Quel che ti aspetti da un film diretto da un attore è che ogni soluzione di scena, ogni svolta, ogni elemento carico di senso sia veicolato attraverso la recitazione, che insomma la componente più “evidente” della messa in scena sia caricata di responsabilità in maniera sproporzionata. Invece non è questo il caso dell’esordio di Joseph Gordon-Levitt alla regia. In Don Jon’s Addiction, il grosso del lavoro infatti lo fa il montaggio (inventivo, rapido, originale e capace di creare inedite soluzioni umoristiche), seguito da una scenografia minuziosa e solo poi dalla recitazione.

Il regista si ritaglia un ruolo da protagonista complesso, inusuale e molto preciso com’è ragionevole aspettarsi, si tratta però anche di una figura poco convenzionale e poco cantata dal cinema. Jon, il Don del titolo (quello con la dipendenza) è un coattone italoamericano, un bulletto tutto palestra, auto, chiesa, casa pulita, ritualità fisse, rimorchi in discoteca e soprattutto por...