È uscito in Italia il progetto curato dall’attrice e produttrice premio Oscar® Octavia Spencer HIGHWAY 20: IL MISTERO DELLE DONNE SCOMPARSE, disponibile in anteprima streaming sulla piattaforma Discovery+ a partire da venerdi 24 novembre (dal 25 novembre la prima puntata della serie è stata trasmessa anche su Nove).

Direttamente dal canale americano leader del true crime Investigation Discovery, questo progetto inaugura una collaborazione con il gruppo Warner Bros. Discovery e vede l’attrice di The Help vestire i panni di produttrice della serie e di voce narrante della versione originale.

Un’odissea di cronaca nera che inizia con la scomparsa della tredicenne Rachanda Pickle, nel 1990 e che negli anni ha visto coinvolta anche l’FBI. Una vicenda che ha tenuto per decenni con il fiato sospeso gli abitanti dell’Oregon e che la Spencer ha deciso di raccontare per portare alla luce queste storie poco note e che meritano attenzione, soprattutto dopo aver scoperto che il colpevole “sarebbe potuto essere catturato decenni prima, se qualcuno avesse ascoltato le donne che avevano sospettato di lui”.

I detective responsabili delle indagini scoprono una lunga scia di donne scomparse e uccise lungo lo stesso desolato tratto autostradale: la Highway 20 che attraversa il selvaggio e verdissimo Oregon. Qui, per decenni, un assassino ha agito indisturbato e si è nascosto in piena luce. HIGHWAY 20: IL MISTERO DELLE DONNE SCOMPARSE è un documentario avvincente che vede protagonista anche una intraprendente giornalista locale, Noelle Crombie dell’Oregonian.

Feds è invece composta da sei puntate e offrirà agli spettatori un accesso esclusivo a storia di crimine che hanno segnato gli Stati Uniti, come l’infiltrazione della gang MS-13 a Boston e la distruzione di un impero della droga in Florida. Ogni storia è raccontata da agenti, vittime e informatori che l’hanno vissuta in prima persona. Per vederla in Italia bisognerà però aspettare il 2024.

Abbiamo incontrato Octavia Spencer a Los Angeles, presso gli NYA Studios di Hollywood, dove l’attrice ci ha parlato della sua ossessione per i true crime e di cosa significa vestire i panni di produttrice esecutiva.

Octavia, ha sempre dichiarato di essere ossessionato dai gialli, dei misteri e dalle serie true cime. Come e quando è nata questa passione?

Da bambina. Quando ero piccola, dato che sono dislessica, la mia insegnante a scuola mi diede dei libri mistery per tenermi impegnata con la narrativa. Da lì c’è stata una progressione naturale verso la lettura di thriller, fino a quando a 11 anni ho visto questo piccolo libro giallo con una scritta rossa, intitolato “Helter Skelter: Storia del caso Charles Manson”. Ho pensato: “Beh, sembra un libro interessante”.

Che effetto le ha fatto quel libro?

Quelle pagine hanno segnato la mia giovane mente impressionabile! Credo però che mi abbiano dato anche un senso di giustizia morale perché a quell’età la maggior parte dei ragazzini non sa che al mondo esiste quel tipo di depravazione. Mi ha attirato, credo, il fatto di pensare che stavo risolvendo un crimine, volevo smascherarlo. Non volevo limitarmi a consumare il contenuto. Volevo partecipare alla narrazione di queste storie. Quindi per me è stata un percorso naturale arrivare a produrre questo tipo di contenuti, perché io vivo letteralmente su canali televisivi dedicati al crimine come ID, al punto che divento un po’ nervosa quando vado in un hotel, se filmo fuori città, e non c’è quel canale.

Passare da appassionata di true crime a produttrice ha comportato un approccio molto più approfondito verso la materia. Cosa ha scoperto, mentre produceva la serie, che l’ha stupita e che non si aspettava?

Che ci sono tanti casi di stupro che non sono stati indagati, perché per qualche motivo lo stupro non viene preso sul serio. Mi lascia senza parole il fatto che le donne o chiunque venga aggredito sia abbastanza coraggioso da denunciare e successivamente rimanga traumatizzato perché all’aggressore viene permesso di continuare a fare quello che fa. Il fatto che una donna non venga ascoltata e le sue grida di aiuto cadano nel vuoto, è un problema sociale. Questo è anche uno dei motivi per cui ho voluto fare questa serie perché non avevo mai sentito parlare di questa storia.

Da quali premesse invece nasce l’idea di produrre una docuserie come FEDS?

Con i nostri partner di October Film abbiamo deciso che avremmo dovuto avere un equilibrio e ci siamo chiesti: Chi sono le persone che vendicano le vittime e aiutano a restituire loro una voce? Nel corso degli anni ho notato che un tempo avevamo una certa venerazione per l’FBI e per qualche motivo questa cosa è scemata in modo strano. Volevamo raccontare queste storie per ricordare alle persone che quando l’FBI combina qualche guaio ne sentiamo parlare, perché conosciamo quei casi, ma ci sono così tanti casi che risolvono o che impediscono che se ne verifichino altri e di questo non se ne parla.

Ci può fare un esempio?

Uno dei miei episodi preferiti si chiama Garden City. Parla di terrorismo in una piccola città dove c’era un eroe locale che era sotto copertura. Non voglio dire troppo, ma quello che gli agenti federali hanno impedito sarebbe stato della portata di Oklahoma City. (Attentato avvenuto a Oklahoma City il 19 aprile 1995, in cui un’enorme bomba artigianale nascosta in un camion a noleggio esplose, danneggiando pesantemente l’Alfred P. Murrah Federal Building. In totale furono uccise 168 persone, tra cui 19 bambini, e più di 500 rimasero ferite, ndr)

Che particolarità ha FEDS rispetto ad altre docu-serie sulla polizia e sugli agenti federali?

Il mio obiettivo era mostrare la vita reale di questi agenti che sono al lavoro ogni singolo giorno. In particolare, per FEDS abbiamo avuto accesso ad agenti che sono tutti in servizio, mentre in genere vengono intervistati solo agenti dell’FBI che sono in pensione. È stato affascinante capire come siano stati ossessionati a risolvere questi casi fino in fondo. Adoro i supereroi Marvel, perché sono un nerd in tutto e per tutto, ma c’è qualcosa di confortante nel sapere che ci sono agenti dell’FBI che lavorano per proteggerci. FEDS è un modo per sottolineare ciò che fanno per noi ogni singolo giorno. Volevo assicurarmi che ci fosse un equilibrio, perché sono loro a parlare per le vittime.

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