Non fosse per il fatto che già conosciamo il proseguimento della storia, basterebbe il primo blocco da quaranta minuti a inchiodarci al bisogno di conoscere il seguito. Sono poche le serie di venti anni fa per le quali si può dire la stessa cosa. Questo perché Joss Whedon, già autore dell’omonimo film del 1992 da cui Buffy prende spunto, sa conciliare bene l’idea di una narrazione leggera, classica, avvincente, condita con personaggi riconoscibili e inquadrabili al primo sguardo, ma comunque piacevoli. La scooby gang, qui presentata in tutti i suoi componenti storici, non è solo una fotocopia sbiadita di stereotipi da liceo americano. E non è solo rappresentata da Buffy, che comunque è la protagonista dell’episodio, già divisa tra il suo obbligo di Cacciatrice e i suoi desideri da teenager.
C’è Xander (Nicholas Brendon), il goffo ragazzone che in questi primi episodi si fa coinvolgere soprattutto a causa della cotta esagerata per Buffy – obiettivamente, è difficile non innamorarsi di Sarah Michelle Gellar in questa serie – ma che rimarrà sempre affiancato al gruppo. C’è Willow, e quindi c’è una Alyson Hannigan adorabile. La sua metamorfosi nel corso delle stagioni è forse il percorso più interessante. C’è Cordelia (Charisma Carpenter), e quindi il personaggio odioso e snob che però riserva moltissime sorprese, basti pensare che la rivedremo come presenza fissa nello spin-off Angel. C’è l’Osservatore Giles, il punto di riferimento e addestratore del gruppo, spesso anche lui vittima di debolezze.
Questo il gruppo principale, ma il pilot di Buffy presenta anche un contesto preciso, inquadrato, semplice. Sunnydale è la Bocca dell’Inferno, un luogo che canalizza presenze malvagie e orrori di ogni tipo, primi fra tutti i vampiri che Buffy, in quanto Cacciatrice, è chiamata a combattere e distruggere. Non c’è quasi mai molto altro, ma quel che rimane è estremamente focalizzato sui contenuti e sul tono della storia. Che, nonostante le storie d’amore tormentate, non scade mai nel banale teen drama con venature sovrannaturali, ma riesce a non prendersi mai troppo sul serio.
Il resto lo fa il classico e riuscitissimo trattamento Whedon, sempre perfetto nel consolidare gruppi di emarginati, siano essi i ragazzi un po’ sfigati di un liceo, i contrabbandieri di una nave spaziale, i supereroi che devono fare fronte comune contro una minaccia galattica.
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