Qualcosa sta cambiando nel mercato del Fumetto americano e un fantasma si muove nel contesto dell’editoria digitale e dei finanziamenti alle opere. Il suo nome è Substack. Tra i tanti autori e artisti che stanno stingendo accordi importanti con piattaforme di pubblicazione e distribuzione via web, con effetti ancora da chiarire sull’editoria tradizionale, uno dei nomi più roboanti è certamente quello di Scott Snyder, entrato in stretto rapporto anche con comiXology.

 

 

Vi abbiamo già informati del rapporto di Donny Cates e Ryan Stegman con Substack, Jonathan Hickman è impegnato in profonde riflessioni sull’argomento, anche alla luce della crisi di Diamond, il principale distributore americano. Insomma, l’argomento è dibattuto oltreoceano e le dinamiche sono tutte da chiarire. Proprio Snyder ha risposto a qualche domanda in merito sulle pagine di Comics Beat, da cui traiamo le sue dichiarazioni più succose.

 

Night of the Ghoul, copertina di Francesco Francavilla

Snyder – Il problema, quando realizzi serie creator-owned, sia con una casa editrice che in maniera indipendente, è che le fai per venire pagato, alla fine. Alcuni editori ti danno un tot a pagina, ma la maggior parte di loro si prende una parte dei diritti. Il punto è che, per chi vuole possedere il proprio lavoro e condividerlo con i propri amici e colleghi, ci sono un sacco di scelte possibili.

Quando la pandemia è esplosa e Diamond ha chiuso, così come quasi tutti gli editori, mi sono messo a ragionare e ho provato terrore per il futuro della nostra industria. C’erano in ballo problemi molto più gravi dei miei personali, ma la mia preoccupazione principale era per i miei co-creatori, era l’idea che non sarei stato in grado di pagarli. Se non avessi avuto entrate, non avrei potuto assicurare loro l’uscita delle serie che avevamo in mente.

Avevo due opzioni. Una era raddoppiare i miei sforzi alla DC e accettare più lavoro, per poter far arrivare denaro ai miei colleghi, limitando però il numero di fumetti che volevo realizzare con loro, moderandomi. Ho pensato anche di passare alla Marvel. L’alternativa era prendermi dei rischi e pensare di realizzare qualcosa in cui credessi, di dimostrare che il mercato digitale e quello cartaceo non devono per forza essere in competizione, firmare un accordo con comiXology, ascoltare un po’ delle cose che Nick Spencer ha detto riguardo a Substack e riuscire a dar vita a una piattaforma di apprendimento.

Per me, la cosa ha a che fare con tre questioni a cui non volevo rinunciare. Una è dar vita a storie con autori ed artisti per cui ho un sincero entusiasmo. Un’altra è insegnare, cosa che mi è mancata terribilmente. La terza è cercare la migliore via attraverso cui il mio studio creativo, Best Jackett, possa aiutare fumettisti emergenti a realizzare i propri lavori. L’idea era di trovare i fondi o un modo per monetizzare diverse componenti del mio lavoro, che mi mettesse al sicuro dalla volubilità del mercato.

We Have Demons, copertina di Greg Capullo

Potrei ancora realizzare fumetti che contribuirebbero al mercato tradizionale in maniera importante, potrei ancora mantenere al suo interno un’impronta significativa, tramite Image, Dc o Marvel, se lavorassi a contratto per i prossimi due anni. Ma avrei anche modo di guadagnare attraverso l’insegnamento, attraverso il digitale o altri canali che mi entusiasmano, il che mi permetterebbe di produrre le proposte di artisti e autori emergenti. Potrei anche ritirarmi per un po’, poi proporre qualcosa di grosso, provare tutte queste vie e vedere cosa succede. Nessuno lo sa di preciso. Sono in territori inesplorati.

Se parliamo di Substack, ciò che lo rende interessante è il fatto che garantisca ai creativi la possibilità di fare quel che vogliono nel proprio spazio, senza nessuna vera pretesa sui diritti. Quindi si tratta di un accordo talmente vantaggioso, per tutti coloro che sono coinvolti! E sappiate che un sacco di gente lo è. Non si tratta di una cosa che coinvolge cinque o sei autori, ma stiamo parlando di un vero movimento sismico che vi metterà presto di fronte a parecchi sceneggiatori e artisti che faranno annunci continui, di settimana in settimana.

 

Snyder parla di Substack come di un attore importante e con un piano molto preciso, volto a permettere agli artisti e agli autori di avere un rapporto diretto con il proprio pubblico molto più sano di quanto sia possibile ottenere sui social più tradizionali. Un piano che vorrebbe creare uno spazio autogestito per i fumettisti, da cui essi gestirebbero le vendite verso i fan come verso i rivenditori, in maniera da poter monetizzare le proprie abilità imprenditoriali personali, su cui vendere il proprio merchandising, le proprie variant cover, in cui avere molto più controllo sulla totalità delle iniziative che riguardano i propri prodotti e tutto ciò che ne deriva.

 

Snyder – Abbiamo sempre cercato di essere chiari sul fatto che noi teniamo molto al mercato tradizionale e al mondo dei comics in generale. Né io né James Tynion IV prenderemmo queste decisioni se pensassimo che questo potrebbe danneggiare le fumetterie o l’industria. Potremo realizzare serie e storie, assicurarci che siano grandiose e poi pubblicarle con qualunque editore che sia giusto per esse.

In questo momento, sto lavorando a progetti con editori cui cedo parte dei diritti, perché ha senso per me e i miei co-creatori avere una paga a pagina, in quel contesto. E poi ho in ballo progetti con Image per cui pago interamente, per cui pago i collaboratori e di cui mi tengo i diritti.

Duckand, copertina di Rafael Albuquerque

Ma quel che è importante che sia chiaro è che ciò che Substack sta facendo è essenzialmente consegnarci un’iniezione di capitale, che ci permetta di fare ciò a cui teniamo. In definitiva, possiamo produrre più materiale e avere più controllo sulle nostre carriere, in maniera da non essere sempre connessi alle grandi compagnie. Immagino che molti si chiedano cosa ci guadagna Substack, perché l’accordo sembra sin troppo bello, per noi.

Credo che il punto sia ottenere la migrazione verso di sé di attori importanti, voci autorevoli da ogni settore. Autori, astisti, fan, critici. Tutto dentro una piattaforma che rende possibile una conversazione migliore e più ampia. Penso sia questo ciò a cui puntano.

Sia chiaro: Substack non pretende nulla. Se io realizzo una nuova serie, posso mettere in versione digitale alcuni assaggi della stessa e poi ho il diritto di stamparla ed editarla con il mio co-creatore. E potremo andare alla Image, da Vault, da Boom oppure produrcela da soli via crowdfunding. Questa è l’idea.

Non ho i mezzi per capire fino in fondo il gioco di Substack, perché in effetti la sua offerta è incredibilmente generosa. Per il primo anno, si prende la maggior parte dei soldi che guadagni nella piattaforma, per rientrare dell’anticipo che ti concede, ma poi vuole solo una percentuale davvero bassa, a prescindere da quanto guadagni.

 

Anche Scott Snyder, come altri, ha risposto alle critiche sollevate da alcuni, relative al fatto che la piattaforma non operi alcun controllo sui contenuti in termini di tutela delle minoranze, nel tentativo di impedire che il razzismo, l’omotransfobia, l’incitamento all’odio facciano capolino. Tuttavia, il problema è appunto della piattaforma. Se certamente l’autore si augura che Substack prenda di peso la questione, questo non intacca i vantaggi che essa garantisce a lui e agli altri fumettisti, che vogliono utilizzarne le risorse per dar vita a qualcosa di virtuoso e nuovo.

 

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Fonte: Comicsbeat