C’era una volta Bruce Willis, star di film come Die Hard, Il Sesto Senso, Pulp Fiction capace di passare da blockbuster come Armageddon a film arthouse come Moonrise Kingdom. A volte è riuscito a trovare il compromesso tra le due tendenze portando al successo grazie al suo volto Looper, o prestandosi a Solo 2 ore di Donner. Se si uscisse in strada a chiedere ad alcuni passanti che fine ha fatto secondo loro l’attore, quasi tutti risponderebbero che è andato in pensione. Qualcuno potrebbe individuare il suo ultimo film in Glass, sequel di Unbreakable ancora diretto da Shyamalan.

E invece il 2021 è stato per Bruce Willis l’anno più prolifico. Solo che nessuno ha visto i suo film e pochi ne hanno sentito parlare. I Razzie Award, gli annuali premi alle peggiori opere cinematografiche, hanno fatto luce su questo strano fenomeno. Spesso giocosi e senza regole, quest’anno hanno creato una categoria a parte solamente per lui con tutti gli otto film che ha fatto uscire in dodici mesi (!). Ve la riportiamo di seguito.

Peggiore interpretazione di Bruce Willis in un film del 2021

  • Bruce Willis / American Siege
  • Bruce Willis / Apex
  • Bruce Willis / Cosmic Sin
  • Bruce Willis / Deadlock
  • Bruce Willis / Fortress
  • Bruce Willis / Midnight in the Switchgrass
  • Bruce Willis / Out of Death
  • Bruce Willis / Survive the Game

Il termine corretto per definire questi film sarebbe prodotti. Storie scritte e confezionate in fretta e furia, senza alcuna visione artistica o ricerca della qualità. Fast food del cinema che vanno a riempire i cataloghi dell’home video (sia SVOD che TVOD) puntando tutto sul nome della star in copertina. Non che ci sia nulla di male: questo modello di business esiste praticamente da sempre a Hollywood, con una catena di montaggio produttiva mirata a ottimizzare i costi e aumentare la quantità di film rilasciati in un anno. Roger Corman, ad esempio, è uno dei maestri indiscussi di questo business di “serie B”. Viene però da dire che magari questi prodotti da cassetta fossero come i film di Corman!

C’è un nome ben preciso dietro a questa scelta di carriera: Randall Emmett. Regista e produttore di film direct-to-video a cui Bruce Willis sta prestando il volto dal 2012. Più che interpretare personaggi per i suoi film l’attore è infatti l’uomo da copertina, il nome apprezzato dal pubblico che convince ad acquistare il film a scatola chiusa, senza averne mai sentito parlare e senza essere stati raggiunti dalla campagna promozionale. 

Secondo un’indagine fatta da Collider i tempi di produzione di questi film sono brevi e richiedono solo un paio di settimane su set raffazzonati. Bruce Willis è una parte fondamentale del budget di questi film. Il suo cachet per pellicola è di 1 milione di dollari per uno screen time alle volte minimo. È molto basso anche il livello di impegno che richiede come performance, come ad esempio per Midnight in the Switchgrass, dove la sua arte recitativa è stata stroncata pesantemente dalla critica.

Il mondo dei direct-to-video si nutre di volti noti, ma in declino, che possano garantire visibilità con la loro presenza. Guadagni facili per pagarsi la pensione? In un certo senso è così. Ma tra i molti che hanno deviato la loro attività su queste opere Bruce Willis sembra uno dei più autorevoli, e ancora con qualche possibilità lavorativa. Come mai incagliarsi in questo mondo? Non è semplice capire quali siano le ragioni dietro a questa scelta.

bruce willis american siege razzie

Nove anni fa sembrava infatti il tempo giusto per una sorta di rinascita di qualità. Moonrise Kingdom e Looper l’avevano riportato al centro dell’attenzione nel 2012. Seguirono però due importanti ruoli persi. Prima ci furono problemi sul set di I Mercenari 3 dove aveva preteso la somma eccessiva di 4 milioni di dollari per 4 giorni lavorativi. Questo ha creato tensioni con Sylvester Stallone, star e produttore del film, che lo definì pubblicamente “un fallito”.

Una seconda batosta arrivò con Café Society, nel film di Woody Allen avrebbe dovuto interpretare il capo del personaggio Jesse Eisenberg. Girò qualche scena salvo poi venire sostituito da Steve Carell. La motivazione ufficiale addotta dalla produzione erano gli impegni coincidenti con uno show a Broadway. Altre voci vicine alla produzione spiegarono invece che era colpa della difficoltà dell’attore a ricordare le battute e recitare nel modo corretto. Un’ipotesi mai confermata ma che, alla luce della rinuncia al percorso arthouse dell’attore sembra attendibile. 

Da lì in poi le sue apparizioni sono state sempre in prodotti minori, salvo qualche eccezione come Glass e Il giustiziere della notte è praticamente scomparso dai botteghini del grande schermo per entrare in pianta stabile nella factory di Randall Emmett. Non è chiaro se sia una scelta forzata da un’industria che gli ha voltato le spalle o una “rendita” voluta. Fatto sta che Bruce Willis sembra incagliato in una frenetica attività senza alcuna rilevanza. Il fisico che un tempo era sinonimo di azione e divertimento sta ora diventando l’immagine perfetta di cosa sia il campionato audiovisivo della serie B.

Chissà che i Razzie Award non siano quest’anno più di un semplice sberleffo. Sapere grazie a loro che Bruce Willis è ancora in piena e fervente attività potrebbe invogliare altri registi e produttori a dargli una seconda chance, o una possibilità di rilancio in film di primo piano. Purtroppo però la permanenza nel mondo low-budget è spesso impietosa. Più si resta nel direct-to-video più è difficile uscirne.

Fonte: Collider

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