Scoperto dall'Italia un paio d'anni fa con La donna che canta, Denis Villeneuve è il secondo franco-canadese dopo Xavier Dolan a cercare di cambiare la percezione che abbiamo dei generi e Prisoners, in quanto suo primo film americano, è un passo in avanti mostruoso in questa direzione. Un kidnapping-movie tutto ricerca affannata, mondo grigio-piovoso e sfiducia nelle istituzioni che sembra instradato sui percorsi più tipici ma lentamente si rivela come uno studio umano su un padre alla ricerca della figlia rapita e un poliziotto martoriato dal senso di colpa e di responsabilità.

La dote principale di questo regista, quella di ampliare gli spazi, di far sembrare che tutto si svolga in luoghi immensi anche quando è in una casa o un paesino, diventa per la prima volta funzionale allo smarrimento di una ricerca folle.

Una sceneggiatura propostagli dalla Warner, una sincera ignoranza del cinema thriller e la volontà di farci qualcosa di div...