Il dibattito sulla sicurezza dei set cinematografici non è mai stato così acceso. La tragedia occorsa sul set di Rust è avvenuta in un periodo già di profondo ripensamento dei rapporti contrattuali grazie alle pressioni dello IATSE. I lavoratori dell’audiovisivo hanno richiesto dei cambiamenti, poi ottenuti dopo una contrattazione, nella quantità e nella qualità delle ore lavorate sul set. Al di là delle singole richieste, è emersa però un’immagine dell’industria molto controversa, dove in nome della rapidità della produzione si sono sacrificate procedure di sicurezza e tutele.

A intervenire nel dibattito è stata anche Cathy Scorsese, figlia di Martin Scorsese, che lavora da 30 anni come attrezzista, ed è quindi responsabile degli oggetti di scena. Ha definito come “rotto” il meccanismo di produzione dei film. Si è detta incredula di come siano state possibili così tante violazioni dei protocolli sulle armi di scena che hanno portato alla sparatoria. 

Perché in America pensiamo che si debba fare un film in sei settimane quando ne richiede 10 o 12? Per risparmiare denaro, perché qualche direttore in un ufficio ha deciso quanto dovrebbe costare? Questo non è il prezzo vero. Il vero prezzo è pagato alle spese della salute delle persone legate alla produzione. I burocrati dei piani alti non lo capiscono. Secondo me, una volta che gli executive hanno preso Hollywood l’hanno buttata nel cesso. 

Cathy Scorsese ha iniziato a lavorare come attrezzista a 25 anni. Una passione nata quando, da piccola, il padre la portava a vedere i suoi film. Era piena di domande sulle pistole e il sangue finto. Per fare quel lavoro è stata formata per molti anni da un professionista. Una delle prime cose che le ha richiesto era di partecipare a un corso sull’uso delle armi da fuoco sui set. Essenziale per prendere confidenza e poter maneggiare con sicurezza degli oggetti potenzialmente pericolosi. Poco dopo, dice, è diventata un membro del sindacato di New York. Per entrare a far parte dello IATSE e quindi avere diritto di rappresentanza come lavoratore del mondo dell’intrattenimento, ha dovuto dimostrare diverse competenze. Tra queste anche la conoscenza delle norme e procedure sul set in presenza di armi da fuoco. 

Uno dei punti controversi dell’indagine sulla sparatoria sul set di Rust è la possibile presenza di lavoratori non iscritti al sindacato e quindi presumibilmente privi della necessaria preparazione richiesta. O comunque senza le corrette attestazioni di competenza.

Dalle cronache delle indagini sul set di Rust sta emergendo un clima molto teso che potrebbe avere dato origine a un tentativo di sabotaggio. Come vi riportavamo parte della troupe aveva deciso di lasciare in protesta a causa di problemi nei pagamenti e per questioni legate agli alloggi troppo lontani dal set. La difesa dell’armiere Hannah Gutierrez Reed ha dichiarato che la donna doveva svolgere più mansioni, tra cui anche quella di attrezzista. Oberata di lavoro non poteva fare altro che lasciare le armi prive di supervisione (ma chiaramente sotto chiave). Il tema dei turni di lavoro massacranti entra nel discorso di Cathy Scorsese. Non riguarda infatti solo il set di Rust.

Chiunque, indipendentemente dal dipartimento, è sovraccarico di lavoro. Lavoriamo con orari da pazzi per settimane e a volte per interi mesi, ed è infernale sui nostri corpi, la nostra mente, le nostre relazioni e le nostre vite.

Quella avvenuta durante la lavorazione di Rust è una tragedia così scioccante e impensabile che è rimbalzata agli onori della cronaca. Quotidianamente però, sottolinea, ci sono persone che perdono la vita per ragioni legate al proprio lavoro.

Ho perso un amico, un attrezzista di 39 anni, padre di due piccoli bambini, che si è addormentato al volante dopo aver lavorato troppe ore ed è finito per schiantarsi. Io stessa mi sono addormentata al volante dopo un turno toppo lungo, ma per fortuna non è finito in un incidente. Quando stavo entrando nei ranghi dell’industria, le persone mi dicevano sempre, ‘se non ti va bene, c’è qualcun altro dietro di te che prenderà il tuo lavoro’ e questa è la filosofia in cui viviamo. 

Chiude il suo intervento raccontando quello che attualmente sta accedendo all’industria dopo i fatti di Rust. C’è stata qualche dichiarazione di impegno, come quella di Dwayne Johnson che si è impegnato a non permettere l’utilizzo di armi vere sui set dei film prodotti dalla sua compagnia. Poco però è cambiato in materia normativa. Da professionista dice di continuare a fare ciò per cui è stata addestrata, a meno che qualcuno non stabilisca nuove regole. Dal momento che “una sola morte è comunque una di troppo”, chiede che vengano ripensati i protocolli da adottare aggiornandoli al presente.

Fonte: businessinsider

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