Dopo avervi riportato la chiacchierata di Games Radar con Mark Waid e Tom Brevoort riguardo la storica run dedicata ai Fantastici Quattro dello sceneggiatore, affiancato all’epoca dalle matite del compianto Mike Wieringo, eccoci di nuovo qui per il secondo round e la seconda parte della lunga intervista.

 

 

Waid ha aperto le danze parlando dell’introduzione nelle trame del più importante e riconoscibile avversario del Quartetto: il Dottor Destino, ovviamente, comparso non prima del terzo arco narrativo.

 

Waid – Decidemmo in tal senso perché sapevamo che il numero #500 dedicato ai Fantastici Quattro era dietro l’angolo.

Brevoort – Esatto. Sapevamo che stava arrivando e avremmo tenuto in serbo Destino per quello. Dopotutto, aveva debuttato nel numero #5 della serie originale. Ci sono voluti sette o otto numeri per arrivare a lui, quindi eravamo molto rilassati.

Fantastic Four #67, copertina di Mike Wieringo

Waid – Abbiamo anche cercato di non ritirare in ballo Diablo per l’ennesima volta. Mi ricordo che Tom aveva preso una grande decisione riguardo all’arco narrativo su Destino, dicendoci che, se volevamo trattare questa storia come qualcosa di mai visto prima, il ritorno del personaggio sarebbe stato cruciale. Quindi abbiamo scritto e riscritto la storia del suo rientro in scena, che ha finito col diventare una delle più inquietanti della mia carriera.

Brevoort – Quando tu scrivesti la seconda parte, che originariamente sarebbe dovuta essere la prima, il nostro stimato presidente dell’epoca, Bill Jemas, aveva appena deciso che non avremmo più raccontato storie flashback. I piani originali prevedevano la comparsa di Destino in quell’albo e tu avevi infilato nella sceneggiatura una pagina e mezza di presentazione del suo personaggio. Quando la lessi mi venne un colpo, perché sapevo che mi avrebbero ucciso se avessi approvato una pagina e mezza di flashback, ma se ti avessi chiamato per dirti che Bill non voleva vedere questo genere di cose avresti dato di matto.

Waid – Confermo.

Brevoort – Quindi abbiamo deciso di renderlo a tutti gli effetti un numero dedicato interamente a Destino. Ha funzionato alla grande, a prescindere da come ci siamo arrivati.

 

I due hanno parlato anche di come Bill Jemas, per rientrare dei costi affrontati con il primo numero della run, che costava soltanto nove centesimi, abbia sostanzialmente imposto al team creativo di inserire nelle storie un personaggio che potesse essere facilmente utilizzato dal merchandising. Una situazione comprensibile, che non mancò di creare alcuni fraintendimenti, ma che poi andò a scemare e non creò problemi.

 

Fantastici Quattro

Waid – Ci concentrammo sul lato mistico di Destino nel tentativo disperato di mostrare ai lettori qualcosa che non avessero mai visto. E Destino con una bacchetta magica in mano era decisamente una cosa nuova.

Brevoort – Credo che Victor sia il primo cattivo dei Fantastici Quattro già noto che utilizzammo. Prima, solo personaggi nuovi. E anche nel recuperarlo il nostro istinto fu quello di reinventarlo, perché era già una figura strepitosa, ma mostrarlo sotto una nuova luce e renderlo più fresco, diverso dal solito era una sfida. Non volevamo raccontare ancora la solita storia con Destino già vista milioni di volte.

La famosa copertina con Val e gli occhi illuminati di luce oscura, con il titolo che recitava “Doom” è un’altra cosa per cui finii nei guai. Bill Jemas voleva spingere per un atteggiamento molto specifico sulle copertine, con un solo personaggio alla volta e, possibilmente, donne. Credo che ci fossero altre due o tre regole. Si lamentò della copertina che avevamo realizzato e io gli dissi che in effetti rispettava i suoi diktat. Si arrabbiò moltissimo. Ma è una bella cover di cui non mi pento affatto.

Waid – Credo di aver ottenuto tutto quel che volevo da quel Destino occulto. Non volevo rendere la cosa il suo nuovo status quo permanente, ma semplicemente usarla per raccontare storie nuove. Sono abbastanza sveglio da sapere che un personaggio che esiste da prima che io nascessi non cambierà mai in maniera radicale in modo stabile. Ci si può provare, ma prima o poi bisogna mollare.

 

Subito dopo Unthinkable, disegnato da Mike Wieringo, il team lanciò i Fantastici Quattro nell’arco narrativo intitolato Authoritative Actions. Ma alle matite i lettori trovarono Howard Porter. Il tutto nacque dal fatto che Brevoort e Waid avevano in mente di dare un periodo di pausa al loro disegnatore, durante Authoritative Actions, realizzando però tre numeri in più nel corso dell’anno, in maniera da rendere la testata quindicinale, invece che mensile, per tre mesi. Jemas, però, aveva altri piani.

 

Brevoort – Ci disse di mandare tutto a monte e che lui aveva l’idea giusta per i Fantastici Quattro. Il nuovo arco avrebbe dovuto chiamarsi Working Class Heroes e raccontare gli FQ deprivati di tutti i propri fondi del governo e cacciati dal loro grattacielo, lasciati solo con i loro vestiti e obbligati a fare lavori domestici a latere dei propri impegni di super eroi. Voleva che ci mettessimo immediatamente al lavoro su questo.

Waid – All’istante.

Brevoort – Non importava quanto ripetessimo che non aveva senso. Voleva che ci lavorassimo ed era al comando, aveva il potere di prendere la decisione.

 

Quando Jemas capì che non avrebbe ottenuto quel che voleva e che i suoi sottoposti avrebbero difeso il buon senso delle trame, ordinò a Brevoort di licenziare Mark Waid. Mike Wieringo si licenziò per solidarietà con lo sceneggiatore. L’arco Working Class Heroes, che doveva debuttare su Fantastic Four #509, divenne un progetto ospitato da Marvel Knights 4, firmato da Roberto Sacasa e Steve McNiven.

 

Brevoort – Iniziarono a lavorarci, ma tutti sanno che Steve non è certo il disegnatore più veloce al mondo. Era la prima volta che Roberto lavorava per la Marvel, che lo aveva reclutato quando lavorava su Archie. Fece un ottimo lavoro con la storia, ma ci mise un po’ a prendere la mano. Quindi decidemmo, per far loro guadagnare tempo, di continuare con la pubblicazione mensile della serie regolare per tre mesi.

 

Improvvisamente, Bill Jemas fu rimosso dalla posizione di comando all’interno della Marvel, sostituito da Joe Quesada. Fu lui a spostare su Marvel Knights Working Class Heroes e a riportare indietro Mark Waid e Mike Wieringo, già diretti verso la DC Comics e la Legione dei Super-Eroi. Per intermediazione, non semplice, di Brevoort.

 

Brevoort – Cercai di convincere Mark a tornare a lavorare alla testata. Era preoccupato, ma accettò di portare almeno a termine la run sui Fantastici Quattro. Authoritative Action non doveva essere il finale e non sarebbe dovuto terminare con la morte della Cosa, che invece doveva mettere il punto alla run intera. All’inizio lo convinsi a scrivere altri due numeri, perché aveva già una data di inizio del lavoro su Legion of Super-Heroes. Avremmo scritto un bel finalone e, se non altro, il ciclo di storie si sarebbe chiuso decentemente. Mark accettò.

fantastic-four-67-copertina-di-mike-wieringo

Chiamai Ringo e lui era d’accordo. Non aveva ancora iniziato a disegnare Legion. Poi sono passati, se non sbaglio, un paio di giorni e gli hanno mandato il contratto con la DC in esclusiva da firmare. Lui chiamò Dan DiDio e gli disse che andava bene, ma prima doveva finire due numeri dei Fantastici Quattro. A Dan esplose il cervello. Lu voleva offrire un contratto a due fumettisti licenziati dalla Marvel, non a due che poi sarebbero tornati a lavorare per portare a termine la run.

Disse a Ringo che se avesse accettato la mia proposta poteva dire addio all’esclusiva. Mike mi chiamò, mi racconto tutto quando e disse che comunque avrebbe portato a termine gli albi, perché così mi aveva detto. Dissi a Joe Quesada quel che era successo e, prima della fine della giornata, Ringo si vide recapitare un nuovo contratto in esclusiva con la Marvel, a pari condizioni di quello con DC.

A quel punto, ci chiedemmo che senso avesse limitarci a due numeri, dato che tutta la banda era tornata. Avevamo un sacco di materiale già pronto per l’arco Authoritative Action. All’epoca, fu un vero putiferio se seguivate Wizard o le notizie online, ma se aveste soltanto letto la serie non vi sareste accorti di tutto il macello dietro le quinte.

Waid – Però, se navigavate online, sapere che abbiamo letteralmente rotto l’internet. Newsarama andò in crash quando pubblicò la notizia. Una delle cose divertenti di essere licenziati in maniera così pubblica e terribile è che ti succede quello che capita a Tom Sawyer al proprio funerale. Tutti vennero a dirci che il nostro era il miglior fumetto di sempre ed erano indignati per quel che ci era stato fatto. Fu divertente.

Brevoort – Mostrò che quel che avevamo fatto all’inizio della run e avevamo messo in moto interessava a una parte enorme dei fan dei Fantastici Quattro che un anno prima sarebbe stata indifferente. Una cosa positiva in mezzo a un sacco di eventi non proprio piacevoli.

 

 

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Fonte: Games Radar