Scegliendo di adattare un libro straniero, Paolo Virzì assieme al solito Francesco Bruni e Francesco Piccolo, hanno scelto subito di andare a battere un percorso diverso dal solito, di lavorare cioè su strutture, personaggi e dinamiche che non sono quelle a loro più congeniali, per maneggiarle a modo proprio. Il risultato è questo, una storia che ha delle venature di giallo (nella prima scena c'è un incidente ma non è chiaro fino alla fine chi sia il colpevole) enfatizzate da una costruzione del racconto non lineare.

In Il capitale umano vediamo sempre i medesimi eventi (che si svolgono in circa 6 mesi) prima dal punto di vista di un personaggio, poi da quello di un altro, poi un altro ancora e solo infine con la consueta prospettiva più oggettiva del cinema.

 E' una storia d'arroganza imprenditoriale, aspirazioni piccolo borghesi e rovina generica in cui molti personaggi, vengono piegati fino a sembrare quelli del repertori...