimmy Harrell vs. Donald Vidrine) sui pilastri semoventi della piattaforma Deepwater Horizon di proprietà della Transocean, società specializzata nel trovare il petrolio fondata nel 1973 e trasferitasi nei suoi quartieri generali in Svizzera nel 2008. All'epoca della tragedia datata 20 aprile 2010 e diventata nel 2016 il bellissimo film di Peter Berg, la Deepawater esplode inabissandosi mentre sta cercando l'oro nero nel Golfo del Messico sotto contratto e per conto della multinazionale inglese British Petroleum.
Il capo della Transocean è Jimmy Harrell (Kurt Russell).
Quello della BP Donald Vidrine (John Malkovich).
Berg ha le idee chiare: Kurt Russell sfoggerà dei baffoni western (ce li aveva all'epoca pure Harrell) e rappresenterà un capitalismo americano corretto e scrupoloso. John Malkovich, invece, pur recitando nei panni di un nordamericano anche lui (Vidrine è della Louisiana) viene visto quasi come straniero e sicuramente nel film fa la parte del villain. BP sta per British Petroleum ovvero i vecchi colonialisti contro cui gli yankee si ribellarono.
Harrell (Mr. Jimmy nella pellicola) è il padrone di casa alla Deepwater e infatti tutti lo riveriscono.
Vidrine è l'alieno invasore (il sempre equivoco Malkovich è una scelta perfetta).
Harrell vuole prendersi il suo tempo e fare tutti i test possibili e immaginabili prima di esplorare con forza il fondo del mare. È anche un uomo che rispetta la Natura. Vidrine ha sia le ascelle sudate che 43 giorni di ritardo sul groppone. Perché sono tutti così lenti e pigri sulla Deepwater? Lui vuole accelerare i tempi perché conosce meglio di Mr. Jimmy il fatturato della corporation per cui lavora e... il tempo è denaro come cantavano gli Abba ("Money, money, money").
C'è una metafora dietro tutto ciò? Fate vobis. Ma il semplicismo cinematografico e la sempre prodigiosa propaganda hollywoodiana (sia Transocean che BP sono multinazionali che più global non si può ma il film riconduce tutto a uno scontro ideologico DENTRO gli Stati Uniti d'America) sono schierati qui davanti ai nostri occhi con parecchia classe e bravura da parte dei realizzatori del film.
Berg ci dice: tutti amiamo i soldi ma il capitalismo di Mr. Jimmy va bene mentre quello di Vidrine no.

Presagi & Antropologia Del Lavoro

Tanti i presagi nella prima parte, splendida, della pellicola. Sogni inquietanti (un coniglio che fa paura come in Pets - Vita Da Animali), lattine di Coca che esplodono in gradevoli interni middle class, uccelli che si spiaccicano contro gli elicotteri, gente che non riesce più a sentire quello che dicono gli altri (occhio qui a cammeo di Berg), cravatte magenta porta sfortuna, monetine lanciate tra i flutti per esprimere gli ultimi desideri, un dente di dinosauro trovato in loco (ci estingueremo anche noi come loro fino a che dipenderemo dal petrolio?).
Poi c'è un altro elemento magnifico in questo film: la passione antropologica con cui si descrive il lavoro e il lavoratore, tra Ken Loach e Claude Lévi-Strauss.
Termini tecnici come blowout, kill line e kick, anche se astrusi, diventano pura poesia per lo spettatore.
Questi personaggi sono totalmente esaltati da ciò che fanno, sia che siano ricoperti di liquami e lavorino ai piani bassi delle sale macchine (Dylan O'Brien in versione minatore del petrolio ripreso come un eroe del realismo sovietico), sia che controllino mille radar e segnalatori in cabina di regia.
Tutto l'esercito di operai Transocean guidati da Mr. Jimmy ama il suo lavoro, scherza e si rispetta.
La Transocean è una famiglia. La Deepwater è una casa.
Tra loro spicca il Mike Williams di un irresistibile Mark Wahlberg, il fido scudiero di Mr. Jimmy.
Quando lo vediamo elencare allo sprezzante John Malkovich tutti i malfunzionamenti della Deepwater Horizon come fossero le ferite o malattie di sua figlia... capiamo definitivamente che per Berg sono loro gli eroi.
Ma attenzione: se i Mr. Jimmy e i Mike degli Stati Uniti d'America cedono e smettono di contrastare con forza la visione capitalistica dei Vidrine... la tragedia è dietro l'angolo. Quindi il film è tosto e coraggioso perché, grazie a un finale di sconfitta che si ricollega a quei nerissimi minuti iniziali, è un profondo e chiarissimo atto di accusa nei confronti di Mr. Jimmy. È lui che cede alle insistenze irresponsabili di Vidrine. È lui il patriarca che ha abbandonato i suoi figli alla morte (11 deceduti). È lui che non ha protetto la casa.

Conclusioni

Il finale ci fa vedere facce perse, allibite e piene di vergogna. Sono quelle di un Mr. Jimmy senza parole (prima è stato letteralmente accecato dalla tragedia) e di un Mike ormai soggetto a ripetuti attacchi di panico.
Raramente abbiamo visto o vediamo un cinema hollywoodiano così efficace nell'amare i suoi personaggi senza però poi risparmiarsi un doloroso atto di accusa verso chi quella tragedia non l'ha voluta evitare.
Sarà un anno altamente significativo per questo regista eclettico così in movimento da non aver ancora trovato una posizione stabile presso l'industria, il pubblico e la critica Usa.
Chi è Peter Berg? Quello garrulo della corazzata che sgomma in Battleship? Quello virile di Lone Survivor (2013)? Quello revisionista prima del tempo di Hancock (2008)? O quello futile de Il Tesoro dell'Amazzonia (2003)?
Questo dicembre esce un suo secondo film datato 2016. Sempre da vera tragedia americana (le bombe scoppiate alla Maratona di Boston del 2013), sempre ambientato ad aprile (il 15), sempre con Mark Wahlberg protagonista.
Uscita limitata a fine dicembre. Patriots Day punta all'Oscar.
E se il buon Peter si stesse specializzando in drammi storici patriottici ma bruscamente problematici?
Con Deepwater: Inferno sull'Oceano ha realizzato uno splendido film che potrebbe essere flop.
Non vediamo l'ora, a questo punto, di vedere Patriots Day.

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