Dopo la voce di Cannes e la risposta di Netflix è arrivata anche la parola di Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia, sulla questione se un festival internazionale debba o meno includere prodotti che non sono destinati alla sala.

Dopo infatti che gli esercenti francesi hanno protestato per l’inclusione nella selezione ufficiale del festival di Cannes di Okja e The Meyerowitz Stories, entrambi distribuiti da Netflix quindi non in sala, la direzione ha diramato un comunicato stampa in cui annunciava che non ci sarebbero state variazioni al programma di quest’anno (come capitò qualche anno fa con Carlos di Assayas, spostato fuori concorso perché miniserie TV) ma che dal 2018 saranno accettati in selezione solo i film che hanno come obiettivo una distribuzione in sala.

Pronta la risposta di Netflix che ne ha fatta una questione di “noi contro loro” sostenendo che quei due film sono quelli che “non vogliono farvi vedere in selezione a Cannes”.

In realtà non ci sarebbe stato bisogno di un pronunciamento da parte di Barbera, infatti già nel 2015 a Venezia ha avuto la sua premiere il film di Netflix Beasts of No Nation e le serie tv sono da tempo un ospite gradito e ricercato.
Lo stesso, chiamato da Variety, il direttore ha subito precisato di aver empatizzato molto con Thierry Fremaux (direttore di Cannes che si è adeguato alla decisione del Board of directors), commentando come prima cosa che “non deve essere stata una decisione facile”.

Entrando più nello specifico poi Barbera ha aggiunto:

Il mercato sta cambiando molto rapidamente, anche troppo, senza che ci sia il tempo di fissare delle regole. Questo senza contare che ci sono diversi interessi e obiettivi in ballo: quelli degli esercenti, dei distributori, di chi i film li vende, dei produttori e dei filmmaker. Tuttavia il ruolo di un festival è un altro ancora, separato da questi. Dovrebbe essere una piattaforma per il cinema di qualità, selezionandolo, facendolo emergere e supportandolo, senza badare alla maniera in cui viene visto.

Barbera non ha poi mancato di aggiungere una nota più personale:

Per me il cinema rimane un’esperienza legata alla sala cinematografica, ma non possiamo far finta di non sapere che, con l’arrivo di nuove piattaforme, non si torna più indietro e i festival non dovrebbero essere obbligati a prendere una posizione netta con o contro qualcosa.

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