Prima da solo con The Bourne Identity, poi in coppia con Paul Greengrass (per i secondi due film) Tony Gilroy ha contribuito a cambiare tutto, trasformando un personaggio letterario in un personaggio filmico diverso dal solito, rifiutando diversi clichè del cinema, inventandone di nuovi e andando a cercare quale sia, nella modernità, lo spazio in cui si inserisce una figura fuori dal tempo come quella della spia.
Contemporaneamente Greengrass prendeva questo materiale per dargli una nuova forma, tutta montaggio rapido e macchina a mano, così da ottemperare da una parte alle regole del cinema d'azione e dall'altra a quelle (recenti) del cinema di guerra.
Il risultato sono tre film in crescendo in cui guerra e spionaggio non sono poi tanto diversi, in cui l'agente segreto smette di essere un uomo di mondo (colui la cui personalità sa imporsi in qualsiasi contesto) e diventa un cosmopolita senza identità.
Finito il ciclo ufficiale di Jason B...
Coerente, filologicamente corretto eppure determinato ad andare in una nuova direzione. Se c'è un modo per fare film di Jason Bourne senza Jason Bourne è questo...
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