È uscito ieri, giovedì 28 gennaio, in fumetteria e in libreria Crack, il quarto volume dedicato agli Scarabocchi di Maicol & Mirco. Continua, dunque, il sodalizio con BAO Publishing che finora ha pubblicato Argh (2018), Sob (2019) e Bah (2020), tomi che raccolgono le vignette presentate dal fumettista nostrano su Facebook. Viste le attuali restrizione dettate dall’emergenza Coronavirus, non è stato possibile incontrare di persona l’autore, ma la casa editrice meneghina ha organizzato una conferenza online durante la quale abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta e porgere una domanda.

 

 

Crack, anteprima 01

La chiacchierata è partita con Maicol & Mirco che ha introdotto alla stampa il quarto volume dedicato alla sua opera più famosa. In particolare, si è soffermato sul perché della riproposizione su carta di fumetti presentate in rete: la volontà è quella di dare un altro formato a questi sketch, in maniera tale da poter capire come funzionano così. Inoltre, è chiaro l’intento di presentare tutto il materiale, senza farsi tentare dall’idea di creare un meglio di quanto proposto. Quest’ultimo aspetto, in particolare, viene sottolineato dallo stesso autore che si è dichiarato libero da ogni influenza dei “like”: indipendentemente dall’apprezzamento o meno del pubblico, ogni sua produzione deve essere riproposta.

Come anche in altre occasioni, Maicol & Mirco sposta sempre l’attenzione sui suoi personaggi, sono loro i veri protagonisti, i vettori che ci hanno permesso di conoscere lui e la sua opera. Un particolare ringraziamento viene fatto alla BAO che gli ha offerto la possibilità di portare avanti il suo lavoro come se fosse un’autoproduzione, quindi scegliendo il formato, la foliazione, la qualità e tutti gli aspetti legati alla promozione.

Il discorso si è spostato sui temi che vengono affrontati negli Scarabocchi. L’artista ha confessato che non si è mai posto domande su cosa parlare o meno. Un suo personaggio dice in una vignetta “noi possiamo scegliere cosa leggere e non cosa scrivere”, a rimarcare la naturalezza con cui nascono le sue storie e l’esigenza – quasi fisiologica – con cui debbano essere fissate su carta.

Crack, anteprima 02

Il non porsi limiti ha fatto sì che ogni storia avesse toni diversi, spesso strani: da lettore, Maicol & Mirco confessa di aver sempre avuto una preferenza per quei racconti strani, che ti lasciano con tanti dubbi, incertezze e ti portano a riflettere sui contenuti, opere che ti assorbono e ti costringono a portare avanti la lettura. Questa follia, questa libertà, la centralità dell’uomo sono i caratteri che lui inserisce nella sua opera.

Anche in quest’occasione, il titolo riprende una delle onomatopee del fumetto; nello specifico, “crack”, che sta a indicare una rottura. Per quanto non fosse voluta come scelta, in realtà in questo volume assistiamo a una rottura negli Scarabocchi, che nel corso degli anni sono cambiati. Queste sono le vignette in cui è iniziato a crescere l’interesse intorno al progetto e, per quanto il tutto venga vissuto ancora come un gioco, il fumettista non poteva non tener presente il pubblico che iniziava a seguire quei personaggi e a sentirne la responsabilità.

Maicol & Mirco ha anche evidenziato l’importanza di Facebook nella sua opera: il social media, infatti, gli ha permesso di comprendere come il pubblico percepisca alcune tematiche. In questo modo, ha potuto continuare a raccontare ciò che voleva ma con un linguaggio testato sulle persone, affinando le tecniche comunicative.

Ritornando alla centralità dei personaggi degli Scarabocchi e a quanto non sempre rappresentino il pensiero del loro autore, Maicol & Mirco non ha mai ripensato a quanto realizzato in maniera critica. In fondo, loro fanno e dicono quello che lui non sarebbe mai in grado di fare o dire, sono liberissimi di fare ciò che vogliono. I suoi personaggi sono slegati dal loro autore, non è lui a parlare e quindi non guarda con disprezzo a quanto realizzato.

Questa la nostra domanda:

 

In precedenza, hai detto che nella tua opera non c’è un tema. Adesso che stai raccogliendo tutte le tue vignette in volume e, di conseguenza, le stai rileggendo, hai rintracciato, invece, una crescita nel tuo segno, nel tuo modo di raccontare? Hai già fatto un primo resoconto del tuo lavoro?

Maicol & Mirco – Più che una crescita c’è stata un’evoluzione. La crescita prevede che ci sia un miglioramento, mentre l’evoluzione è un cambiamento e con gli Scarabocchi c’è stato un cambiamento. Le cose sono sicuramente cambiate e questo l’ho rintracciato. Non posso parlare di miglioramento in quanto spesso mi capita di preferire vignette vecchie o di essere d’accordio con il mio Io passato, rispetto a quello che sono oggi. Un mio amico voleva fare una mostra facendo un disegno e ripassandolo sulla tavoletta luminosa cento, mille volte. Puoi stare certo che quei cento disegni sarebbero stati tutti diversi. Ecco, anche se fai una stessa cosa tutti i giorni, cambia. Figurati io che non mi pongo limiti. Tornando alla crescita, penso che la mia sia stata una crescita orizzontale, dove punto sempre a fare nuove. Da lettore, io odio vedere sempre la stessa cosa, quindi cerco di evitare di ripetermi. Spesso mi capita di cancellare qualche Scarabocchio resistendo alla tentazione di presentare qualcosa che sono sicuro possa piacere visto il riscontro online, i like raccolto.

Quali sono gli autori e i libri che ti hanno influenzato come autore e che ti piace ancora oggi leggere?

Mi piacciano i libri, i fumetti in cui si parla di qualcosa per dire altro: io parlo di nichilismo, di cinismo, mortiferi ma io odio tutto questo. A me interessa quello che c’è dietro questi concetti e quindi uso il suicidio per parlare della vita, uso la morte per parlare della vita, l’incubo per il sogno. In questo, i libri del Marchese de Sade, di Glen Ballard e di Charles Bukowski sono degli esempi calzanti che io amo, di quelli che giunti alla fine di portano a dire “ma che cazzo ho letto”. Posso citarti ancora Gianni Rodari, che in una sua opera ci presenta una squadra che gioca con una divisa bianca a strisce bianche, un concetto incredibile. Ancora, Italo Calvino, Dino Buzzati, autori che sono considerati ormai dei classici, la cui lettura mi lascia sempre così spiazzato. Oppure, prendi Dante che è uscito per fare una passeggiata ed ha dovuto attraversare Inferno, Purgatorio e Paradiso per tornare a casa, incontrando anche Satana.

La scrittura vera è imponderabile, è l’assurdo. Questo è il registro delle mie storie. Alla fine, sono i cattivi quelli che mi piacciono, quelli ai quali ti affezioni e che ti restano impressi nella memoria. In Biancaneve, a tutti piacciono i sette nani mentre del Principe Azzurro non frega niente a nessuno. Il punto di vista di un matto ci aiuta a capire meglio le situazioni.

Ed è quello che fai tu nelle tue storie…

Esatto. Mi fanno vivere cose che non vivrei. È una cosa positiva in quanto spesso si tratta di situazioni che non vorrei vivere, di sperimentare cose nuove.

Grazie.  

 

Crack, anteprima 03