Il 2022 ci ha regalato una pletora di serie crime di altissima qualità, tanto che il compito di selezionare le migliori, in un panorama di offerte come quello attuale, in cui il numero delle produzioni televisive è salito a dismisura, è diventato un arduo, se non impossibile, compito.

La lista sottostante non intende quindi necessariamente incoronare il miglior prodotto televisivo crime o true crime dell’anno, quanto piuttosto essere una guida per esplorare le serie TV che proprio non potete perdervi e che, nel caso non aveste visto, vi suggeriamo comunque di recuperare senza indugio.

The Dropout

The Dropout, la serie con protagonista Amanda Seyfried nei panni di Elizabeth Holmes fondatrice, assieme al compagno Sunny Balwani (Naveen Andrews) della Theranos, che racconta una storia vera, è una serie così attuale che solo dopo mesi dalla sua messa in onda è stato rivelato il destino dei suoi protagonisti, coinvolti in un processo che ha condotto ad una condanna rispettivamente a 12 ed 11 anni di carcere per Balwani e la Holmes. La serie, basata su un podcast di grande successo, è una feroce critica alla cultura americana del “tutto è possibile se si vuole” ed alla facilità con cui i molti investitori della Theranos si siano innamorati dell’immagine di questa giovane ed intraprendente imprenditrice, tanto da renderli ciechi di fronte ai crimini che venivano commessi proprio sotto ai loro occhi.
La cosa davvero triste è che […] i protagonisti di questa storia hanno trasformato un’idea che avrebbe potuto cambiare il mondo in un fallimento da 900 milioni di dollari ed un enorme passo indietro per il ruolo delle donne nel mondo della scienza e dell’hi-tech“.

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The Bad Guy

The Bad Guy, diretto da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, con protagonisti Luigi Lo Cascio e Claudia Pandolfi, è una delle sorprese più gradite di questo 2022. Un crime show italiano che sfida la concorrenza straniera e ne esce a testa alta, soprattutto grazie ad una fotografia difficile da dimenticare, che inquadra alcune scene come quadri da godersi in un museo ed una regia briosa, piena di ritmo e sorprendentemente pop. Qualcosa che non ci si aspetterebbe da un prodotto nostrano che, pur raccontando un tema in un certo senso abusato, quello cioè del crimine organizzato, riesce a farlo con uno sguardo innovativo, sapendo bilanciare con equilibrio la serietà dell’argomento con la necessità di creare un prodotto divertente e soprattutto al passo con i tempi. In un’Italia in parte distopica (che spasso quel ponte crollato sullo stretto di Messina!) e dominata dalla corruzione “l’unico modo per fare realmente qualcosa di utile diventa, per tutti i personaggi, ricorrere a metodi poco ortodossi, a vie non strettamente legali per difendere la legalità. Piuttosto che con quelli che si dichiarano onesti e probi, ma poi lo sono solo all’apparenza, ci è più facile empatizzare con i bad guys, villain loro malgrado, costretti dalle circostanze. 

Dopesick

Dopesick, con protagonista Michael Keaton e basato sul bestseller di Beth MacyDopesick: Dealers, Doctors, and the Drug Company That Addicted America, pubblicato nel 2018, è forse uno dei true crime show più frustranti di questa lista, non certo per come narra una vicenda delicata come quella della crisi degli oppioidi che ha colpito gli Stati Uniti, in buona parte anche a causa della famiglia Sackler, ma soprattutto per come i veri responsabili di una tale strage non siano mai stati davvero puniti nonostante i molti tentativi. Lo show sicuramente, come molti di quelli cha abbiamo citato in questo articolo, non è tra i più leggeri e non vi farà andare a riposare tranquilli la notte, ma è un’onesta rappresentazione della realtà, un caso in cui, nonostante le evidenti colpe, a differenza di ciò che è accaduto per Elizabeth Holmes in The Dropout, a vincere sono indiscutibilmente i cattivi. E fa male.

The Patient

The Patient, lo show di Hulu arrivato in Italia grazie a Disney+, con protagonisti Steve Carell nel ruolo del dottor Alan Strauss e Domhnall Gleeson in quello del suo paziente Sam Fortner, un serial killer che lo rapisce con la convinzione che la terapia possa aiutarlo a smettere di uccidere, è una delle serie più interessanti di quest’anno, non solo dal punto di vista strutturale, è infatti un dramma i cui episodi serratissimi hanno una durata da sit-com, ma anche e soprattutto per la partita mortale giocata dai sue protagonisti, un uomo che deve salvarsi la vita cercando di curare un serial killer ed un assassino che tenta, senza troppa convinzione, di combattere i propri demoni.

Only murders in the building 2

Sebbene la dichiarazione possa apparire cinica, gli autori di Only murders in the Building – anche con questa seconda stagione – sono riusciti a dimostrare come vi sia spazio per l’ironia ed il divertimento persino in una serie televisiva che cerca di risolvere il mistero di un omicidio grazie all’opera di un trio particolare di coinquilini, trasformatosi in investigatori, nonché riconosciuti ed apprezzati podcaster. Nella 2^ stagione della serie con protagonisti Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez lo scontro generazionale continua ad essere un punto centrale ed a fornire grandi opportunità di risate, ma lo show, nonostante parli di un crimine, è soprattutto “un escamotage per mettere al centro della narrazione i protagonisti, tre personaggi fondamentalmente soli, che trovano l’uno nell’altro il sostegno e l’affetto di cui non si rendevano nemmeno conto di avere bisogno“.

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Black Bird

In Black Bird Taron Egerton, che interpreta Jimmy Keene, ha probabilmente firmato per uno dei ruoli migliori della sua carriera come protagonista di questo intenso show in cui un giovane spostato, che non ha combinato molto nella vita, viene indotto con la coercizione ed al fine di ottenere la libertà, a fare amicizia, in carcere, con il serial killer Larry Hall (Paul Walter Hauser) con lo scopo di estorcergli una confessione, nonché l’ubicazione delle tante vittime che ha confessato di aver ucciso. Non molte serie sono riuscite, con altrettanta maestria, a costruire un’atmosfera così soffocante, in cui la pressione emotiva è sempre in costante ascesa. Black Bird è una riuscitissima disamina di personaggi complessi in cerca di redenzione, che giocano una rischiosa partita a scacchi che potrebbe costare loro la libertà, se non la vita ed è probabilmente uno dei crime show più magnetici di questo 2022.

Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer

Parlare di serial killer, soprattutto di persone come Jeffrey Dahmer, interpretato magistralmente da Evan Peters in Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer è e sarà sempre un affare delicato, per il rischio intrinseco di dare a queste persone un palcoscenico che certamente non meritano e per quello altrettanto evidente di ferire le famiglie delle vittime, che difficilmente hanno il lusso di dimenticare cosa è accaduto ai propri cari. Le serie TV, tuttavia, sono questo, nel bene e nel male hanno il compito di raccontare una vicenda e solo per il fatto che scelgano di farlo, non significa che intendano glorificare in alcun modo azioni tanto feroci come quelle commesse dal protagonista di questo show. Riuscire a comprendere il perché di crimini tanto atroci fa parte della natura inquisitiva dell’uomo, che necessita di capire per per spiegarsi certi fatti e non sicuramente per giustificarli. Ed è a questo che si deve il successo dello show voluto da Ryan Murphy, ma anche a tutte le polemiche che, inevitabilmente, ha scatenato.

The White Lotus 2

The White Lotus 2

Un non true crime show per parlare ancora di morte, privilegi e cospirazioni. La 2^ stagione di The White Lotus, ambientata nel nostro Bel Paese, in un lussuoso resort siciliano, continua a non deludere e ad essere uno dei prodotti crime più interessanti dell’anno. Merito dello show, oltre a non mostrare, per una volta, una sorta di Italia macchiettistica, è anche quello di introdurre nuovi personaggi del luogo, la cui interazione con i ricchi ospiti dell’hotel, regala alla narrazione maggior spessore, soprattutto quando si tratta di ironizzare sulla privilegiata vita dei ricchi protagonisti della serie. L’omicidio, nonostante la vittima di rilievo di quest’anno, si trasforma nuovamente in un espediente narrativo per parlare di ciò che davvero preme agli autori e raccontare pregi e difetti di personaggi tanto diversi tra loro.

Wanna

Wanna, il documentario di Netflix che racconta la storia di Wanna Marchi e della figlia Stefania Nobile è stato vittima di un curioso fenomeno. Bel lungi dall’essere il primo prodotto true crime che racconti fatti criminali e la vicenda giudiziaria che ne è scaturita, i cui veri protagonisti sono coinvolti nella produzione al fine di raccontare il loro punto di vista su fatti che li riguardano personalmente, questo prodotto è stato ferocemente criticato per aver dato alle protagoniste (un po’ come nel caso di Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer che, tuttavia, va specificato, ha molti elementi di finzione) un palcoscenico che non meritavano di calcare. Il “curioso fenomeno” riguarda soprattutto la diversa reazione che prodotti simili normalmente scatenano quando viene raccontata una storia avvenuta magari in altri paesi e come, per il solo fatto che la Marchi e la figlia abbiano operato in Italia, questo levi automaticamente il diritto degli autori a presentare al mondo i fatti sotto forma di documentario. Se c’è una cosa che questo prodotto non fa è tuttavia proprio assolvere le protagoniste. Al contrario “Wanna Marchi e Stefania Nobile, sono delle villain perfette perché accettano la sfida del documentario con la medesima incoscienza e arroganza con cui, si capisce, hanno affrontato tutto in vita. E questo vince la partita.

THE GIRL FROM PLAINVILLE

The Girl from Plainville

The Girl from Plainville è un altro true crime show di cui si è molto parlato, con protagonisti Elle Fanning nei panni di Michelle Carter e Colton Ryan in quelli del suo fidanzato Coco, che racconta con precisione e realismo l’inquietante mondo degli adolescenti, spesso soli, fragili ed indifesi di fronte alla vita, che temono come la più complessa delle sfide. La serie racconta la storia d’amore di due ragazzi, nonché la vicenda giudiziaria che coinvolgerà Michelle dopo che quest’ultima verrà accusata (e poi condannata) per aver istigato al suicidio Coco, il tutto nel difficile tentativo di non condannare a scatola chiusa, ma cercare piuttosto di comprendere una storia terribile ed apparentemente inumana.
Empatizzare e comprendere, nonostante la facilità con cui oggi la cancel culture tenda ad allontanare tutto ciò che non risponda pedissequamente ai propri principi morali, qualsiasi essi siano, sono due azioni profondamente diverse e comprendere è necessario per evitare di non ricadere negli stessi errori. In questo senso bisogna dare atto a The Girl from Plainville di aver tentato di dare spazio anche alla possibilità che Michelle possa essere altro, oltre ad un’assassina a sangue freddo, senza comunque sollevarla dalle sue colpe“.

In nome del cielo

In In nome del cielo, titolo originale Under the Banner of Heaven, Andrew Garfield è il protagonista di una travolgente storia del crimine basata sull’omonimo libro di Jon Krakauer, nel ruolo di un detective della polizia la cui fede viene messa alla prova quando indaga sull’omicidio di una donna mormone e della sua bambina. La serie, che non è solo il racconto di un’indagine in un ambiente complesso, che tende per sua natura alla discrezione, se non all’omertà, è soprattutto il difficile cammino di federe di un uomo profondamente credente, le cui convinzioni vengono messe a dura prova di fronte alla brutalità dell’uomo. “E la domanda a cui il protagonista e la serie stessa cercano una risposta è non è quindi tanto chi abbia commesso il terribile delitto, considerato come la storia porterà immediatamente a concentrarsi su alcuni membri della famiglia Lafferty, ma perché alcuni di essi sii convertano e diventino dei fondamentalisti religiosi disposti ad uccidere pur di far prevalere le proprie idee, volte a sfidare l’autorità umana e divina e sottomettere le donne, nel tentativo di far prevalere un immaginario diritto divino ad essere considerati, in quanto uomini, esseri superiori“.

The Staircase – Una morte sospetta

Con The Staircase, la serie con protagonista Colin Firth nei panni del famigerato Michael Peterson, già protagonista di un famoso documentario di Jean-Xavier de Lestrade, che ne raccontava la vicenda giudiziaria dopo essere stato accusato del violento omicidio della moglie Kathleen (Toni Collette), rende evidente come protagonisti di questo 2022 non siano solo le serie crime, quanto piuttosto quelle true-crime, basate cioè su storie vere, anche già conosciute ed ampiamente raccontate proprio come nel caso di questo show. La serie di HBO Max, arrivata in Italia su Sky, distaccandosi dallo stile documentarista, permette agli autori di prendersi qualche licenza narrativa e raccontare così in maniera più dettagliata, ed in parte ovviamente fantasiosa, la vicenda umana dei protagonisti e non solo il caso giudiziario, ma soprattutto appare essere “una disamina del sistema giudiziario americano ed una critica su come tenda a fare di un processo una sorta di palcoscenico per l’attore più credibile“.