Skyscraper va in onda questa sera su Italia 1 alle 21:20

Prima di passare alla storia grazie alle sue one-liner e alla sua canotta in Die Hard, Bruce Willis era un attore comico con la faccia da sbruffone e il fisico un po’ vittimista, protagonista di una comedy brillante e di grande successo soprattutto presso la critica, vincitore di Emmy e Golden Globes, nonché musicista di non particolare successo sotto il nome di Bruno. Prima di scalare un grattacielo in fiamme per salvare la sua famiglia in Skyscraper, invece, Dwayne Johnson è stato atleta, wrestler, Re Scorpione, culturista per Michael Bay e più in generale supereroe senza superpoteri ma con abbastanza bicipiti da supplire alla loro assenza.

Die Hard e Skyscraper sono tutto sommato lo stesso film – o meglio, Skyscraper è l’ennesimo action uscito dopo il film di John McTiernan che segue la formula “tipo Die Hard ma”. In questo caso la somiglianza con il modello originale è notevole: Skyscraper è Die Hard in un grattacielo, quindi è Die Hard! C’è lo spazio chiuso che si fa via via più pericoloso, l’eroe solitario che impara a dominarlo per sconfiggere i cattivissimi terroristi, ci sono ovviamente i cattivissimi terroristi, anche se in Skyscraper hanno motivazioni vaghe, un’ideologia non meglio descritta e soprattutto sono alla caccia di una chiavetta USB, una soluzione narrativa che dovrebbe essere bandita da tutti i thriller del mondo.

Skyscraper Dwayne

In altre parole possiamo concludere che anche Skyscraper segue a modo suo la formula: è “tipo Die Hard ma con un altro protagonista”, perché a parità di ambientazione e di identità del villain la vera grande differenza tra i due film è nella persona che viene sbattuta nel tritacarne e torturata in tutti i modi possibili fino al suo inevitabile trionfo finale con annessa catarsi. Ed è qui che Rawson Marshall Thurber, un tempo noto come il regista di Dodgeball – Palle al balzo, ci dimostra che Skyscraper è un film che nasce dal suo protagonista e gli cresce intorno, non viceversa. È un film pensato per avere al centro Dwayne Johnson, l’ennesimo veicolo (dopo i vari Rampage e San Andreas) per la carriera solista del futuro aspirante presidente degli Stati Uniti; è uscito in un periodo (quattro anni fa…) nel quale ci troviamo ancora adesso e nel quale “avere Dwayne Johnson” è automaticamente un ottimo motivo per fare un film – qualsiasi film, non importa quale, l’importante è che al centro di tutto ci sia The Rock.

Ed è sempre qui che Skyscraper perde all’istante il duello a distanza con Die Hard. Bruce Willis, lo ricordiamo un’altra volta, era Bruno:

Uno dei motivi per cui Die Hard funziona così bene è proprio il fatto che John McClane non ha il physique du rôle, si ritrova contro la sua volontà in una situazione per la quale non è preparato, e per tutto il film la sua apparente inadeguatezza si riflette nei mille modi diversi in cui si fa male o gli fanno male. È un trucco per farci empatizzare, ed era anche, al tempo, un monito verso chi pensava che l’action funzionasse solo se a interpretarla c’erano dei corpi da statue greche. Le spalle un po’ cascanti di Bruce Willis sono necessarie a far funzionare Die Hard quanto lo è la sua espressione da sbruffone.

Skyscraper, al contrario, è un film che lotta costantemente contro il suo protagonista e cerca di inventarsi modi per farci credere che possa essere in difficoltà – mentre sappiamo benissimo che non lo è, perché tutta la filmografia da protagonista di Dwayne Johnson è improntata alla costruzione di un personaggio ai confini del superomistico, capace di sconfiggere coccodrilli giganti, lupi giganti e persino terremoti giganti con la pura forza del suo bicipite. La prima cosa provata da Thurber, che il film l’ha scritto oltre che diretto, è di mutilare The Rock: Will Sawyer, questo il nome del protagonista del film, è un ex marine e agente dell’FBI che durante una missione andata male perde una gamba, e deve quindi reinventarsi andando oltre alla straordinaria fisicità che l’aveva sostenuto fin lì.

Dwayne

Tutto questo nel film dura il tempo della sequenza iniziale e di un paio di gag, una delle quali francamente rivedibile, e per il resto viene dimenticato. Sì, Will Sawyer ha una gamba artificiale. No, questa cosa non gli impedisce di fare tutte le evoluzioni e le acrobazie che ci si aspetta da Dwayne Johnson – e che, incidentalmente, puzzano quasi sempre di green screen, cavi e sapienti stunt, qualcosa che nell’action moderna non è più accettabile visti gli standard settati da Tom Cruise. A tratti sembra di vedere un Fast & Furious ultima maniera senza le macchine più che un clone di Die Hard: di per sé non c’è nulla di male, ciascuno si sceglie i modelli che preferisce, ma l’ipertrofia dell’azione cozza con il tentativo di fare di Skyscraper un thriller all’ultimo respiro nel quale il protagonista è sotto costante minaccia.

L’altra soluzione di Thurber è di aggiungere una minaccia esterna e coinvolgere gli innocenti (o quasi): invece di ridurre la famiglia di Sawyer a semplici spettatrici esterne e preoccupate, Neve Campbell e prole vengono coinvolte nell’azione, e intrappolate anche loro all’interno del grattacielo supertecnologico supersicuro. La cui sicurezza, incidentalmente, è stata valutata dallo stesso Sawyer, che evidentemente non aveva preso in considerazione tutte le variabili visto la facilità con la quale i terroristi la bucano.

Neve

La mossa funziona il giusto: è chiaro che la famiglia al completo si salverà, ma per lo meno, soprattutto visto che ci sono dei minori coinvolti, rimane quel minimo di tensione generata dal semplice fatto di vedere due innocenti in quella situazione. Ma Neve Campbell nel film è una chirurga di guerra, ed è competente e atletica tanto quanto il marito: più che una missione di salvataggio Skyscraper è una doppia missione di fuga, durante la quale le due parti prima riempiono di mazzate qualsiasi cosa si muova, poi si incontrano e continuano a massacrare cattivi.

Potrebbe anche essere una svolta interessante, se non fosse che quando si tratta di eseguire tutte queste idee Skyscraper procede con il più clamoroso e anonimo dei piloti automatici. È un film che non osa mai, che affida tutto il suo spettacolo alla distruzione in CGI e che non ci fa mai vedere nulla di davvero sorprendente – anzi indugia fin troppo spesso sulla confusione per mascherare la pochezza di idee. Forse, tutto sommato, non avrebbe funzionato neanche con Bruce Willis al posto di Dwayne Johnson…

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