Quelle firmate Castellitto/Mazzantini sono produzioni molto banali, ripiegate su una visione di mondo parzialissima ed estremamente scontata, afflitte da una volontà indefessa di poesia, lirismo e trasfigurazione del reale in romantico che è tanto fastidiosa quanto tangibile, ma questo non gli impedisce, in certi momenti, di trovare un senso e anche centrare degli obiettivi. Era il caso di Non ti muovere, che sapeva districarsi tra i propri difetti per arrivare alla meta, cosa che invece non capita con Venuto al mondo, che nei propri difetti ci sguazza.

Lungo, largo, noioso, scontato e in certi momenti quasi naive, nella maniera in cui pretende di rendere gli iperbolici tormenti interiori dei propri personaggi. Dietro metafora e sotto le mentite spoglie di una storia inventata in un tempo mutato c'è ancora una volta la storia degli autori, ovvero quella di un artista (o gruppo di) e di una famiglia borghese a contatto con realtà autentiche, dure e prob...