In ogni primo episodio delle tre stagioni di Servant, M. Night Shyamalan imposta uno stile di regia diverso, come se tra un anno e l’altro ci fosse un’evoluzione nel linguaggio visivo. Le vicende dei membri della famiglia Turner, distrutti dalla morte prematura del loro neonato e in terapia per affrontare la perdita tramite bambole reborn, era un fatto di carne. I primi 10 episodi abbondavano di primi piani sul cibo preparato, scricchiolante, masticato, impiantato con eleganza o gettato con sprezzo. Così, nel progressivo svelarsi del mistero, c’è sempre stata una presenza tattile di sofferenza. Il dolore mentale della madre che piange il figlio era rappresentato con un lacerarsi (metaforico) di carni non sue.
Con l’arrivo dei membri del culto a cui è appartenuta Leanne la seconda stagione è diventata un affare di streghe. Perde la presenza immateriale che ha contribuito all’atmosfera rarefatta dell’inizio, si concentra sulla prigionia. L’obiettivo è co...
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