Si è parlato tantissimo della preparazione di Lady Gaga per interpretare Patrizia Reggiani in House of Gucci. In particolare ha fatto scalpore suo accento di Vignola su cui ha lavorato per molto tempo entrando nel personaggio seguendo i dettami del metodo Stanislavskij. Recentemente l’insegnante di dizione Francesca De Martini, ingaggiata per aiutare Salma Hayek a interpretare in maniera realistica Pina Auriemma, è stata critica nei suoi confronti. L’ha definito un accento più simile a quello russo che italiano.

Ma in generale, messe da parte le polemiche, House of Gucci, tratto dall’omonimo libro, sembra essere un veicolo di affermazione della musicista e attrice come grande star anche del cinema, dopo il successo di A Star is Born. Gaga ha fatto innumerevoli apparizioni in film e serie tv. Questa parte ha però un qualcosa in più delle altre. Ha infatti più volte detto di avere messo tutta se stessa nel ruolo, arrivando a non abbandonare mai il personaggio, mettendo a rischio la sua salute mentale. Notizie che lei stessa sta ridimensionando, raccontandole come parte del mestiere e come scelte necessarie per ottenere un buon risultato.

Lady Gaga è tornata recentemente a raccontare delle sue scelte attoriali in House of Gucci, intervistata insieme al regista Ridley Scott. Ha spiegato che quando ha ottenuto la parte era in un momento particolarmente complicato della sua vita. Nel 2020 ha affrontato uno stato di depressione in corrispondenza con le registrazioni del suo album Chromatica. Una crisi che l’ha portata a rivedere le sue priorità e le ambizioni della sua carriera. 

Una crisi incanalata nel dramma di Patrizia Reggiani. La prima cosa che ha chiesto a Ridley Scott era se il suo personaggio avesse mai amato veramente Maurizio Gucci e il regista rispose di sì. 

Non appena Ridley ha detto che era amore, ho abbandonato l’idea che fosse una donna in cerca di denaro e ho ricercato ogni possibile articolo, ogni intervista con lei. Non ho letto il libro. L’ho iniziato ed era pieno di opinioni, così l’ho lasciato. Non voglio che qualcuno influenzi il mio pensiero. Ho pensato che fosse una pessima idea anche incontrare Patrizia, dopo che l’ho vista nelle sue interviste, perché avrebbe avuto un secondo fine e avrebbe voluto che raccontassi la storia nel modo in cui lei vuole sia raccontata.

Il suo lavoro di immedesimazione non si è limitato alla parlata, ma ha applicato diverse tecniche di studio e preparazione d’attore anche per definire il portamento. Gaga racconta di avere basato l’evoluzione del suo linguaggio corporeo su quello di tre animali. 

Inizio come un gatto domestico, che ha questo aspetto seducente ma può essere anche distaccato. Ho usato la sua fisicità. Poi quando vede Aldo dalla parte di Maurizio pensa ‘forse posso convincere Maurizio ad avvicinarsi alla famiglia, ad essere parte dei nostri affari’. In quella scena ho deciso di trasformarla da un gatto in una volpe. Poi, quando un avvocato dei Gucci va nella scuola di mia figlia per consegnarmi i documenti per il divorzio – significa che Maurizio non ha avuto il coraggio di farlo da solo – Mi trasformo da una volpe a una pantera. Ho lavorato studiando la pantera. In che modo seduce la sua preda? Come si avvicina lentamente prima di gettarsi addosso? Cosa succede quando è così furiosa per la fame da entrare in modalità sopravvivenza?

Ha poi confessato la sua ammirazione per Ridley Scott, in particolare per il modo in cui, sotto la sua direzione, hanno potuto dare sfumature alla versione cinematografica di Patrizia Reggiani. Lady Gaga sostiene di non avere cercato di renderla amabile o vicina allo spettatore. Però ci è riuscito il regista con le sue scelte che hanno ritratto la complessità della donna. Continua dicendo che non ci sono molti registi uomini che hanno una sensibilità tale da permettere alle donne di essere sgradevoli nelle immagini. Ci sono infatti delle sequenze in cui il personaggio cade in uno stato disperato. Scott ha abbracciato e compreso il tema dell’aspetto fisico del personaggio e il dramma di essere lasciati per una donna più giovane. Ha preso lo stereotipo dell’omicida sexy e le ha permesso di essere sgradevole. 

Durante l’intervista i due hanno parlato anche del successo (o dell’insuccesso) e del peso delle critiche. La miccia è stato il flop al botteghino di The Last Duel, il primo, ambizioso, film del regista arrivato in sala quest’anno. Per lui non è un problema, come già detto in passato, ricorda infatti che anche Blade Runner non fu un successo ma il tempo gli diede ragione. Non legge le critiche e non fa i film per compiacere il pubblico, vuole essere lui il critico di se stesso. Lady Gaga gli dà ragione, aggiungendo che non è sostenibile alla lunga continuare a fare arte per compiacere qualcuno o cercare gli elogi. Si rischia di appassionarsi solo all’affetto tributato dalle persone e non al proprio lavoro. Lei stessa ha perso la sua stella polare quando ha iniziato a preoccuparsi eccessivamente del consenso. Il suo Blade Runner, dice, è stato l’album Artpop.

Fonte: Ny Times

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