Esce oggi al cinema Due, il film d’esordio di Filippo Meneghetti candidato al Golden Globe e all’Oscar come miglior film in lingua straniera.

Interpretato da Barbara Sukowa e Martine Chevallier, il film racconta l’amore tra due donne mature, alternando ironia, dramma e suspense. Questa la sinossi ufficiale:

Nina e Madeleine, due donne in pensione, si amano in segreto da decenni. Tutti, compresi i parenti di Madeleine, pensano che siano semplicemente vicine di casa all’ultimo piano dell’edificio in cui vivono. Le due donne vanno e vengono tra i loro due appartamenti, beandosi dell’affetto e dei piaceri della vita quotidiana, finché un evento imprevisto sconvolge la loro relazione e porta la figlia di Madeleine a scoprire la verità.

All’epoca della presentazione a Roma erano state diffuse queste note di regia:

L’ispirazione per la complessità delle scelte di vita delle mie protagoniste e per la loro impossibilità di controllarle completamente, mi è venuta da diverse persone che ho conosciuto, i cui percorsi mi hanno profondamente colpito. Era tanto tempo che volevo scrivere un film su di loro, ma non ero sicuro della prospettiva adatta ad affrontarlo. Poi, un giorno, stavo per suonare il campanello di un amico, quando ho sentito delle voci provenienti dall’ultimo piano. Sono salito a dare un’occhiata. Le porte d’ingresso dei due appartamenti erano aperte, e le voci erano di due donne che parlavano tra loro dai rispettivi appartamenti. Ho indugiato per alcuni minuti, di nascosto e in silenzio. In seguito, il mio amico mi disse che le due donne erano vedove settantenni che scacciavano la solitudine tenendo sempre aperte le loro porte e usando il pianerottolo come parte di un appartamento allargato che copriva l’intero piano. Questo episodio ha acceso qualcosa nella mia mente, e così ho potuto immaginare la mia storia. La cosa sorprendente è che, molto tempo dopo, mentre stavo lavorando al copione con il mio cosceneggiatore, ho sentito parlare di una coppia che viveva quasi come Nina e Madeleine per nascondere la loro relazione alle famiglie. La vita imita l’arte, presumo.
Fin dall’inizio, volevo girare questa storia d’amore come un thriller: un occhio che guarda attraverso uno spioncino, un intruso nella notte… L’idea era quella di prendere in prestito i codici della suspense, reinterpretandoli in modo che fossero coerenti con l’universo del film.
Non volevo che il pubblico vedesse Nina e Madeleine come vittime, ma come eroine che lottano per il loro amore. Il film racconta la storia di una lotta, la storia di una passione tanto pertinace quanto tenera.

 

 

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