La storia in questo caso non inizia dal suo protagonista, John Lasseter, ma da un bambino; David Ellison aveva 12 anni quando Toy Story arrivò al cinema. Suo padre Larry, il fondatore di Oracle, era un amico stretto di Steve Jobs. La prima esperienza nel mondo del cinema per il piccolo David fu quindi assistere alla creazione della Pixar da un punto di vista privilegiato. Un’esperienza che segnerà un’importante decisione molti anni dopo. 

Flash Forward. Nel pieno del Me Too tra le voci che emersero travolgendo nello scandalo i piani alti di Hollywood ci furono anche quelle di alcune dipendenti Pixar. Lamentavano comportamenti irrispettosi, da parte di John Lasseter, che mettevano a disagio. Abbracci non richiesti, comportamenti poco consoni e situazioni tossiche. Seguì una lettera di scuse e un allontanamento dai riflettori, oltre che dalla casa di animazione. 

Che fine ha fatto John Lasseter?

Un esilio durato ben poco perché,, nel 2019, il “piccolo” David Ellison, da tempo diventato importante produttore, si ritrova tra le mani una neonata divisione: la Skydance Animation. La casa di produzione da lui fondata nel 2006, nota soprattutto per i suoi kolossal action, aveva lanciato un nuovo ramo per sfondare nel mercato dei film per famiglie. Un progetto ambiziosissimo che aveva bisogno di una guida.

Sotto una pioggia battente di polemiche John Lasseter fu chiamato a capo della Skydance Animation al posto di Bill Damaschke. Le reazioni furono immediate: lettere di protesta e la rumorosa decisione di Emma Thompson di non prestare la sua voce nel film Luck. Poi il silenzio. Tre anni di quieto lavoro. Ora il film, ormai completato, è in procinto di essere rilasciato il 5 agosto su Apple TV+.

È la storia di una ragazza sfortunata. Al compimento dei suoi 18 anni inizia a cercare il suo primo lavoro, ma tutto va male fino a che non incontra creature magiche. Una di loro è un gatto nero che la porta in un mondo basato sul delicato equilibrio tra fortuna e sfortuna. Tra le voci femminili che hanno accettato di partecipare al film ci sono Jane Fonda, Whoopi Goldberg e Eva Noblezada che interpreta la protagonista Sam Greenfield. A dirigere è Peggy Holmes, il cui primo film fu lo spin off direct to video La sirenetta – Quando tutto ebbe inizio. Un nome quindi di casa Disney. 

Perché la Skydance Animation ha assunto John Lasseter?

Quando John Lasseter arrivò alla Skydance Animation Luck era un progetto già avviato con qualche milione investito. Doveva ancora trovare al sua forma produttiva. Il progetto dello studio prevede un ritmo di due film all’anno. Lasseter ha ascoltato tutte le idee a cui i dipendenti stavano lavorando. Nel frattempo crescevano le dimensioni: da soli 65 dipendenti si arrivò all’attuale conformazione con 900 persone. Il budget di Luck sotto la nuova direzione arrivò a 140 milioni di dollari, quasi un investimento degno degli studi leader di settore. 

Ma Ellison non aveva messo sotto contratto solo un creativo, uno dei più grandi di sempre, aveva portato un metodo di lavoro e una fitta rete di conoscenze. Con John Lasseter arrivarono anche i sodali Brad Bird, Rich Moore (il regista di Zootropolis e Ralph Spaccatutto), il compositore Alan Menken, gli sceneggiatori Disney Bobs Gannaway e Kiel Murray. Infine anche la storica voce Pixar John Ratzenberger.

luck apple trailer

Brad Bird in particolare è al lavoro su Ray Gunn, un progetto a lungo tenuto in un cassetto. Negli anni ’90 dovette rinunciare a realizzarlo per fare Il gigante di ferro per la Warner Bros. Con loro ha rinegoziato i diritti di Ray Gunn per poterci lavorare sotto l’ala Skydance. Quello che ha definito come: “un posto in cui puoi andare dal capo della società senza alcun timore e hai di fronte un volto umano. Ellison non è un committente, è uno che ama i film, ed è raro oggigiorno”.

Dichiarazioni che sembrano appartenere ai tempi d’oro della Pixar, in cui lo studio amava definirsi come un gruppo di creativi che fondevano tecnologie all’avanguardia con la fantasia senza limiti. L’animazione è un processo collaborativo, e come tale ha bisogno di una guida sicura per non diventare dispersivo. È l’approccio a collo di bottiglia di Lasseter, che è anche quello della Pixar. Dove tutti possono dire la loro, contribuire al risultato finale, pur mantenendo chiara la leadership e la decisione finale.

Questo era quello che serviva alla Skydance Animation: saltare le tappe. Lo studio si può servire di anni di tentativi e di errori della Pixar per affinare al meglio i propri processi. Ha acquisito un’esperienza narrativa unica, ma soprattutto aziendale. John Lasseter è anche un messaggio, un chiaro posizionamento della neonata casa. Stanno facendo le cose sul serio. 

Come stanno andando le cose?

Avremo presto la possibilità di dare una prima valutazione riguardo al nuovo corso con l’arrivo di Luck. Per ora però non tutto sembra essere rose e fiori. Alcuni ex dipendenti hanno lamentato un approccio troppo incentrato al controllo. Sostengono che Lasseter avrebbe faticato a ricordare i contenuti delle riunioni e avesse cambiato le decisioni prese sulla base di cosa pensava fosse stato detto. Il suo metodo comprenderebbe la lettura ad alta voce delle sceneggiature ed è stato accusato di essersi addormentato durante alcuni di questi momenti salvo poi dare la colpa a una storia inefficace.

I rappresentanti dello studio hanno negato le accuse dicendo che nessuna delle persone presenti a quelle riunioni ha confermato di averlo visto addormentarsi. Un impiegato ha giustificato il fatto all’Hollywood Reporter spiegando che dopo 18 ore di lavoro per rispettare una scadenza chiunque si sarebbe appisolato. 

Tra le lamentele degli ex dipendenti c’è anche il figlio, Bennett Lasseter. Chiamato come consulente creativo per la serie Alla ricerca di Wondla si è “allargato” andando a modificare la sceneggiatura. La showrunner Lauren Montgomery ha lasciato il posto a Robert Gannaway, un membro del cerchio magico di Lasseter. Sembrano queste delle scosse e dei malumori di cui lo studio è ben consapevole. I dubbi dell’opinione pubblica e i cambi tra le fila dei dipendenti fanno parte della scommessa di una radicale ricostruzione aziendale.

E mentre la Pixar ha perso praticamente tutta la sua prima generazione ed è attraversata da altrettanti malumori (i film in esclusiva su Disney Plus senza uscita theatrical), il nuovo studio – dall’animo però estremamente classico – potrebbe prendere il suo posto nel podio dell’animazione.

Fonte: Hollywood Reporter

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