Poche persone sanno muoversi nel mondo del blockbuster americano come Alfonso Cuaròn, autore di film personali in patria (Y tu mama tambien) e poi in America regista sia di film su commissione (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban) che di opere audaci (I figli degli uomini), sempre in grado di dare agli studios quello che vogliono senza cedere un passo su quel che interessa a lui. Gravity è l'ennesimo esempio di questa dottrina e una delle punte più alte del suo cinema.

Nello spazio non si sente niente, nè c'è vita. Lo ricorda il regista con un cartello prima che inizi il film che, come è facile capire dal trailer, ruota intorno a due astronauti soli, alla deriva, nello spazio, è un surviving movie, un film sull'epica individuale che, come spesso capita nei film con due soli attori, usa due personaggi per parlare della razza umana. Agli studios Cuaròn dà la più classica delle storie di riscat...