Come nel cinema, anche nella serialità il percorso di Stefano Lodovichi è caratterizzato dall’eterogeneità. Ospite della videointervista “A casa di Alò” con Francesco Alò, il regista ha parlato dei lavori a cui ha preso parte, fornendo anche un paio di riflessioni sull’attuale panorama italiano.

Il cacciatore

Nel 2018, dirige 6 episodi della prima stagione de Il cacciatore, serie RAI con protagonista Francesco Montanari. Al centro della trama, la storia di Saverio Barone, giovane pubblico ministero che nei primi anni Novanta diventa uno dei protagonisti della lotta alla mafia nel periodo immediatamente successivo alle stragi in cui persero la vita Falcone e Borsellino.

Quando ho ricevuto la chiamata della produzione, ho pensato fosse una buona occasione per cimentarmi per la prima volta nel mondo della serialità. Per me non c’è differenza tra questo e quello del cinema, se non nella durata maggiore delle riprese. Amo i film lunghi, perché l’esperienza dura di più: una serie bella è questo. Partendo da un copione molto ben scritto, volevo creare qualcosa di nuovo, portando la mia versione. Quando scatta l’amore nei confronti di chi scrive qualcosa, il risultato non può che essere bello. La serie mi ha educato a parlare col pubblico: quando realizzo qualcosa cerco sempre di condividerlo. Anche lavorando con copioni non miei, come per la serie Il processo, ho cercato di creare un contatto, lavorando sulle sfumature dei rapporti umani, sull’emotività dei personaggi, che sono le mie corde.

Christian

La seconda incursione nella serialità è Christian, appena conclusa su Sky, per la quale Lodovichi è stato regista di 5 episodi su 6 e “direttore creativo”. Un termine che va stretto al regista:

In Italia facciamo fatica a usare il termine showrunner, seppur ci siano degli esempi, come Matteo Rovere per Romulus. Questo sminuisce un po’ quello che facciamo a livello internazionale. Quando ho girato il Cacciatore, ho creato l’hashtag #serienonfiction, perché è importante chiamarle serie: il termine fiction indica un’altra cosa, è il contrario di “documentario”, e ci limita al nostro mondo italiano. Noi  invece abbiamo realizzato Il cacciatore pensando di farlo vedere in tutto il mondo.

Christian ha come protagonista il personaggio omonimo interpretato da Edoardo Pesce, che, in un quartiere desolato della periferia romana, si guadagna da vivere lavorando per un boss locale, Lino. Un giorno, gli iniziano a far male le mani e a sanguinare: sono delle stimmate. Tra le location della storia, è riconoscibile il quartiere Corviale, detto Serpentone, in cui c’è un riferimento alla Vele di Scampia di Napoli, rese celebre da Gomorra.Volevo cercare un luogo che potesse diventare altrettanto iconico, per sintetizzare il nostro mondo in un’immagine“.

La serie trae inoltre il suo punto di forza dall’apporto dei tanti attori: “La sceneggiatura puntava a creare una grande coralità, resa con maestria da tutti gli sceneggiatori“. Tra i personaggi, Lodovichi si sofferma su Lino, interpretato da Giordano De Plano, che “va sempre il giro come un mazzo di chiavi, come San Pietro. Questo richiama il simbolismo religioso e inoltre suggerisce che è un boss diverso, che vuole qualcos’altro“.

Lodovichi conferma infine la seconda stagione: “La stiamo scrivendo: sarà la naturale continuazione della prima. Gireremo in primavera, se tutto va bene, e andremo in onda presumibilmente il prossimo anno“.

Potete vedere l’intervista completa a questo link.

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