Toshio Suzuki, attuale general manager dello Studio Ghibli, è comparso domenica su un programma in onda sulla televisione giapponese. Il programma ha seguito Suzuki per 180 giorni, durante i quali ha fatto numerosi commenti sul futuro dello studio, spiegando che la compagnia sta “attraversando grandi cambiamenti”, compresa l’interruzione delle attività dello studio di animazione. Si parla di una ristrutturazione, la compagnia continuerà comunque a gestire lo sfruttamento delle sue proprietà intellettuali e il Museo Ghibli.

In sostanza, lo staff assunto a tempo pieno per i lungometraggi verrebbe licenziato, mentre un piccolo staff rimarrà operativo per “i progetti che nascono dalla mente di Hayao Miyazaki” (il quale ha annunciato il ritiro come regista di lungometraggi alcuni mesi fa). Rimarrà aperto anche il reparto Momonoma, nel quale Yoshiyuki Momose lavora a pubblicità e video musicali assieme a uno staff di freelance.

I rumour su una chiusura dello studio circolavano ormai da alcuni anni, e qualche tempo fa il sito giapponese News Cafè aveva fatto trapelare la notizia che ormai la chiusura della produzione era imminente: Suzuki ha deciso di ufficializzare lo stato di crisi.

Era noto che, nonostante il grande successo dei propri film, la compagnia aveva una certa difficoltà a ottenere profitto dagli ultimi titoli: The Tale of Princess Kaguya, uscito nel 2013, ha incassato 5.1 miliardi di yen ma è considerato un flop a causa degli enormi costi di produzione. Tra i motivi delle difficoltà, comunque, Suzuki ha anche citato il ritiro di Hayao Miyazaki:

Studio Ghibli non può pagare il suo staff se non ci sono più film di Hayao Miyazaki e Isao Takahata (costosi ma che portavano profitti) in lavorazione.

When Marnie Was There, uscito il 19 luglio in Giappone, non ha debuttato come sperato e potrebbe essere l’ultimo film distribuito dalla compagnia.

Prima dell’uscita di Porco Rosso, lo Studio Ghibli operava con uno staff di freelance: l’idea di Suzuki è che, se vi fossero progetti potenzialmente interessanti, la compagnia potrebbe contattarne di nuovi. Nel frattempo si concentrerà sulle licenze e sul Museo Ghibli. Al contrario di molti studi di animazione giapponesi che licenziano buona parte dello staff di animatori alla fine di ogni produzione, lo Studio Ghibli impiegava molti animatori a tempo pieno, spendendo una cifra stimata intorno ai 20 milioni di dollari all’anno.

Insomma, non si parla di chiusura definitiva, ma di un arresto della produzione almeno “in via temporanea” in vista di una totale ristrutturazione dello studio che potrebbe terminare con la “ricostruzione” e la creazione di un nuovo ambiente per la prossima generazione. Va sottolineato che Ghibli, negli anni scorsi, si era rifiutato di appaltare all’estero la realizzazione delle proprie pellicole per abbattere i costi. Così ha commentato Suzuki a riguardo:

Per quanto riguarda il futuro dello Studio Ghibli, non è possibile continuare a produrre film per sempre. Comunque, ci prenderemo una pausa per decidere la direzione da prendere.

 

suzuki

 

NOTA: Rispetto alle prime notizie risalenti a domenica sera e basate sulle prime traduzioni dal giapponese, l’attuale notizia parla di una ristrutturazione e di una temporanea sospensione della produzione. In sostanza Ghibli non produrrà più film, entra in crisi e decide il da farsi. Le dichiarazioni di Suzuki possono essere interpretate in molti modi, il fatto che i giornali e i telegiornali giapponesi non stiano parlando di una chiusura permette una interpretazione più chiara della cosa. Abbiamo modificato l’articolo in base a ciò, maggiori informazioni sono disponibili nelle fonti in calce.

Fonte: oh-totoro / catsuka / animenewsnetwork / Kotaku / THR