Un paio di settimane fa Tunué ha pubblicato Flamer, la prima graphic novel di Mike Curato, noto negli Stati Uniti per la serie di libri illustrati per bambini Little Elliot. In questo fumetto l’autore racconta una storia ispirata alla sua adolescenza, nella quale il giovane Aideen durante un campo estivo va alla ricerca della sua identità, accettando la sua sessualità e i cambiamenti del suo corpo.

 

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Grazie alla casa editrice abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a un incontro con l’autore riservato alla stampa, durante il quale ha raccontato com’è nato questo progetto. Curato ha trattato apertamente alcuni colpi di scena del fumetto, per cui consigliamo di proseguire solo dopo la lettura del volume.

Flamer, copertina di Mike Curato

Mike Curato – A noi autori viene detto di realizzare il libro che non esiste già e ci piacerebbe vedere nel mondo. Quando ero adolescente non c’erano fumetti simili. È basato sulla mia esperienza anche se è una storia inventata, ho ripensato a quanto ero spaventato quando avevo quattordici anni e di quanto mi avrebbe potuto aiutare un racconto come questo che mi facesse da guida.

Ho iniziato a buttare giù le prime idee nel 2011, ma ero al lavoro su altri libri illustrati per cui mi ci sono potuto concentrare solo qualche anno fa e il volume è uscito negli USA lo scorso settembre.

Aideen è all’80% il me adolescente, ma è più coraggioso di quanto io fossi a quell’età. Ci sono molte esperienze all’interno del fumetto che io ho vissuto, ci sono personaggi che rappresentano o sono una combinazione di persone all’interno della mia vita. Mentre scrivevo Flamer mi ha aiutato pensare ad Aideen come a un personaggio distinto da me, così da poter provare per lui tutta la compassione che si può riservare per qualcun altro e difficilmente si può applicare a sé stessi.

È stato molto complicato scrivere questo fumetto perché ha riportato a galla molti brutti ricordi. Sono dovuto tornare in punti oscuri che mi ero lasciato alle spalle tanti anni fa. Mi ha motivato a intraprendere questo percorso il pensiero che avrebbe potuto aiutare molti lettori, adolescenti simili a come ero io.

Flamer, anteprima 01

Sono un grande fan degli X-Men e Fenice è il mio personaggio preferito, da ragazzino mi riconoscevo in lei, sognavo di avere i suoi poteri. L’ho voluta disegnare all’interno del fumetto, il collegamento con l’elemento del fuoco era immediato. Rappresenta ovviamente una rinascita, il momento in cui riconosci la tua natura innata e fai i conti con la forza che hai nascosta dentro di te. È la manifestazione di tutto ciò che puoi essere.

Nella postfazione condivido con i lettori di aver avuto pensieri suicidi, come Aideen, ho affrontato una scelta: essere qui ora e provare ad andare avanti, oppure no. Quando ho preso quella decisione non mi sono più guardato indietro, mi auguro che anche Aideen abbia poi trovato una comunità di persone in grado di non farlo più sentire da solo.

 

Durante l’incontro abbiamo potuto porre una nostra domanda all’autore:

 

Lavoro come educatore in campeggi estivi in mezzo alla natura (qualcosa di simile agli scout) e mi rendo conto che per i ragazzi di quell’età è molto importante mettersi al confronto con un mondo diverso da quello in cui sono immersi quotidianamente, è come se avessero la possibilità di reinventarsi davanti a un foglio bianco. All’inizio di “Flamer” ci viene detto qualcosa della famiglia e dei compagni di scuola di Aideen… ma poi lui si sposta in un contesto molto differente, con persone diverse da quelle con cui interagisce durante l’anno.

Quanto è importante per la storia di Aideen e per le scelte che compie il fatto di essere lontano da casa, dal suo universo quotidiano? Cosa pensi che sarebbe successo se avesse trascorso quell’estate in città?

Flamer, anteprima 02

Mike Curato – Per me l’ambientazione di “Flamer” è molto importante. Sono cresciuto frequentando campeggi estivi e da adulto ho lavorato come educatore in campeggi estivi per ragazzini gay. C’è qualcosa di magico nell’essere lontani da casa, dà ai partecipanti una libertà che solitamente non hanno, possono sperimentare un’autonomia che in famiglia e a scuola non gli viene concessa. È lo scenario perfetto per permettere a un personaggio di trovare sé stesso, allontanandolo dalla sua bolla e portandolo in un contesto differente.

Penso che tu abbia ragione, le cose per Aideen sarebbero andate diversamente se non si fosse allontanato da casa, soprattutto perché la sua situazione familiare era davvero pesante e non riusciva a legare con i suoi compagni di classe. Chissà, in quel caso credo che gli sarebbe servito molto più tempo per scoprire sé stesso e comprendere di essere nel posto sbagliato.