Essere figli di Stuart Gordon comportava vivere in un castello adibito a set per il film del 1995 Castle Freak. Le tre sorelle Suzanna, Jillian e Margaret ricevevano istruzioni precise dal padre: “Non aprite quella porta per nessun motivo, se lo farete vedrete un mostro orribile che corre ed è la cosa più spaventosa che esista! Pertanto non preoccupatevi delle urla”. Girava così, Stuart Gordon, il pioniere della provocazione dell’horror morto nel marzo 2020, spingendo tutto al massimo, con grande gioia e con un gusto raro per la sperimentazione artigianale. 

Una vita straordinaria, piena di colpi di scena (e di problemi con la giustizia proprio a causa delle sue prove più estreme) contenuta nelle memorie appena pubblicate da FAB Press: “Naked Theater and & Uncensored Horror”. Un volume che Gordon ha iniziato a scrivere nel 2013 e che contiene il racconto sia della creazione delle sue opere più celebri, che della vita famigliare e delle sue numerose amicizie.

Progetti folli e amicizie creative 

Una di queste, fu quella con Brian Yuzna che, come primo atto di un lungo sodalizio, gli produsse il lovecraftiano Re-Animator. Il film infuse linfa vitale nell’horror degli anni ’80 e si procurò qualche problema con la censura. Esattamente ciò che ci si aspettava dal suo regista, la cui carriera iniziò nel 1967 con la Screw Theatre una compagnia di teatro sperimentale il cui primo spettacolo fu The Game Show.

Il concetto era semplice quanto tremendo: provocare il massimo disagio nello spettatore. Una provocazione che iniziava gradualmente, alzando la temperatura in sala fino a renderla insostenibile, per poi chiudere le porte a chiave. Alcuni attori si fingevano spettatori e inscenavano una protesta che veniva repressa con la violenza. Ad assistere, tra il pubblico, vi era l’attore André De Shields, futuro vincitore del Tony Award. “Ho creduto a tutto” ha spiegato “ero tra quelli che si sono alzati e hanno gridato di fermarsi”. 

Le strade di Gordon e De Shields si intrecciarono con la Organic Theatre Company. I due lavorarono insieme all’adattamento teatrale di stampo marcatamente politico di Peter Pan che costò al regista qualche giorno di carcere insieme alla moglie. Per De Shields Warp!, la pièce teatrale di fantascienza, ispirata ai fumetti Marvel (di cui non avevano i diritti) fu la prova del talento di Gordon. Come un precursore, anticipò temi e suggestioni di Star Wars e non solo: in una produzione del college mise in scena la tragedia del Tito Andronico. De Shields racconta che gli attori si riunivano intorno a un fuoco grugnendo. “Non meno di un anno dopo, ho visto la scena di apertura di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e ho pensato ‘Mio Dio, Stuart è in anticipo sui tempi’.”

Stuart Gordon e la filosofia del “more is more”

Stuart Gordon

La filosofia di Stuart Gordon era diametralmente opposta al “less is more”, meno è meglio. Il suo cinema era all’insegna del “more is more”. Così, racconta nelle memorie il suo amico George Wendt, lavorare con lui non era solo un’esperienza sfidante e divertente. Gordon era il regista a cui venivano proposti i progetti più assurdi, le sceneggiature che tutti gli altri consideravano impossibili da girare. Fu così per Space Truckers e King of the Ants, progetti che passarono tra molte mani e attraversarono molti rifiuti. Il suo cinema invece amava prendere di petto le cose. In particolare la violenza. Spiega Wendt:

Pensava veramente che fosse importante rappresentare tutto e non tentennare o tagliare le parti raccapriccianti. Se vuoi mostrare la violenza, non puoi sparare a qualcuno e allontanarti. Dovresti sentirne il dolore e l’orrore e soffermarti su di esso.

Così Gordon non si fece scrupoli a usare 30 galloni di sangue per Re-Animator, portando la produzione al limite delle possibilità. Barbara Crampton ricorda che mentre giravano la scena all’obitorio in cui è braccata dagli zombi rispose seccata al regista che continuava a chiedere sempre di più alla sua interpretazione, senza trovare mai un limite. Più di così non era possibile.

Le influenze di Stuart Gordon

Il suo cinema ribelle, con poco budget e con grande inventiva, fu la base su cui si formarono i principali autori horror della generazione successiva. Nell’introduzione del libro tessono le sue lodi il truccatore ed effettuata Rick Baker, i registi Mick Garris e Ron Zombie. Tra i suoi ammiratori ci fu anche Peter Jackson. Scrive: “Sono uno dei cineasti che è stato cambiato per sempre vedendo Re-Animator e From Beyond – Terrore dall’ignoto”. Con Stuart Gordon aveva iniziato anche un’amichevole rivalità per vedere chi sarebbe riuscito a usare più sangue finto nei suoi film. 

Il ricordo più intimo è quello di William H. Macy, stretto collaboratore e amico. L’attore l’ha riassunto così quello che furono il lavoro e la personalità di Stuart Gordon:

Fu un amico fedele e un padre di famiglia con una risata contagiosa. Ha fatto le cose più spaventose sul palco e sul grande schermo, ma hanno funzionato grazie alla sua ironia e alla sua vera umanità.

Fonte: Variety

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