Da un paio di settimane Panini ha portato in edicola e in libreria Il Cercatore, il volume che raccoglie i sei episodi della storia fantasy realizzata da Leo Ortolani, pubblicati precedentemente sulle pagine di Rat-Man Gigante.

 

 

In attesa della nostra videorecensione, che pubblicheremo tra qualche giorno, abbiamo parlato con l’autore; ci ha raccontato le origini della storia, oltre a svelarci qualche anticipazione sull’imminente miniserie western Matana.

 

Ciao Leo e bentornato su BadTaste.it! “Il cercatore” nasce da una storia che avevi realizzato trent’anni fa. Come cambia il tuo approccio al fumetto quando ripeschi idee del passato rispetto a qualcosa che nasce da zero? Rifai tutto (sceneggiatura, disegni, struttura della tavola) come li farebbe il Leo di oggi, oppure, in qualche modo, c’è un dialogo con il Leo dell’epoca e gli “concedi” qualcosa che oggi invece faresti diversamente?

In questi casi, cioè quando decido che una storia del passato era “quasi pubblicabile”, la sottopongo a una revisione che coinvolge sceneggiatura e disegni. A volte rivedo personaggi e nomi dei personaggi (in passato ero troppo naive), ma spesso la struttura narrativa e la regia delle immagini resta la stessa, perché alla fine degli anni ’80 mi vedo già piuttosto capace, da questo punto di vista. Mi mancava ovviamente una maggiore capacità nel disegno, ma per il resto non c’era già male. Del resto, sono gli anni della prima storia di Rat-Man.

Vedere questi “ripescaggi dal passato” distribuiti per il grande pubblico che ti segue oggi, li carica inevitabilmente di un sottotesto metafumettistico, in quanto hanno un’importanza particolare nella tua bibliografia. Penso anche a “Vincent”, inserita all’interno di “Rat-Man Collection 100”. Sono un modo per nobilitare le origini di una carriera, che non è più soltanto una linea rivolta in avanti, ma diventano anche qualcosa di molto più interconnesso. Quando fai operazioni simili, c’è una parte di te che fa con soddisfazione l’occhiolino o batte il cinque al Leo di trent’anni fa?

Sempre! Vedere pubblicate cose che ho creato trent’anni fa, con le giuste revisioni, mi dà una grande soddisfazione. Come se dicessi al Leo di 30 anni fa “Lo vedi, che sei già bravo? Lo vedi, che puoi già essere pubblicato?”. E ancora “Però adesso continua a lavorare per trent’anni, senza riposare, che poi ti pubblico anche queste storie, qui.”

“Il cercatore” è costruito sulla figura di un tuo amico già apparso in altre storie, ma è ormai diventato un personaggio ricorrente, con ruoli sempre di maggior importanza. Lui ha letto queste storie? Come ha trovato le sue controparti cartacee?

Michele (Ferrari) sa benissimo che è diventato un personaggio dei fumetti, ma è un gioco che va avanti da anni. E’ stato pure protagonista di una puntata del cartone animato di Rat-Man. In questo caso, il personaggio del Cercatore era originariamente un personaggio molto simile al maggiordomo della storia, cambiava solo il cappello. Ho pensato che fosse meglio cambiare fisionomia e mi è venuto subito in mente Michele, perché le cose che dice il Cercatore le potrebbe dire lui, tranquillamente; nel 2003 andammo a fare una vacanza a Passo Resia, dove lui aveva trascorso la sua infanzia, ha guidato il nostro trio per sentieri e montagne, esattamente come fa il Cercatore.

Ho trovato affascinante l’ambientazione fantasy de “Il cercatore”, che si regge sulle sue gambe senza parodiare altre opere dello stesso genere, come avevi fatto per esempio ne “Il Signore dei Ratti” o “Il grande Magazzi”. In diversi passaggi mi sono convinto che avrebbe potuto funzionare anche con un taglio più serio. Sappiamo che nel cassetto hai una storia per Dylan Dog e un’idea per un fumetto in stile Ed Brubaker: vedremo mai un Ortolani che rinuncia alle gag? Oppure sei rimasto scottato dall’accoglienza della saga “criminale” di Valker? Sappi che là fuori c’è una fetta di tuoi fan che aspetta da tempo di vederti alle prese con racconti meno leggeri. Non credo sia un caso che tra gli episodi preferiti preferiti dai fan di Rat-Man ci sia “La storia finita”…

Ci penso sempre, alla saga criminale e a quella fetta di pubblico che abbandonò la rivista… Spero che stiano tutti bene, che ogni tanto mi pensino, come io penso a loro! [ride] Ma nel cassetto ci sono già due progetti seri, che tardano a vedere la luce, come se non fosse mai il momento giusto… Come se all’ultimo preferissi fare una storia umoristica. Eppure, per il “mio” Dylan Dog, questo sarebbe proprio il momento giusto. Una storia durissima, alla Garth Ennis. Chissà. Un giorno.

Ci sono alcune tavole e location de “Il cercatore” con un forte impatto visivo. Un po’ mi è dispiaciuto che il volume non fosse a colori. In questi casi, chi decide se la raccolta sarà proposta in bianco e nero o meno? E quali sono i criteri che fanno optare per una versione o per l’altra? 

Le mie storie nascono in bianco e nero perché io lavoro in bianco e nero, ma a volte, se ci sono i tempi, vengono ricolorate. Da Lorenzo “Larry” Ortolani, uno dei migliori coloristi al mondo che, per puro caso, è mio fratello. Solo con la sua incredibile dedizione si riescono a ottenere dei grandi risultati, nelle mie storie colorate, ma tutta questa dedizione ha un prezzo: il tempo. E a volte si preferisce fare uscire una raccolta in bianco e nero, magari riproponendosi di colorarla per una forma definitiva, libraria, più avanti.

In coda al volume lasci intendere di voler riprendere in mano anche “Il Signore delle Zucche”. Ci sono altri fumetti delle tue origini che ti piacerebbe rispolverare? Ricordo la tua descrizione de “I guardiani”, personaggi che avevano fatto un cammeo nella storia di Rat-Man “La Gatta”. Ci sono speranze per loro?

“Il Signore delle Zucche” potrebbe essere divertente, in effetti! I protagonisti sono gli stessi de Il Cercatore, ma senza lo stesso Cercatore. In realtà era una storia precedente a questa, dove si introducevano il castellano e il suo servitore. Rispetto a “I Guardiani” sarebbe una riproposta molto più semplice da realizzare, perché i Guardiani sono nati come una vera e propria serie che per qualche momento si contese con Rat-Man l’onore e l’onere di reggere un’autoproduzione. Vinse Rat-Man e i Guardiani sono rimasti nel cassetto. Per ora.

Qualche giorno fa hai annunciato “Matana”, la tua miniserie western che leggeremo a inizio 2021. Durante una diretta hai rivelato che, anche in questo caso, avevi realizzato un precedente intitolato “Per un pugno di fragole”. Stai realizzando anche “Matana” basandoti su quella storia (in modo simile a quanto hai fatto con “Il Cercatore”) o stavolta prenderai maggiormente le distanze da quel che hai prodotto in passato?

L’idea di una storia western viene senz’altro da quella storia di tanti anni fa…Credo sia del 1981. Una storia abbastanza acerba, sia nei disegni che nella struttura narrativa. Era però una storia che avevo “sonorizzato”: in alcune scene bisognava premere “play” e suonare un’audiocassetta su cui avevo registrato alcuni brani tratti dalle colonne sonore western di Morricone e non solo. Così, mentre leggevi, sentivi brani celebri e trombe da duello. Di quella storia ho tenuto solo il soggetto e il cattivo: un fuorilegge che vive in una bara, chiamato da tutti El Muerto.

Quali saranno le principali influenze di “Matana”? Se uno volesse recuperare i western che permettono di goderselo a pieno, quali titoli consiglieresti? Prof. Ortolani, ci assegni i compiti per prepararci adeguatamente all’uscita del fumetto.

Indubbiamente, Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e C’era una volta il West, ma anche Django e una spruzzata di altri western spaghetti minori, come I quattro dell’Ave Maria, o cose tipo “Arriva Sartana, prendi la pala e scavati la fossa”, cose così. Con dentro delle idee tanto assurde quanto divertenti. Lo spirito è decisamente quello. Spero che si senta la tromba, durante i duelli.